Qualcosa nei piani del Governatore e dello storico dirigente Pd cosentino non gira per il verso giusto. Le resistenze sono molte. E non tutti sono più disponibili a lasciarsi impapocchiare. Il documento dei 170 segretari di circolo a favore del governatore del Lazio rivela la debolezza dell’asse che governa regione e partito. Un terzo di quei segretari sono vibonesi e puntualizzano: «Siamo autonomi». Guccione e Censore e l’area Franceschini potrebbero alla fine controllare la maggioranza dell’area
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La vicenda congressuale del Pd calabrese è molto più complessa da come appare. Il Pd calabrese è un partito a pezzi, devastato da una bancarotta elettorale senza precedenti, basta pensare che, alle elezioni politiche del 1992, il Pds da solo, aveva ottenuto 173.294 voti mentre alle politiche del 4 marzo del 2018, il Pd frutto della fusione tra Margherita e Ds, ha ottenuto 134.357. 40 mila voti in meno. Insomma in 26 anni, il Pd ha fatto il passo del gambero. 26 anni che coincidono con la gestione politica sia di Mario Oliverio che di Nicola Adamo, i quali, non sono mai scesi dal cavallo, nè hanno intenzione di pagare dazio per questo disastro, anzi, si preparano a gestire le macerie riproponendo uno schema ormai inviso alla gran parte dell’opinione pubblica calabrese.
Lo schema congressuale e la scelta di sostenere Zingaretti, dunque, rientra nel disegno di non mollare il campo a nessuno e sopravvivere alla bancarotta elettorale fraudolenta. I padroni del Pd calabrese avevano di fronte due opzioni: dividersi tatticamente tra le diverse posizioni in campo e controllarle dalle diverse postazioni, oppure, schierarsi tutti con colui che potrebbe essere il vincitore. Hanno scelto quest’ultima opzione. D’altronde, era l’unica opzione funzionale ai loro obiettivi, considerato che, Marco Minniti, preventivamente, non ha inteso, evidentemente, garantire la continuità della specie ai dinosauri del Pd calabrese.
Dunque, tutti con Zingaretti, tutti con il probabile vincitore. D’altronde, in qualche modo, in questo congresso, almeno in Calabria, si materializza quasi un ritorno alle origini, quando cioè, esisteva il glorioso Pci e il tanto vituperato centralismo democratico: tutti formalmente con il segretario mentre le differenze si manifestavano attraverso gli emendamenti al documento congressuale. Le aree, le correnti, il peso degli equilibri all’interno di quel mondo si pesavano in quel modo. Ma torniamo ai giorni nostri. Si percepisce che qualcosa nei piani di Oliverio e Adamo non stia andando per il verso giusto. Le resistenze sono molte. E non tutti sono più disponibili a lasciarsi impapocchiare dai tatticismi di Nicola Adamo, vero stratega dei giochi interni al Pd calabrese. Guccione e Censore, per esempio, in questo momento sono i maggiori oppositori interni dell’asse Oliverio/Adamo/Romeo. Non meno ostile sembra essere l’area che fa riferimento a Franceschini. Tutti sostenitori di Nicola Zingaretti a segretario ma feroci oppositori dell’asse Adamo/Oliverio/Romeo. Una situazione anomala, dunque, che potrebbe definitivamente mettere ko i disegni sia di Nicola Adamo che del Governatore.
La vittoria di Zingaretti in Calabria, per Oliverio e Adamo, infatti, potrebbe trasformarsi in una sorta di Caporetto politica. L’inizio della fine. L’ipotesi che il Governatore e il suo stratega cosentino possano ritrovarsi minoranza della maggioranza, infatti, è assai plausibile. E c’è di più, l’area che sostiene Minniti, alla fine potrebbe addirittura convergere con la maggioranza dell’area di Zingaretti per controllare il partito calabrese, marginalizzando di fatto l’asse Oliverio/Adamo. La conferma a questo ragionamento lo rivela proprio il documento dei 170 segretari di circolo calabresi che hanno manifestato sostegno alla candidatura di Zingaretti.
Secondo alcune autorevoli indiscrezioni, Nicola Adamo, con un colpo di mano avrebbe cercato di accreditarsi come il leader della maggioranza congressuale, facendo recapitare sotto forma di appello a Oliverio e Zingaretti una lettera che, per sostanza e obiettivi, non sarebbe stata digerita affatto né da Guccione né da Censore. E proprio da Vibo Valentia, infatti, parte una nota molto stizzita, una vera e propria puntualizzazione a firma del segretario di Federazione, Vincenzo Insardà, il quale, sembra parlare a nuora affinché suocera intenda. La nota del segretario vibonese, infatti, precisa che, «i segretari ed i circoli del nostro territorio, che abbiamo sentito e coinvolto in questi giorni di lavoro hanno sottolineato la positività e la forza del messaggio politico congressuale di Zingaretti e la esplicita volontà di aderire ai comitati piazza grande in una posizione di assoluta autonomia e con la specificità del territorio vibonese», che tradotto dal politichese dovrebbe suonare così: Adamo, Oliverio e company, con la nostra posizione non c’entrano proprio nulla. E ancora, prosegue la nota in questione: «Riteniamo in effetti che, mutuando uno slogan molto efficace, i comitati piazza grande di Vibo debbano caratterizzarsi sul presupposto politico ed amministrativo di "prima di tutto Vibo Valentia" sottolineando la forza politica di questo chiaro e netto messaggio di autonomia e difesa delle prerogative del nostro territorio».
Insomma se non è un stop ai giochi di Adamo, poco ci manca. Il gruppo dirigente del Pd vibonese, in sostanza, fa osservare a che sui 170 segretari di circolo che hanno sottoscritto il sostegno a Zingaretti, 44 sono della provincia dell’antica Monteleone. Oltre un terzo dei sottoscrittori dell’appello. Inoltre, qualcuno, maliziosamente ci spiega che, ai 126 segretari dei circoli, rimanenti al netto dei vibonesi, debbano essere sottratti quelli che fanno rifermento all’aerea di Guccione e all’area di Franceschini. Se lo schema dovesse essere questo, è indubbio che, Oliverio e Adamo, si ritroverebbero in mano numeri striminziti. Un tale scenario, dunque, potrebbe rimettere in discussione tutto, a cominciare dalla ricandidatura di Oliverio alla Presidenza da un lato e la collocazione del fido Guglielmelli a segretario regionale dall’altro lato. Infatti, nonostante l’appello dei Sindaci al Governatore, che molti nel Pd ritengono un escamotage tattico partorito dal solito Nicola Adamo, sia Guccione che Censore, chiedono che una tale decisione passi al vaglio di primarie aperte. La partita dunque è aperta e senza esclusioni di colpi. Osservato speciale: Nicola Adamo, il quale da molti è ritenuto il più pericoloso nella partita interna.
Nicola Adamo, infatti, è il più lucido di tutti nella gestione delle trame interne al partito è colui che, tatticamente, guida la partita per la sopravvivenza, è lui il grande manovratore dietro le quinte. Oliverio da questo punto di vista è sempre stato poco capace. È Nicola Adamo, infatti, che si è inventato l’appello dei sindaci a favore della ricandidatura di Oliverio. È sempre lui che redige gli elenchi dei segretari di circolo da chiamare, ed è ancora lui che si attacca al telefono per frenare e condizionare i primi cittadini che avevano sottoscritto il sostegno a Marco Minniti. Tattica insidiosa, certamente, ma come sostengono in molti, vecchia e usurata e, per certi versi, prevedibile.
Pa.Mo.