Il dado è tratto. La commissione d’accesso è arrivata questa mattina al Comune di Lamezia Terme. Qui ha incontrato in maniera informale il sindaco Paolo Mascaro per poi invece recarsi dal segretario a cui ha richiesto documenti sui quali dovrà lavorare nei prossimi mesi.

 

Già lo scorso lunedì alcuni rappresentanti della prefettura erano arrivati in Comune per chiedere lumi in merito all’autosospensione della consigliere Maria Lucia Raso. In particolare, questi avevano richiesto sia le motivazioni dell’auto sospensione che come questa fosse stata accolta visto che non contemplata nel Tuel. Ma, in realtà, a parte la nota inviata alla stampa, pare che da parte della Raso, il cui compagno è stato arrestato nell’operazione Crisalide, non sia mai stata inviata alcuna comunicazione al sindaco che ha dichiarato che, superato il numero di assenze consentito per legge, procederà a ratificarne la decadenza.

 

L’operazione Crisalide, insieme ad altri episodi isolati verificatesi negli scorsi mesi, ha portato in superficie in maniera chiara come le cosche locali avessero attenzionato la politica lametina. Nel mirino, in particolare sono finiti il vice presidente del consiglio comunale Giuseppe Paladino, e il consigliere Pasqualino Ruberto, coinvolto sia in Crisalide con l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa che nell’inchiesta “Robin Hood” sulla distrazione di fondi comunitari destinati a progetti sociali.

 

Sereno il sindaco Mascaro, forte anche di alcune intercettazioni raccolte proprio all’interno dell’inchiesta Crisalide, allorquando, durante il periodo del ballottaggio con il candidato del centro sinistra Tommaso Sonni, i vertici del clan Cerra - Torcasio - Gualtieri vennero registrati mentre decidevano di non spendersi a sostegno di nessuno dei due contendenti perché questi non si dimostravano permeabili alle loro richieste.

 

Mascaro ha voluto anche ricordare a LaC News24 come durante la sua campagna abbia cercato di arginare le possibili infiltrazioni anche quando questa erano solo vox popoli con esposti alla Procura, o opponendosi alla candidatura dell’ex consigliere regionale Salvatore Vescio in una delle liste di Forza Italia perché condannato in primo grado per compravendita di voti, in occasione della tornata elettorale del 2010.

 

Ma i casi furono anche altri. Come l’espulsione dalle sue liste di un candidato coinvolto nell’operazione Columbus. Il sindaco è, insomma, sereno. Parla di un atto dovuto che potrebbe restituire alla città lucidità e tranquillità. 

 

Tiziana Bagnato