Il consigliere comunale rimprovera al sindaco di concentrarsi solo sull'integrazione tra Azienda ospedaliera Mater Domini e nosocomio Pugliese-Ciaccio. «Ci sono problemi pratici a cui il Comune non presta attenzione»
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«Dalla lettura di un articolo di stampa, ma soprattutto alla luce di quanto ascoltato con le mie orecchie in consiglio comunale, mi sento di censurare l'aspra critica rivolta dal sindaco Sergio Abramo nei confronti di noi consiglieri. Rappresentanti dei cittadini catanzaresi, eletti dalla nostra comunità esattamente come lui. Portatori di consensi che hanno sospinto alla vittoria Abramo, credendo nella proposta di governo del territorio formulata dallo stesso sindaco. Ma gravati dall'onere, al di là di ogni considerazione, di dare risposte. E con tutto il rispetto per il problema, assai delicato, dell'integrazione fra l'azienda ospedaliera Mater Domini e la Pugliese-Ciaccio e quindi della salvaguardia della Facoltà di Medicina dell'Umg, come ovvio meritevole della massima attenzione, il sindaco non ritengo si possa permettere di dire in Aula: se qualcuno di voi viene a chiedermi qualcosa per la sua zona non gli presterò ascolto. Questa è un'affermazione grave, che non condivido nella maniera più assoluta. Un rimbrotto in particolare rivolto al collega Luigi Levato che mi è parso fuori luogo. Quasi un'esautorazione del civico consesso e delle sue insostituibili prerogative».
A esordire così è stato il membro della lista Catanzaro da Vivere Antonio Mirarchi, che non ha evidentemente gradito l'uscita del sindaco. Un ammonimento che Mirarchi ha definito inopportuno, improvvido in sostanza. «Ho avuto la sgradevole sensazione - ha affermato ancora - di aver ricevuto un invito ad andare a casa formulato all'indirizzo di chi non vuol seguire i dettami del capo. E no, caro Sergio, così non va. Perché a noi la gente ci chiede mille cose e non soltanto, anzi finora mai parlandocene per la verità, il futuro dell'Unicz. Certo, mi preme ribadirlo, sarei sciocco se ignorassi quanto da te sostenuto in merito all'Ateneo e soprattutto al fiore all'occhiello Medicina. E dunque lungi da me far cadere nel vuoto il tuo appello accorato. Ma guai a pensare che ci possa occupare unicamente di questo».
Il consigliere di Catanzaro da Vivere dunque non ci sta e si sofferma su problemi che gli stanno molto a cuore come la ciclica mancanza d'acqua nell'area Sud e non solo ma anche la, per lui essenziale, situazione dei cimiteri. E sul punto spiega: «Mi hanno insegnato che nella vita le asticelle si superano progressivamente, per cui prima di arrivare allo straordinario si parte dall'ordinario. Aspetto che mi sono sempre permesso di rammentare al nostro pur validissimo sindaco invece di diverso avviso. È la ragione per cui, prima di dedicarci alla fondamentale questione dell'integrazione, bisognerebbe ad esempio dedicarsi alla precaria, e voglio far ricorso a un eufemismo, condizione in cui versano i cimiteri del capoluogo. Sul punto ho tante cose da dire, ma parto dal fatto che la rete cimiteriale è l'unica per cui si dispone di una cospicua dotazione finanziaria autonoma pari a circa 1milione e 300mila euro annui ricavato dalle tasse ad hoc versate dalla gente, però finora non utilizzato nella maniera migliore per mettere mano a tanti aspetti deteriori da sanare. A cominciare dalla delicata faccenda della mancanza di nuovi ossari che sta terrorizzando i congiunti dei defunti i quali non intendono mettere in quelli condivisi i resti dei loro familiari perché non c'è il posto singolo. Un fatto inaccettabile».
Ma Mirarchi al solito è un fiume in piena e aggiunge: «C'è poi da affrontare la vexata quaestio della manutenzione per cui ho favorito l'approvazione, peraltro con il sostegno di tutti i colleghi presenti, di una delibera ad opera dell'assise civica votata favorevolmente all'unanimità il 16 giugno di un anno fa a seguito di una richiesta presentata sempre dal sottoscritto all'Ufficio preposto già nel maggio precedente avente a oggetto la mozione ai sensi dell'art. 31 del regolamento municipale per "l'assegnazione di personale addetto alla pulizia, anche dei cosiddetti campi di inumazione, l'adeguamento dell'orario di apertura e chiusura da uniformare in tutte le strutture oltre all'individuazione di un responsabile unico (o un paio di referenti) che si curi di tutto, segnalando cosa non va a chi di competenza come il deficitario capitolo diserbo. Che, malgrado le mie pressanti e reiterate istanze, si perde nei meandri del rimpallo di responsabilità tra Verde Idea, Sieco e Catanzaro Servizi, lasciando quindi inattiva la volontà del Consiglio. Mi ripeto, allora, chiosando con un no, caro Sergio, così non va, perché una città civile, e non già un capoluogo di regione quale pure noi siamo, non può permettersi uno sconcio simile».