Il sindaco del capoluogo sembrerebbe rassegnato al mancato accesso ai piani alti della Cittadella e si appresta a varare l'Esecutivo che lo accompagnerà alla fine della consiliatura
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Totogiunta al Comune di Catanzaro, alla luce dell’annunciato rimpasto, un esercizio al momento più di stile che di concretezza per chi conosce i fatti della politica locale. Malgrado si facciano trapelare notizie a beneficio di giornalisti intenti a rincorrere ogni possibile traccia. La realtà però è che l’operazione, pur essendo indefettibile, come abbiamo peraltro scritto qualche giorno fa, non può essere ancora attuale. Almeno fino alla formazione di un altro Esecutivo, quello regionale in cui il sindaco Sergio Abramo ambisce a entrare ma ogni giorno che passa con una speranza in meno.
Sembra infatti che Coraggio (che starebbe virando su una donna) lo abbia parzialmente mollato, anche se attenzione a sottovalutare le risorse di una figura dalle mille vite e con una capacità di farsi ascoltare negli ambienti partitici che contano non certo da ignorare. Gli ostacoli per lui restano, tuttavia. E senza un mezzo prodigio gli toccherà condurre il Comune fino al termine della consiliatura.
Faccenda non semplice per la rovente situazione che si è venuta a determinare a Palazzo De Nobili. Una realtà in cui il leader locale di Forza Italia Mimmo Tallini, scaricato in modo palese dai vertici regionali azzurri, ma ancora in sella, ha un conto aperto con lo stesso Abramo e gli alleati di ferro di quest’ultimo: i rappresentanti del gruppo di Catanzaro da Vivere, dall’ormai ex collega consigliere Baldo Esposito a Marco Polimeni.
Al di là di ogni considerazione, però, è chiaro che l’ipotesi di un maquillage della squadra di Abramo (o del facente funzioni che lo sostituirà se dovesse andare in Cittadella) non sarà quella che è circolata sabato ad appannaggio di pochi e forse volutamente fuorviante. L’elenco delle new entry, che fra poco smonteremo stigmatizzandone i punti di debolezza, era infatti formato da Antonio Ursino, Enrico Consolante, Andrea Amendola, Roberta Gallo, Eugenio Riccio e Giuseppe Pisano.
Troppi errori, però, perché chi l’ha compilata non ha pensato al fatto che intanto il ragionamento dovrà coinvolgere anche i vertici delle Partecipate, ma ancor di più essere fedele ai desiderata dei soggetti politici che hanno contribuito alla per certi versi clamorosa vittoria del centrodestra nel 2017. Senza contare il gioco dei subentranti in caso di assessori interni (ovvero già consiglieri, obbligati alle dimissioni e dunque surrogati in base alla normativa comunale) a cui sono in molti a fare attenzione. È il caso di quattro nomi su tutti, a cui si potrebbero aprire (o riaprire a seconda dei casi) le porti di Palazzo De Nobili.
Si tratta dell’ex membro della giunta Abramo, Alessio Sculco, il quale avendo dato forfait dall’Esecutivo ha “perso tutto”, di Francesco Scarpino (vicino al rieletto in Regione Filippo Mancuso), di Manuel Laudadio (passato con il suo importante gruppo familiare dal Pd alla corte di Esposito, senza però grossa fortuna dopo la bruciante sconfitta di 15 giorni fa) e infine Antonella Nesticò allontanatasi molto dal sindaco e pare a sostegno del centrosinistra alla tornata di inizio ottobre. A cui nessun vuol fare regali senza un tornaconto politico.
C’è però il fatto che proprio Fi ha al memento ben quattro assessori (Ivan Cardamone, Mimmo Cavallaro, Lea Concolino e Rosario Lostumbo) con soli altrettanti consiglieri. Proporzione che si vorrebbe cambiare, ma sapendo come sia complicato. Così come congedare qualcuno (Lostumbo ad esempio) incaricato da poco e ora a… rischio. Grane per sindaco e partiti vari che dovranno pur gestire i futuri cambi nei gruppi.