Dopo la nuova inchiesta di LaCNews24 sui contratti di collaborazione per gli amici degli amici, questa volta tutti targati Fratelli D’Italia, la politica regionale bipartisan e i leader dei partiti continuano a tacere. L’unico ad aver avuto un sussulto è stato il commissario regionale del Pd Stefano Graziano che aveva minacciato la fuoriuscita dalla alleanza di centrosinistra e la non ricandidatura ai consiglieri regionali che avrebbero nominato amici con co.co.co., portaborse e simili. Fu puntualmente smentito da molti consiglieri che, in sfregio ai diktat e con tanto di metaforica “pernacchia”, hanno continuato puntualmente a mietere clientela con nomine a gogo’. In questo rigor mortis della politica ad intervenire pubblicamente, anche questa volta, sono le forze sociali, i sindacati, che già a seguito dello scandalo dei 208 “finti” precari amici degli amici avevano alzato la voce.

Tuonano le sigle sindacali

«L’ennesimo giro di giostra che gli esponenti politici del momento in forza al Consiglio e alla Giunta regionale della Calabria stanno offrendo a spese dei calabresi ai soliti amici e parenti è senza pudore. Ancora assunzioni con contratti flessibili di gente che non solo riesce a passare dalle “feritoie” per accedere ai pubblici Uffici delle massime Assise regionali ma non vanta nemmeno curriculum che certifichino un’adeguata preparazione e le competenze necessarie per lo svolgimento di una qualsiasi mansione all’interno di Enti che dovrebbero esprimere il gotha del pubblico impiego nella nostra Regione» tuonano Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta.
La missiva, firmata dai segretari aziendali Ferdinando Schipano per Cgil, Giuseppe Spinelli per Cisl e Walter Bloise per Uil e dai segretari generali della funzione pubblica dei tre sindacati Alessandra Baldari della Fp Cgil, Luciana Giordano della Fp Cisl e Elio Bartoletti della Fp Uil, punta il dito contro «Una classe politica concentrata solo sulla prossima tornata elettorale e che ancora una volta pensa di creare nuovi bacini di “utilizzati” per i propri fini elettorali».

Per i sindacati: «La dicotomia in atto è palese e inammissibile. Da un lato si tiene in “bagnomaria” il tavolo regionale sul precariato storico della Giunta regionale (atteso da due mesi dalle scriventi organizzazioni Sindacali) che dovrà definire le vere capacità assunzionali dell’Ente, con l’immissione nei ruoli della stessa Giunta di personale altamente qualificato, già formato e da tempo utilizzato in servizi essenziali. Personale che attende da tempo di essere stabilizzato o di chiarire comunque il proprio status giuridico e la natura del rapporto di lavoro con l’Amministrazione in cui viene utilizzato. Per non parlare poi del Personale interno che attende da troppo tempo il riconoscimento dei percorsi di carriera con l’attivazione delle progressioni verticali! Dall’altro lato si assume, con spregiudicata arroganza, personale privo di qualsivoglia professionalità e senza alcuna selezione, con la connivenza della classe dirigente regionale preoccupata più a non perdere la titolarità delle proprie funzioni di direzione piuttosto che ad attendere a quei compiti di consulenza e supporto tecnico-giuridico che potrebbero indurre il vertice politico a riconsiderare queste deprecabili scelte e ad abbandonare questa deriva populista».

Nomine "indecenti"

I firmatari concludono definendo queste nomine una «indecenza» chiedendo la convocazione del tavolo sul precariato storico della Giunta regionale con la richiesta di dar seguito agli impegni assunti sulle assunzioni e si dicono pronti a proclamare lo stato di agitazione del personale «Se entro breve termine non sarà convocato il previsto tavolo negoziale».