Fino ad oggi si era riunita una solta volta ma a consiglio sciolto è stata riconvocata. Un escamotage per aggirare la legge sui compensi ai consiglieri regionali?
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La commissione regionale contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa presieduta da Antonio De Caprio si è riunita oggi, a consiglio regionale sciolto e c’è da chiedersi se questa (a tratti inedita) convocazione sia stata attuata più per motivi di stipendio che per motivi di merito, non essendosi certamente contraddistinta in questi mesi per la sua laboriosità, nonostante costi ai calabresi 109.921 euro l’anno.
Quando Fdi scappò dalla Presidenza
La recente storia di questa commissione speciale ha fatto registrare un vero e proprio tormento per la maggioranza di centrodestra: nessuno voleva la Presidenza dell’anti ‘ndrangheta.
Lo scorso giugno in un gioco di triangolazioni e ambizioni personali (la maggioranza fu costretta a “inventarsi” anche una nuova commissione agricoltura per far contento Pietro Molinaro) la casella sarebbe dovuta spettare a Fratelli D’Italia che, dopo l’arresto del neo-eletto Domenico Creazzo e le varie ombre e imbarazzi di altri suoi esponenti, rifiutò quella poltrona, suscitando l’ilarità del sottobosco politico regionale.
Subito il coordinamento regionale del Partito guidato da Wanda Ferro puntualizzò: «Non ci sono motivi extra-politici, come fanno intendere alcune ricostruzioni giornalistiche, per i quali Fratelli d’Italia non ha accettato di assumere la presidenza della Commissione anti’ndrangheta del Consiglio regionale – hanno sostenuto - è opportuno ricordare che la commissione anti’ndrangheta, oltre al valore simbolico delle iniziative culturali e legislative di cui può farsi promotrice, offre ben poche opportunità di intervento concreto in materia di contrasto di alla criminalità».
Alla fine la Presidenza, che non voleva proprio nessuno (nemmeno l’opposizione, che reclamava, invece, la commissione di vigilanza), finì ad Antonio De Caprio, giovane sindaco di Orsomarso nel cosentino eletto nelle liste di Forza Italia.
Due riunioni in sei mesi e 0 risultati
La prima riunione della commissione anti ‘ndrangheta è datata 28 luglio 2020. La seduta durò 24 minuti nella quale venne eletto il vicepresidente (il consigliere regionale Graziano Di Natale) e i componenti (oltre a loro, Tilde Minasi, Flora Sculco, Raffaele Sainato e Pierluigi Caputo) si augurarono buon lavoro. Fine.
Da allora il nulla fino ad oggi. Nonostante il consiglio regionale sia stato sciolto e i consiglieri congedati (la Corte Costituzionale ha più volte affermato che in questa situazione si possono approvare solo di atti urgenti o costituzionalmente obbligati), il Presidente Antonio De Caprio ha riunito la commissione anti ‘ndrangheta per un’ora. A parlare di cosa? Dell’immagine della Calabria a seguito dei recenti arresti eccellenti (ossia, l’arresto di Mimmo Tallini).
«I fenomeni malavitosi che danno un'immagine sbagliata della Calabria e dei Calabresi, qualificati 'ndranghetisti fino a prova contraria» ha detto in seduta De Caprio. «La lotta alla 'ndrangheta non si predica - ha aggiunto il presidente - ma si pratica attraverso i comportamenti. Da sempre, grazie anche al ruolo rivestito da mio padre, uomo delle forze dell'ordine, ho saputo da che parte stare» gli ha fatto eco il vicepresidente Di Natale, aggiungendo che «come diceva Sandro Pertini, non hanno bisogno di prediche, ma di buoni esempi, prosegue, e l'augurio è che tutti si pratichi il contrasto alla criminalità organizzata a cominciare dalla composizione delle liste nella prossima tornata eletorale per dare ai Clabresi quello che vogliono e di cui hanno bisogno: onestà, trasparenza e legalità».
Insomma, una reunion degna dei philosophes francesi. C'è, però, da chiedersi se questa improvvisa convocazione servirà a giustificare uno stipendio del mese di dicembre che altrimenti, ai sensi della legge regionale 3 del 1996 non sarebbe dovuto? L’articolo 2, comma 3 della legge dice che: “In caso di scioglimento del Consiglio regionale l'emolumento per i Consiglieri cessa dalla data di scioglimento dello stesso”. Trovato l'escamotage? «Non sono legittimato né autorizzato a rispondere a "quesiti" o comunque a rilasciare dichiarazioni alla stampa» ha dichiarato il dirigente regionale del settore risorse umane Antonio Cortellaro. Silenzio, invece, dalla responsabile dell'ufficio trattamento economico dei consiglieri regionali Simona Calabrò. Attenderemo, quindi, la firma degli atti ufficiali.
Per De Caprio l’anti ‘ndrangheta non è stata una priorità
Fino ad oggi il consigliere Antonio De Caprio non pare si sia occupato nemmeno a titolo personale della specifica materia dell'anti ‘ndrangheta, nonostante la Presidenza della relativa commissione gli consente di avere un responsabile amministrativo, un autista e due componenti "interni" per un costo di 549.607 per 5 anni di consiliatura.
Non che in generale De Caprio sia uno dei consiglieri più laboriosi, non avendo presentato in questa consiliatura nessuna interrogazione o interpellanza. Quanto alle proposte di legge ne presentò una sulla “disciplina delle associazioni Pro Loco” insieme a Filippo Mancuso che venne approvata nell’ultimo consiglio regionale del 10 novembre, quando Francesco Pitaro, capogruppo del misto, additò la cosa come “atto illegale”.
Un’altra proposta di legge è stata presentata da De Caprio il 3 novembre 2020, a consiglio regionale quasi sciolto, sullo “sviluppo e valorizzazione dei piccoli comuni”.
Qualche mozione, invece, l’ex sindaco di Orsomarso la fece. Come quella sul Riconoscimento dell’incremento retributivo straordinario per il personale sanitario impegnato nell'Emergenza Covid-19, presentata il 24 aprile e ritirata tre giorni dopo e quella sulla “Installazione Effigie "l'Italia che si rialza" in ricordo della rinascita” anch’essa presentata e poi ritirata. Idee un po’ confuse, ma tant’è.
E su Tallini?
Dopo l’arresto di Tallini, Antonio De Caprio dichiarò: «Fiducia nella magistratura, spero che il collega possa dimostrare la sua innocenza». Nessun esame nel merito, nessun riferimento al clan Grande Aracri, ai Gaglianesi, agli Opipari, tutti coinvolti nell’inchiesta che ha visto una delle massime cariche della Regione Calabria essere indagate per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso e finire ai domiciliari.
Nessun commento alle intercettazioni pubblicate, nessuna volontà di mettere in campo azioni a difesa della libertà del voto dei calabresi nella prossima tornata elettorale. E se il Presidente f.f. Nino Spirlì si è sempre detto lontano dalla antimafia da salotto, in questi mesi non si è vista nemmeno l’antimafia da commissione.