È ferma in prima commissione la proposta anche perché alla Cittadella piace poco la riforma con soli due assessori esterni
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Un paio di palleggi a centrocampo. Qualche fioretto mediatico di quelli che fanno scena. E via. Ognuno a giocare la propria partita nell'orticello di casa.
Ma guai a pensare che la proposta di legge sul cosiddetto consigliere supplente sia arenata e in un angolo in Prima commissione perché i "nostri" vengono infine colti dal senso del pudore per i costi anche inspiegabili che inevitabilmente lieviterebbero (la "cassa" pagherebbe non solo chi è stato eletto ma anche chi lo sostituisce in aula una volta in giunta).
No, niente di tutto questo. Il testo è fermo ad una prima interlocutoria approvazione in Prima commissione (presieduta da Luciana De Francesco) solo perché alla regnanza va bene che sia parcheggiato per ora. In attesa di una modifica di "potere" che è in via di trattativa sotterranea.
Una sorta di "linea rossa" tra i piani più alti della Cittadella e di Palazzo Campanella. Della serie, va bene per grandi linee la proposta ma non benissimo. Si può fare meglio. Dove quel "meglio" è l'equazione tra assessori esterni e assessori eletti in consiglio che si vorrebbe modificare.
Attualmente devono essere 5 eletti in consiglio e 2 esterni, gli assessori. O tutti eletti. La regnanza vorrebbe portare fino a 3 la soglia degli assessori cosiddetti esterni. Godendo di più discrezionalità, mani libere e soprattutto subendo ancora meno gli equilibri del consiglio.
Traiettorie evidentemente di un potere che verrà che il presidente Occhiuto non ha mai fatto mistero fin qui di gradire in una sua eventuale replica a fine mandato.
Sempre che dallo Stretto "azzurro", fin qui in splendido e assordante silenzio, non arrivino opinioni differenti al riguardo....