Dopo che il Pd ha occupato tutte le postazioni che spettano alla minoranza nell'Ufficio di presidenza, il Polo civico rivendica la Commissione di vigilanza: «Non chiediamo poltrone ma il rispetto del regolamento e della prassi»
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Antonio Lo Schiavo, notaio, con un lungo cursus nella sinistra vibonese, anche da candidato sindaco nel 2015 e da candidato regionale con Pippo Callipo nel 2020, oggi è il consigliere regionale che insieme a Ferdinando Laghi costituisce il duo di eletti per la coalizione di Luigi de Magistris (lista de Magistris presidente). Un gruppo consiliare, però, che negli atti preliminari pare essere un po’ ostracizzato dall’altra minoranza, quella che vede a capo la capogruppo del gruppo misto Amalia Bruni. Di rapporti con il centrosinistra, caselle da riempire e prospettive future, ne abbiamo parlato direttamente con lui.
Lo Schiavo, lei sta battendo i pugni per avere un ruolo istituzionale all’interno di Palazzo Campanella, opzionando prima un posto in Ufficio di presidenza e ora la presidenza della Commissione di vigilanza. Fa parte di un gruppo “antisistema” e poi lotta per le poltrone?
«Preliminarmente le dico che per mio carattere evito sempre, finché è possibile, di battere i pugni e non mi sono mai appassionato alle discussioni sulle spartizioni di cariche. Tuttavia sono molto deciso rispetto a ogni prevaricazione, da chiunque provenga, e sono per formazione culturale e professionale un cultore del rispetto delle istituzioni e delle regole democratiche. In questo caso si chiede non poltrone ma il rispetto del regolamento e dalla prassi, che ha a che fare con la rappresentanza delle minoranze. E in questo Consiglio regionale le minoranze sono due. Non c’è solo il Pd-M5s ma c’è anche il polo civico di Luigi de Magistris. Noi a questo principio ci stiamo appellando, non tanto per conquistare un posto al sole bensì per poter esercitare le nostre prerogative in tutte le sedi preposte».
Lei ha parlato espressamente di “bullismo istituzionale”, punta il dito su una forza politica in particolare?
«L’opposizione è composita e non si può pensare che si esaurisca all’asse della cosiddetta coalizione “giallorossa” solo sulla base della consistenza numerica. Se qualcuno pensa di poterci relegare a un ruolo del tutto marginale o ad una mera presenza si sbaglia di grosso. Noi esistiamo non solo per occupare uno scranno e ci faremo sentire sia nell’assemblea che negli altri organismi dei quali entreremo a far parte, denunciando sempre gli atteggiamenti prevaricatori che dovessero provenire sia dalle forze di maggioranza che da quelle di minoranza».
Teme una “conventio ad excludendum” nei vostri confronti o crede che Roberto Occhiuto si farà garante di tutte le minoranze consiliari?
«Noi non intendiamo tirare nessuno dalla giacchetta. Abbiamo rispetto delle forme e delle istituzioni. Al contempo non possiamo non prendere posizione nel momento in cui si verificano tentativi di emarginazione ai danni di una forza d’opposizione che, lo ricordo, ha ottenuto più del 16 per cento dei consensi alle urne, ricevendo oltre 130mila voti da parte di cittadini calabresi che hanno riposto la loro fiducia nei confronti del polo civico e che hanno pari dignità rispetto agli elettori delle altre coalizioni. Pertanto, il torto non viene fatto tanto al gruppo consiliare ma a tutti quegli elettori che vedrebbero apertamente disatteso il loro diritto ad essere rappresentati nelle sedi contemplate dal regolamento. In questo caso non ci si può girare dall’altro lato, con il pretesto di non intervenire nelle dinamiche della minoranza. Qui si tratta di rispetto di una regola, di una prassi istituzionale, di rappresentanza di tutto il corpo elettorale».
Amalia Bruni sulle spartizioni delle caselle istituzionali spettanti alle minoranze e anche rispetto alle vostre pubbliche rimostranze non si è pronunciata pubblicamente, vede la sua leadership in difficoltà?
«Non mi occupo delle dinamiche della sua coalizione e la questione della sua leadership, se è un problema, è un suo problema. Di certo se non ha ritenuto di esprimersi né, almeno in questa fase, di farsi garante di un’equa rappresentanza per tutte le forze d’opposizione, evidentemente ha sottovalutato, dal punto di vista politico, l’opportunità di gettare le basi per un’azione condivisa da parte delle minoranze e il potenziale politico che ciò potrebbe avere in una strategia condivisa di contrasto all’azione della maggioranza».
Il M5s, però, dopo essersi fatto sfilare dal Pd il posto come segretario questore, sta facendo fuoco e fiamme per avere la presidenza della Commissione regionale di vigilanza perché ritenuta una postazione confacente alle sue battaglie storiche: cosa farete se rimarrete, come si suol dire, “a bocca asciutta”?
«Non è di soddisfare appetiti, ribadisco, che dobbiamo parlare. Né in questa fase né in futuro, perché non è a questo che aspiriamo come forza politica, bensì a dare voce a chi ci ha mandato in Consiglio regionale per rappresentare le proprie istanze. È sui temi e sulle urgenze che interessano i calabresi, il lavoro, la sanità, le infrastrutture, i diritti di cittadinanza, che bisogna da subito riportare l’attenzione. Non è sulle poltrone e sugli incarichi che ci dobbiamo concentrare se vogliamo che questo Consiglio recuperi un minimo di credibilità e di rapporto con i cittadini e non appaia, come quelli precedenti, sempre più autoreferenziale e distante dai problemi reali della Calabria».
In passato la Commissione di vigilanza non è stata molto laboriosa e si è riunita molto poco. Qualora fosse eletto presidente quali sarebbero le prime iniziative che metterà in atto?
«Io ritengo che, al contrario, se adeguatamente assolto, il lavoro delle commissioni consiliari possa rivelarsi molto utile e di grande supporto all’azione del Consiglio regionale. Quella di vigilanza, poi, in particolare, perché rappresenta esattamente l’organismo cui viene demandata una funzione indispensabile in un quadro democratico, ossia quella di verifica e controllo della correttezza dei processi decisionali e istituzionali. Questo compito, qualora fossimo chiamati noi ad assolverlo, lo svolgeremo con estrema attenzione, dedizione e rigore. A tutela delle regole e dei diritti di tutti i calabresi».