Il consigliere regionale che ha proposto la norma: «La posizione del Consiglio dei ministri non è definitiva, ci sono precedenti con leggi ripristinate dalla Corte Costituzionale»
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Non si ferma la polemica sugli ultimi risvolti in merito alla "Norma Laghi" che che vieta «la realizzazione nei parchi nazionali e regionali di impianti di produzione energetica alimentati da biomasse, con sede ricadente nel territorio calabrese, con potenza eccedente 10Mwatt termici». Il provvedimento approvato in Consiglio regionale, afferma il promotore, Fernando Laghi, è sostenuto dallo stesso Presidente della Giunta, Roberto Occhiuto, e ora è stato impugnato dal Governo.
«La posizione del Consiglio dei ministri - ha dichiarato il consigliere regionale, Ferdinando Laghi - non è predittiva di quanto ancora potrà avvenire, né tanto meno definitiva. Per questo invito i sostenitori di Sorgenia ad un atteggiamento più cauto».
«A dimostrarlo - continua Laghi - sono i fatti: ci sono precedenti, anche recenti, di leggi approvate nel Consiglio Regionale calabrese, impugnate dal Governo e poi ripristinate, in tutto o in parte, dalla Corte Costituzionale (si pensi a quella sulla Fibromialgia, oppure a quella concernente il Noleggio Con Conducente –NCC-, ad esempio). Il percorso, quindi, è lungi dall’essere concluso».
«In ogni caso, questa impugnativa, comunque evolva - prosegue Laghi -, non va a modificare quanto previsto nel Piano del Parco Nazionale del Pollino, che esplicitamente prevede, nel territorio del Parco del Pollino, centrali a biomasse con una potenza massima di 10 Mw termici, dal quale la norma, che io ho proposto e il Consiglio Regionale approvato, è stata estrapolata».
Laghi si rimette così alle dichiarazioni dello stesso Occhiuto che con forza continua a sostenere che «una centrale a biomasse nel cuore del Parco più grande d'Italia non ci può stare».
«L’esultanza di oggi, che trovo un po’ prematura e a tratti eccessiva - conclude il consigliere Ferdinando Laghi - fa certamente felice Sorgenia ma non rappresenta una situazione definitiva, né, soprattutto, rispecchia la volontà del territorio che, negli anni e ancora oggi, ha già fatto sentire la sua avversione nei confronti del “Mostro del Mercure”».