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Ieri la massima assemblea elettiva calabrese ha dato finalmente l’ok all’istituzione della Commissione speciale di vigilanza e della Commissione Antindrangheta, non rinunciando comunque ad un lungo travaglio. La riunione del Consiglio è stata preceduta da una lunga riunione di maggioranza servita a blindare il nome di Arturo Bova (Dp) alla guida dell’antindrangheta, cui seguirà quella di Domenico Bevacqua alla presidenza della Commissione “Ambiente”, non appena l’organismo si riunirà per procedere all’elezione dell’Ufficio di presidenza, rimasto sguarnito dopo l’abbandono di Nicola Irto andato sullo scranno più alto di palazzo Campanella.
Ma è stata l’elezione del presidente della Commissione di Vigilanza a regalare le emozioni più importanti. Da mesi circolava il nome di Ennio Morrone che è stato riproposto ufficialmente in aula dal capogruppo degli azzurri Alessandro Nicolò. Neanche il tempo di finire che il neo entrato in Forza Italia Francesco Cannizzaro (Caridiano di ferro) ha fatto subito capire che i nuovi innesti saranno tutt’altro che indolori, chiedendo una sospensione dei lavori per uno confronto della minoranza. L’idea di Cannizzaro, Tallini e Orsomarso era quella di provare un golpe e portare Mangialavori, neo coordinatore provinciale azzurro di Vibo, alla guida della Commissione di Vigilanza. Un tentativo fallito miseramente per l’accordo di ferro siglato dai cosentini e dal gruppo ufficiale di Fi. Sul nome di Morrone sono arrivati 16 voti e, fra questi, anche quelli del Nuovo Centrodestra di Pino Gentile e di alcuni consiglieri di maggioranza su indicazione di Oliverio.
Inevitabili gli strali di Cannizzaro e Tallini al termine della votazione, con il catanzarese che ha parlato di “allargamento della maggioranza di Oliverio” e di vero e proprio vulnus nella dialettica d’aula. Il governatore è stato lapidario nel replicare ad un Tallini, ormai fuori dall’aula, che l’unica proposta formale è stata quella di Morrone e che tutto si è svolto alla luce del sole.
Ultimati gli organismi attualmente esistenti, la maggioranza di centrosinistra che dimostra di nutrire una passione smodato per lo Statuto e le sue modifiche, ha varato una nuova Commissione permanente: quella per le Riforme che dovrà occuparsi appunto di rivedere la carta costituzionale della Calabria. Dubbi dalla stessa maggioranza (Nucera) sono stati sollevati in ordine al costo dell’operazione, visto che la Commissione “Riforme” esisteva, ma era stata cancellata dal precedente governo di centrodestra in ossequio ai principi della spending review. Domanda per nulla peregrina, considerato che il costo di una Commissione permanente si aggira intorno ai 300mila euro all’anno. Il capogruppo Romeo ha però rassicurato tutti affermando che non ci sarà un aggravio di costi per le casse regionali, il che vorrebbe dire nessun gettone di presenza per i commissari e nessuna struttura permanente. Si vedrà al momento della sua effettiva istituzione come stanno realmente le cose.
In ogni caso la nuova Commissione “Riforme” potrebbe fornire il terreno utile per rafforzare ancora l’asse Pd-Ncd, sulla scorta di quanto sta avvenendo a livello romano e ai rapporti sempre più stretti tra Tonino Gentile e Luca Lotti. Affidare la guida dell’organismo agli alfaniani segnerebbe anche in Calabria l’avvio del Partito della Nazione di cui si continua a parlare sempre con maggiore insistenza.
Il Consiglio regionale, sempre durante la seduta di ieri che si è aperta con un minuto di silenzio per ricordare le due vittime dell’alluvione, ha approvato la proposta di legge del presidente Nicola Irto, all'epoca in cui era consigliere regionale, sui cosiddetti "contratti di fiume" finalizzati ad istituire un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee.
É stata quindi approvata la proposta di legge di iniziativa del consigliere Fausto Orsomarso (Misto) riguardante le norme sulla classificazione degli esercizi ricettivi extralberghieri.
Approvata, inoltre, la proposta di legge di iniziativa della Giunta che riguarda i poteri sostitutivi in caso di sospensione di uno o più organi. Nel suo intervento conclusivo Oliverio, rifacendosi alla vicenda del ricorso vinto dopo la sospensione dei poteri di nomina da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione, ha definito la sospensiva “un atto che ha determinato la distorsione della verità, perché non legata a fatti corruttivi, che comportavano rischi sul piano amministrativo. Da questo Consiglio regionale - ha sostenuto ancora Oliverio - deve essere espressa una sollecitazione per una revisione delle norme del decreto legislativo, che alimenta confusione e induce ad interpretazioni diverse”.
Riccardo Tripepi