L’apparente guerra tra la Meloni e i suoi alleati emerge al culmine di tensioni covate per mesi e che partono dalla discussione sulla federazione unitaria del centrodestra. Salvini in queste ore impegnato a mediare (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il segnale da parte di FdI al resto della carovana del centrodestra e, in particolare, a FI e alla Lega è stato consegnato. Una nota di Wanda Ferro (dettata dalla leader di FdI) fa capire che gli accordi per le amministrative possono essere messi in discussione e, addirittura, potrebbero portare il partito della Meloni a fare la scelta di correre da solo in Calabria. In contemporanea, la Meloni, a Milano diserta la presentazione del candidato a sindaco di centrodestra della città meneghina. Coalizione avvisata coalizione mezza salvata. La sensazione che si respira è quella che più che un pronunciamento di rottura, ci si trovi di fronte ad un segnale molto importante, per certi aspetti inedito, nella storia dei rapporti tra la Lega e FdI. La competizione per la guida dell’alleanza tra Salvini e la Meloni, in vista delle elezioni politiche del 2023 diventa sempre più incalzante. I sondaggi vanno incontro alla Meloni, la politica segna invece qualche punto in più a favore di Salvini, il quale è tutto concentrato verso una strategia che sta privilegiando l'alleanza con forze politiche anche per temi, si pensi, per esempio, alla giustizia. Prevedibile che alla fine i due leader fossero destinati a scontrarsi.
La tensione, dunque, è forte, basti pensare al teatrino messo in atto tra la senatrice forzista Ronzulli e il colonnello meloniano La Russa, i quali, hanno sfiorato la rissa per un posto in prima fila alla iniziativa di presentazione del candidato a sindaco meneghino. L’apparente guerra emerge al culmine di tensioni covate per mesi e che partono dalla discussione sulla federazione unitaria del centrodestra, sull’intesa tra Salvini e Berlusconi, allo strisciante inciucio tra Salvini e Renzi, fino alla vicenda della nomine Rai. Iniziative vissute da FdI come azioni tese ad arginare la crescita del partito della Meloni. Le nomine sulla Rai, dalle quali FdI è stata tagliata fuori, hanno rappresentato l’atto finale di una guerra strisciante per la leadership del centrodestra tra Giorgia e Matteo. Difficile immaginare una rottura irrimediabile. Altrettanto difficile ipotizzare quale compromesso trovare sulle nomine nella prima azienda culturale e di comunicazione dello Stato. Le dichiarazioni di queste ore, soprattutto da parte del leader della Lega, sono finalizzate a spegnere l’incendio prima che divampi e incenerisca la casa. «Gli avversari non sono mai in casa –dichiara Salvini- e io sto cercando di spegnere ogni tipo di polemica. Anche la vicenda Rai si chiuderà con la soddisfazione per tutti. Ci sarà spazio per tutti. Tutti avranno voce» –conclude-.
È probabile, dunque, che in queste ore siano messe in atto tutte le azioni necessarie e utili a trovare le mediazioni e i compromessi per riportare l’equilibrio nell’alleanza. D’altronde, nessuno, prima del semestre bianco e della stessa elezione del Presidente della Repubblica, ha interesse a sfasciare la baracca. Tra l’altro, le tensioni sul piano nazionale si incrociano con diverse altre grane, compreso quelle sulla giustizia. Salvini e la Lega, infatti, hanno chiesto a 5 consigli regionali di sostenere la causa del referendum e, i rappresentanti del partito della Meloni, sul punto, sono stati molto tiepidi (nelle relative commissioni si sono astenuti). A ciò, si aggiunga la partita in parlamento sul provvedimento di riforma della giustizia che sta scuotendo alle fondamenta la tenuta del governo Draghi, considerato l’atteggiamento intransigente del M5S. Una dinamica complessa.
Tutta questa miscela esplosiva del centrodestra sul piano nazionale, alla fine, ha finito per incrociarsi con la dinamica della politica calabrese. L’indicazione della candidatura di Roberto Occhiuto, tra l’altro, apparsa già stanca e poco popolare nel cdx fin da subito, è finita nel fuoco incrociato di una guerra che ha obiettivi molto più importanti per i leader del centrodestra, dei destini della Calabria. La candidatura del parlamentare forzista cosentino già sembrava incapace di accendere entusiasmi, a tratti spenta. Apparentemente vincente, semplicemente per la frammentazione del quadro del centrosinistra piuttosto che per meriti del candidato. Il siluro verso la candidatura di Occhiuto proveniente dalla Ferro, rischia di appannare ancor di più una candidatura già abbastanza grigia. Tra l’altro, un sondaggio commissionato dal centrodestra durante la valutazione dei candidati da parte dei leader della coalizione, evidenziava che, proprio la candidatura di Occhiuto, fosse la più debole, la meno popolare, mentre Wanda Ferro risulta in assoluto essere la più amata del centrodestra e dai calabresi. Una corsa in solitudine di Wanda Ferro, dunque, dissanguerebbe il centrodestra. Ma c’è di più. Se Oliverio confermasse, come sembra, la sua intenzione a presentare liste alternative al PD, in una competizione a 4, la parlamentare calabrese di FdI, potrebbe anche vincere a man bassa. Fantapolitica? Può darsi. E, tuttavia, in politica, alcune volte, le dinamiche elettorali possono prendere una curva dagli esiti imprevedibili. Non sarebbe la prima volta e, certamente, nemmeno l’ultima.
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