Si cerca di scongiurare il ricorso alle primarie, metodo di investitura del candidato unitario che può generare pericolosi conflitti in una coalizione che al momento sembra in netto in vantaggio
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Tante parole, molte delle quali nel solito politichese, ma la realtà è che il centrosinistra catanzarese, Nuovo o vecchio che sia, ruota intorno all’asse Pd-M5s impegnato in un dialogo serrato per capire come concretizzare la netta posizione di vantaggio acquisita in vista delle Amministrative del capoluogo della prossima primavera.
La coalizione, anche attraverso uno dei tanti comunicati stampa emessi nell’ultimo periodo, accredita ufficialmente la tesi dell’attività «finalizzata alla costruzione di un progetto progressista, riformista e unitario». Ed ancora che «i partiti e movimenti del gruppo, in linea con quanto previsto dalla Carta dei Principi e dei Valori, sono tutti concordi nell’ampliare la partecipazione, dando spazio a tutte quelle sane forze della società civile intenzionate a contribuire al rilancio e alla rinascita della città».
Fin qui le solite dichiarazioni di prammatica secondo i consueti logori cliché della “politica-politicante” da cui emergono, però, due notizie: «Il ricorso alle primarie quale strumento di ultima istanza in grado, in extrema ratio, di garantire la scelta del migliore candidato a sindaco e preservare l’unità del tavolo nonché l’avvio delle interlocuzioni con i potenziali pretendenti da svolgersi entro sette-otto giorni da oggi».
Che “tradotto” vuol dire come lo schieramento, ribadiamo a trazione Democrat e Cinquestelle, stia tentando di non gettare alle ortiche un divario, anche abbastanza consistente, rispetto a un centrodestra lacerato, svogliato e forse con la “pancia piena” dopo anni (meglio decenni) di vittorie, in cui, almeno al momento, si procede in ordine sparso.
Ecco allora come i più avveduti nel fronte dei moderati e delle varie sinistre stiano provando ad evitare un metodo, quello delle primarie appunto, che può generare conflitti pericolosi per l’unità di un’aggregazione su cui aleggia lo spettro di sbagliare un rigore a porta vuota. È il motivo per il quale l’obiettivo è trovare qualche aspirante primo cittadino che possa andar bene a tutti, rassicurando quanti resteranno fuori da questa partita (non pochi) su un punto chiave: qualcosa di comunque appetibile per loro ci sarà. Del resto il Manuale Cencelli è noto ai più, vecchi e nuovi.
“Diplomazie” al lavoro, dunque, perché il problema da risolvere per scalare il vertice di Palazzo De Nobili stavolta pare una faccenda esclusivamente interna a un centrosinistra che sembra benedetto da ogni parte, persino cioè dai più irriducibili degli avversari. Che, lo si ribadisce, hanno le ruote sgonfie e poca voglia di rimettersi in pista.
Ma non è finita qui, perché sullo sfondo c’è un’altra questione, politica, importante: dare la sensazione che il merito della vittoria sarà corale, vale a dire anche delle realtà minori (molto minori in termini di voti). Forze che dopo anni di oblio vogliono, anche legittimamente, riguadagnare una centralità perduta. È fin troppo evidente, però, che le scelte fondamentali non passeranno di certo da loro. Ma la “vulgata” deve mettere in rilievo a ogni costo il contributo di diverse anime.
Una strategia che si può capire, anche se chi conosce la verità sa bene come il nome del futuro competitor alla carica di sindaco della coalizione uscirà dalle stanze del Pd con il gradimento dei pentastellati, of course. Gli altri, invece, si adegueranno, iniziando poi l’opera di costruzione delle liste con un’ancora ipotetica spartizione delle cariche (di Giunta, Consiglio e “sottogoverno”) che saranno assegnate in base ai reali rapporti di forza sanciti dalle urne. Nulla di diverso.