Sullo scranno più alto di Palazzo Madama arriva uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, che nel 1995 aderì alla “Svolta di Fiuggi” per sciogliere il Movimento sociale italiano. Eppure la sua residenza è piena di cimeli del Fascismo. Il tweet durante la pandemia: «Usate il saluto romano per evitare il contagio»
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Appena qualche giorno fa, Ignazio La Russa, nuovo presidente del Senato e, per questo, seconda carica dello Stato, ha rischiato di vedere andare in fumo le sue ambizioni a causa dell’avventatezza del fratello, Romano, assessore della Regione Lombardia, che durante un funerale è stato ripreso mentre faceva timidamente il saluto romano. Ignazio ha prima cercato di smentire («Stava solo invitando gli altri a non farlo»), poi ha riconosciuto quello che ha definito un «grave errore».
«Mi fratello è la persona più buona del mondo - sottolineò - e in quel momento stava soltanto rispettando le volontà del defunto. Ma l’errore resta».
Eppure, appena due anni fa, nel febbraio 2020, quando tutto il mondo rimuginava su come sostituire la stretta di mano per evitare rischi di contagio da Covid, La Russa pubblicò un tweet inequivocabile: «Usate il saluto romano, è antivirus e antimicrobi». Il post fu cancellato dopo pochi minuti e la colpa fu data a un collaboratore incauto. «Alfonso ha messo sui miei social un post ironico – si giustificò sempre su Twitter - ma forse sul virus l’ironia potrebbe suonare fuori luogo e gli ho detto di toglierlo». Una marachella da punire con uno scappellotto, niente di più insomma.
Oggi, nella prima seduta parlamentare della nuova Legislatura, le circostanze e la storia hanno tratteggiato un copione degno di un film, e Ignazio La Russa ha occupato lo scranno più alto di Palazzo Madama prendendo il posto di Liliana Segre, che ha presieduto la prima seduta dopo che Giorgio Napolitano ha rinunciato, per motivi di salute, a svolgere il compito che la Costituzione affida al senatore più anziano in occasione del primo giorno di lavori. Così, una delle ultime superstiti ai campi di sterminio nazisti ha ceduto il testimone della seconda carica dello Stato a un postfascista, tra i fondatori di Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni. E tutto ciò è accaduto nel centenario della Marcia su Roma, con cui Mussolini prese il potere nell’ottobre del 1922.
«In questo mese di ottobre - ha detto Segre durante il suo discorso di “insediamento” - nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. E il valore simbolico di questa circostanza casuale - ha aggiunto - si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!». Difficile immaginare una sceneggiatura più arguta di quanto non abbia scritto la realtà.
La Russa, dopo l’elezione, ha offerto un mazzo di rose bianche alla senatrice Liliana Segre e ha preso il suo posto. Ora siederà sulla poltrona più importante dopo quella del Presidente della Repubblica, del quale chi guida palazzo Madama fa le veci in caso di grave impedimento.
Il presidente La Russa non è certo un novellino ed è già stato vicepresidente sia della Camera che del Senato, oltre a guidare il dicastero della Difesa per tre anni nell’ultimo governo Berlusconi.
Siciliano, 75 anni, figlio di Antonino La Russa, segretario del Partito nazionale fascista di Paternò, Ignazio e il fratello Romano hanno seguito le orme del padre che militava nel Movimento Sociale Italiano (Msi).
Avvocato penalista, negli Anni ‘80 rappresentò la famiglia di Sergio Ramelli, studente militante del Fronte della Gioventù ucciso a Milano il 29 aprile 1975 da un gruppo di militanti di sinistra.
Eletto nel consiglio regionale della Lombardia negli Anni ’90, aderì alla “svolta di Fiuggi” che su impulso dell’allora segretario Gianfranco Fini, mandò definitivamente in soffitta il Msi. Al suo posto nacque Alleanza nazionale, con l’obiettivo di avvizzire, se non proprio recidere, le radici fasciste della destra sociale italiana, oltre a rendere più organico e moderno il panorama dei conservatori italiani che aveva visto un anno prima, nel ’94, l’avvento dirompente di Silvio Berlusconi.
Dal 1992 al 2008 La Russa è stato eletto in Parlamento ininterrottamente. Nel 2009 Alleanza Nazionale entrò nel PdL e La Russa ne divenne coordinatore nazionale. Dal 2008 al 2011 è stato ministro della Difesa con Berlusconi premier. Dopo la caduta di quel governo, raccontò di essere stato lui a convincere Berlusconi a partecipare all’intervento militare internazionale in Libia nel 2011 che portò alla rimozione e alla morte del presidente libico Muammar Gheddafi.
Noto per il suo carattere irascibile, reso ancora più temibile dalla voce profonda e lo sguardo luciferino, La Russa ha sempre avuto un rapporto burrascoso con i giornalisti, con i quali litiga spesso. Nel 2011 prese a calci Corrado Formigli, all’epoca giornalista di Annozero, che cercava insistentemente di fargli alcune domande.
Nel 2012, uscì dal PdL e fondò Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni (anche lei ministra nell’ultimo governo Berlusconi) e a Guido Crosetto. Nel 2018 fu eletto senatore ed è stato vicepresidente di Palazzo Madama per tutta la legislatura appena finita.
Spesso gli è stato rimproverato di essere un nostalgico del Ventennio, definizione che trovò una clamorosa conferma quando alcuni anni fa accolse in casa sua a Milano alcuni giornalisti, mostrando loro numerosi cimeli fascisti e memorabilia del Duce, in particolare busti, camice nere e immagini del Ventennio. Nell’occasione fu girato un video che in queste ore è tornato ad essere virale.
Dal canto suo, ha sempre minimizzato, rimarcando che i conti con il Fascismo li ha fatti con la “svolta di Fiuggi” e con lo scioglimento del Movimento sociale italiano. Ora che siede sulla poltrona del presidente del Senato potrà finalmente dimostrarlo in maniera inequivocabile o, forse, cadere nel goffo tentativo di farlo.