Nella battaglia per la chiusura delle scuole ha provato a cimentarsi anche il presidente della Regione facente funzioni, ma con scarsi esiti. Il sindaco di Catanzaro, invece, dopo la decisione del Tar ha richiuso gli istituti
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Tutto ciò che Nino Spirlì non sa, Sergio Abramo glielo insegna. A sancire questo assunto c'è stata la vicenda della battaglia (probabilmente il sostantivo è improprio, ma in chiave giornalistica rende parecchio) tra il sindaco di Catanzaro e il Tar della Calabria sulle ordinanze relative alla chiusura delle scuole per il rischio da contagio da Covid che ha tenuto banco in settimana. Una guerra, sempre ricorrendo a una definizione forte, in cui ha provato a cimentarsi anche il presidente della Regione facente funzioni, ma con scarsi esiti.
Basti pensare che lo stesso provvedimento, adesso con marchio abramiano nel capoluogo, lo aveva emesso almeno un paio di volte nel recente passato per l'intero territorio calabrese anche il buon Spirlì, venendo però respinto...con perdite avendo assistito alla sua inflessibile e repentina bocciatura da parte del primo grado della giustizia amministrativa (locale) adita da alcuni genitori - rivelatisi poi una minoranza - convinti che i margini per far continuare le lezioni 'in presenza' in relativa sicurezza ci fossero tutti.
Al di là di ogni considerazione, però, il Sergìun ha dimostrato come la tempra, e anche l'esperienza, politica o ce l'hai o non è che te la puoi inventare. Ed allora ecco che, mentre il 'governatore tecnico' mollava sul fronte delle scuole da chiudere, il sindaco invece si esaltava nel ruolo di capopopolo e rilanciava il discusso atto. Già, parliamo proprio dell'attività che da almeno un quindicennio a questa parte gli riesce meglio, mentre lui - schermendosi - continua a ripetere come un mantra o una sorta di frase portafortuna: "Io non sono un politico, sono soltanto un oculato amministratore". Bugia, caro Abramo, perché pochi come lei, anche e soprattutto a dispetto di un 'cerchio magico' composto da molta gente miope (eufemismo!), sanno 'annusare l'aria' e collocarsi nell'esatta direzione del vento manco fosse un timoniere di Luna Rossa.
È il motivo per cui capendo, magari con l'ormai determinante apporto dei social (Facebook su tutti, naturalmente) che la maggioranza di mamme e papà volessero i figli in casa per la paura dell'ancora temibile e subdolo Sars-Cov-2, sempre in agguato, è andato avanti come un treno, sfidando il Tar e alla fine spuntandola con il medesimo Tribunale forse...per stanchezza. Una scelta che gli ha fatto prendere i classici due piccioni con una fava, avendo anche ottenuto l'approvazione persino di chi non lo ama particolarmente. Diavolo di un Sergìun, dunque, che la sa lunga, assai più lunga del neofita Nino a cui lo scafato plurisindaco ha indicato la strada da percorrere.