Bocche cucite in casa Pd. Nessuno dei big calabresi, neanche il segretario uscente Ernesto Magorno, parla più di congresso regionale dopo l’enfasi con la quale è stata fissata la data del 23 giugno per le primarie. Una data che ormai assai difficilmente sarà rispettata sia perché la Commissione per il congresso, seppure insediata, non ha praticamente svolto nessuna attività, sia perché si aspettano indicazioni da Roma per stabilire il da farsi.

L’Assemblea nazionale del Pd, prevista per sabato, pare fondamentale in questo senso e se, come pare ormai sempre più probabile, il congresso nazionale dovesse svolgersi in autunno, davvero le possibilità che la Calabria anticipi il livello nazionale sono prossime allo zero. Le ultime dichiarazioni di Maurizio Martina, però, sembrano andare in questa direzione per una soluzione che potrebbe evitare ulteriori lacerazioni prima della scelta del successore di Matteo Renzi.

 

In questo caso cosa succederebbe in Calabria? Con il segretario Magorno che ha il mandato scaduto, sarebbe necessario individuare un commissario reggente che traghetti il partito all’assise, con buona pace dei candidati in campo, anch’essi evaporati nell’ultimo periodo. Dopo il botto iniziale si sono perse le tracce dei vari Demetrio Battaglia, Demetrio Naccari, Marco Ambrogio e Bruno Censore. Un traghettatore, che tanto somiglierebbe a quel commissario che tanti nel partito continuano a volere, anche se ufficialmente sostengono il congresso.

 

Del resto agire in autonomia, almeno in questa fase, sarebbe parecchio complicato per il partito calabrese che è spaccato come non mai dopo la batosta elettorale dello scorso 4 marzo. Un partito che, azionista di maggioranza alla Regione, continua a stentare, come dimostrato dalle difficoltà avute da Mario Oliverio per perfezionare il rimpasto di giunta. Una maquillage dell’esecutivo che, dietro le quote rosa, ha nascosto l’incapacità del presidente di dare un indirizzo e un’identità politica alla giunta. Così come può interpretarsi segno della mancanza d fiducia del presidente nei confronti dei consiglieri regionali, ancora una volta rimasti fuori dall’esecutivo e che schiumano rabbia. L’inchiesta aperta su Calabria Verde, inoltre, rappresenta un ulteriore colpo per un Oliverio che non riesce a invertire la rotta. E fornisce altre munizioni agli oppositori esterni e interni che hanno fatto partire il fuoco incrociato sull’Amministrazione regionale. Tra i più duri, ovviamente, il consigliere regionale Carlo Guccione che prosegue la sua critica spietata nei confronti del governatore e adesso chiede spiegazioni puntuali sulle ragioni per le quali l’informativa su Calabria Verde sia sparita dall’ordine del giorno del Consiglio regionale che Irto ha convocato per lunedì 21 maggio.

 

Riccardo Tripepi