VIDEO | Le difficoltà dei dem e la fase congressuale che condurrà alle Primarie al centro della puntata del talk condotto da Antonella Grippo. Cassese: «Le idee che ispirano un partito non possono essere costruite a tavolino». Ospiti anche Roberto Napoletano, Flavia Perina e Riccardo Tucci. Guarda la puntata
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Tocca a Roberto Vecchioni con il suo “El bandolero stanco” aprire la nuova puntata di Perfidia. Sullo sfondo, tra le fiamme di Perfidia, il titolo della puntata scelto da Antonella Grippo, mai tenera con Il Pd. E infatti il suo “C’è vita a sinistra?”, diventa per lei una sorta di domanda retorica: «Ci interroghiamo circa i destini ormai tragici del Pd che muove inesorabilmente verso un inesorabile cupio dissolvi» in una «grottesca fase costituente» in cui si sfidano i protagonisti delle future primarie: Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Lei, la donna dei diritti civili e dalle possibili molteplici sensibilità progressiste, e lui l’uomo pragmatico «autonomamente differenziato». L’impressione però, per la conduttrice, è che il Pd «non sa che pesci prendere essendosi congedato dal suo elettorato di riferimento».
Una tesi, quella della conduttrice, che si riscontra anche nelle parole di Sabino Cassese, fine giurista, ospite di Perfidia, che a proposito del Pd sostiene che il Partito democratico «manca di un programma, manca di una piattaforma». Questo è il vero problema per il giudice emerito della Consulta. «Bisogna che ci siano idee, bisogna che queste idee non nascano sul mio tavolo di studioso, ma nella osservazione di quello di cui c'è bisogno nel nostro paese. È questa mancanza di un contatto con i reali problemi del paese che mi preoccupa»
Bruno Bossio: «Tra Bonaccini e Schlein scelgo De Micheli»
A spiegare lo scenario attuale è l’ex parlamentare dem, Enza Bruno Bossio, ospite in studio insieme al deputato cinque stelle Riccardo Tucci e al sindaco di Sapri, Antonio Gentile.
«Alle Primarie bisogna arrivarci con i voti degli scritti, e quindi – argomenta Bruno Bossio - bisogna capire la Schlein, che sicuramente ha una sua audience esterna, quanto ne ha tra gli iscritti e quanto gli scritti si iscriveranno per sostenere la Schlein. Quindi i conti si fanno alla fine. Certamente in questo momento c'è Bonacini che è in pole position, perché rappresenta in qualche misura la solidità. Ma poi se si vuole votare l'innovazione c’è Paola De Micheli che è una donna libera. Non la tengono tanto in considerazione, come per esempio per tanto tempo non hanno tenuto in considerazione me. Perché le donne libere non sono tenute in considerazione nei partiti maschili. Proviamo a rovesciarla questa cosa…» dice, sottolineando che Elly Schlein «non c’entra niente con il Partito democratico».
Non è pessimista il primo cittadino di Sapri – ex Pd oggi senza tessera -, secondo cui di «sinistra ce n’è», ma soprattutto perché oggi «non è giusto identificare la sinistra con il Partito democratico». Per Gentile sono però «primarie in difesa», ed è un errore rinchiudere il dibattito tra due o tre figure. Piuttosto Gentile è convinto che «più che di sinistra, c’è bisogno di vero riformismo».
Tra le difficoltà del Pd ce n’è una che sta provando la scalata alla vetta tra le opposizioni. Riccardo Tucci rassicura tutti sostenendo che quella del Movimento è la strada che si segue già da dieci anni. «Se essere di sinistra significa difendere il reddito di cittadinanza ben venga essere di sinistra. Ma abbiamo fatto una politica sempre incentrata sui temi», dice il politico vibonese.
Napoletano: «Troppa confusione nel Pd, punito dagli elettori»
Per il direttore de “Il Quotidiano del Sud” Roberto Napoletano, quello del Pd è nient’altro che «un matrimonio contro natura, che dura da troppo tempo. Cioè questo matrimonio va consumato oppure va sciolto».
Un ragionamento che muove dall’assunto che all’interno del Pd c'è un'anima post democristiana e un'anima post comunista, due anime che si sono sempre contrastate. L’approdo avrebbe dovuto essere un partito riformista moderno dove queste due anime si incontrano. «Secondo me non si sono mai incontrate e anche nel dibattito che sta animando questa gara, ancora una volta c’è prima il nome e manca la discussione sui contenuti e su quello che deve servire per rispondere ai bisogni collettivi».
Per Napoletano c’è un rischio politico enorme, ed è quello che si perda quest'anima socialista riformista cattolica, un po' sull’esempio francese, dal quale il direttore si guarda bene. «Però – aggiunge - vedo che addirittura che forze di ispirazione cattolica e moderata, che sono dentro il partito, vanno a sostenere chi è fuori del partito. C'è troppa confusione sinceramente, ma anche nel modo di fare opposizione. Non è che le ragioni di interesse nazionale sono finite. Questo paese nel silenzio collettivo ha vissuto un miracolo. Ci fosse stato qualcuno che avesse detto che per la prima volta il Mezzogiorno d'Italia, nel 2021 fino a giugno 2022, è cresciuto più della media europea, o che si è ridotto il rischio di povertà. Questo è compito di un partito della sinistra che è responsabile. Non può essere responsabile per il governo di unità nazionale e irresponsabile quando gli elettori hanno punito la loro confusione. Il problema dell'Italia è ancora sul tappeto e come tale va affrontato».
Bruno Bossio: «Abbiamo sbagliato tutto»
Bruno Bossio, di fronte all’analisi di Napoletano, non può far altro che elencare gli errori del Pd, a partire da una campagna elettorale sbagliata: «L’abbiamo sbagliata nelle liste, auto conservative del gruppo dirigente nazionale, e questo è stato un segnale bruttissimo sui territori; l’abbiamo sbagliata sui contenuti, perché se siamo partito di sistema dobbiamo andare fino in fondo sulle scelte fatte, come ha fatto il Movimento 5 stelle sul fronte della protezione sociale. Quindi da una parte la strategia dall’altra la difesa sociale. Questo deve diventare il Partito democratico. Ma quello che ho visto fino ad ora è un partito che si è allontanato dal tema dei diritti dalle disuguaglianze ma anche dal tema degli investimenti al Sud».
Perina: «Per il Pd c’è un problema di rappresentanza»
Al di là degli sguardi identitari, per la giornalista Flavia Perina, c'è un tema di rappresentanza molto chiaro per chi aspira a rappresentare il centrodestra - ed è molto chiaro anche da questa manovra economica - che «in qualche modo sposta il peso della crisi da alcune categorie verso altre. Una platea piuttosto larga di pensionati ad esempio sarà penalizzata perché dovrà rinunciare all'adeguamento all'inflazione, quindi metterà un gettone nel piatto della crisi e quel gettone lo prenderanno altre persone, le partite Iva. Quindi è molto chiaro chi vuole rappresentare il centrodestra. Meno chiara in questo momento è il tipo di rappresentanza che vuole caricarsi la sinistra. Secondo me questa è una questione dirimente, perché in una dinamica di un paese dove ormai di destra e sinistra si confrontano senza mediazione, bisogna scegliere con chi stare, da chi farsi votare e quali interessi difendere. Non si può pensare di stare con tutti, difendere gli interessi di tutti e sostenere tutti».
L’esempio più calzante per Perina è rappresentato dal tema dell’autonomia differenziata: «La regione Emilia-Romagna esprime i due candidati alla leadership del Partito Democratico. Entrambi hanno seguito il Veneto e la Lombardia sulla questione dell’Autonomia e quindi è immaginabile in un futuro che si barcamena, che stenterà a mettersi di traverso al modello Calderoli che a mio giudizio sarebbe catastrofico per il sud. Io – conclude - ho visto un atteggiamento prudente».
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