Il sindaco difende la tenuta della sua amministrazione: «La sostiene chi vuole stabilità istituzionale». Glissa sulla querelle scoppiata sul nome dell’aeroporto: «Credo in un’unica area metropolitana». E su Abramo: «Ha lasciato un disastro»
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Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro e da ieri ufficialmente in corsa anche per la guida dell’ente intermedio, ha fatto chiarezza - intervistato da LaC News24 - su una serie di vicende di cui è stato protagonista di recente. Situazioni e questioni, ad avviso di alcuni addirittura ombre sul piano politico, a cui però Fiorita ha risposto con le “sue luci” delle cose fatte e dei risultati ottenuti (a cui, come si leggerà oltre, fa ampio riferimento). Obiettivi centrati, malgrado il poco tempo a disposizione per operare, che hanno caratterizzato l’avvio del suo mandato. Respinte seccamente al mittente, dunque, voci e accuse di avere un feeling particolare con il vecchio, e nuovo, centrodestra locale pur di governare all’insegna di un “disinvolto machiavellismo”, il sindaco ha spiegato perché è un primo cittadino pienamente legittimato e addirittura con una maggioranza stabile e non frutto di patti quasi giornalieri con molti consiglieri. Tesi accreditata dai boatos, per la verità più malevoli verso di lui, secondo cui manterrebbe la poltrona proprio grazie a continue concessioni ai rivali.
Punto di partenza della chiacchierata, tuttavia, l’ormai vessata questione del cambio di nome all’aeroporto di Lamezia Terme con l’aggiunta di un trattino Catanzaro.
Sindaco, sulla proposta da lei avanzata di cambio di denominazione dell'aeroporto di Lamezia, si è scatenata una bufera mediatica. Ma, al di là di tutto, non ritiene che la sua fitta agenda abbia ben altre priorità, più concrete e tangibili nella quotidianità dei catanzaresi?
«Mi meraviglia molto che giornalisti attenti ed esperti considerino una priorità una proposta, peraltro inserita in un ragionamento molto più ampio sul ruolo dell’aeroporto, che occupa solo cinque righe su una relazione di ben 64 pagine contenente una visione complessiva della città. Documento che perfino alcuni consiglieri di opposizione hanno definito interessante. E includente le nostre proposte, serie e ponderate, su questioni vitali come l’ambiente, la depurazione, le energie rinnovabili, il porto, il sistema scolastico, una nuova lettura del centro storico, il ciclo della conoscenza che include formazione e cultura. Ma non sfuggo alla domanda. La proposta, come già ho avuto modo di spiegare, tende all’unità tra Catanzaro e Lamezia e i loro due territori, nell’ottica di un’area metropolitana tra le due città in cui io credo molto. Mi spiace che qualcuno a Lamezia l’abbia percepita come un attacco alle prerogative di una consorella. Ma ci sarà modo di chiarirsi e presto incontrerò il sindaco Paolo Mascaro per gettare le basi di un rilancio dell’idea dell’area metropolitana».
Appena ufficializzata la notizia della sua candidatura alla presidenza della Provincia, il consigliere Sergio Costanzo che, pur eletto nelle file di Rinascita ha dichiarato in Aula di volerla appoggiare per il bene della città, ha espresso forti perplessità sui social rispetto a questa scelta. Come commenta?
«Che innanzitutto lo ringrazio per la posizione molto responsabile assunta in Consiglio. E che esprime delle preoccupazioni nient’affatto campate in aria. Al punto che ho riflettuto molto prima di accettare una delicata candidatura. Non sono sceso in campo per una forma di narcisismo, anche perché essere il sindaco di Catanzaro, capoluogo di regione, è già un altissimo riconoscimento politico-istituzionale. Ma non mi sono tirato indietro perché, da più parti, mi è stato chiesto di salvare una “baracca” in gravi difficoltà come la Provincia, seppellita da debiti e perfino impossibilitata a pagare con regolarità gli stipendi ai dipendenti. È questo lo stato in cui il centrodestra ha lasciato l’ente. Ma anche in Comune ho trovato situazioni incredibili. Si pensi alla vicenda dei lavori allo stadio Nicola Ceravolo, che ci espone al pagamento di più di un milione di euro. Spero di essere all’altezza della sfida, dunque. Però posso già assicurare che farò di tutto per raddrizzare la situazione economica della Provincia, attivando ogni iniziativa politica nei confronti del Governo, del Parlamento e della Regione».
Le Provinciali si terranno quasi a spoglio ancora in corso per le Politiche. Non ritiene che l'esito per il rinnovo del Parlamento, potrà in qualche misura condizionare la competizione per l'ente intermedio?
«Si voterà per il presidente dell’ente intermedio. Non per il premier. Sindaci e consiglieri degli 80 Comuni del nostro territorio voteranno di sicuro in base alle loro appartenenze. Ma sono certo che prevarrà un voto consapevole, rivolto al superamento della crisi dell’ente. I sindaci hanno sentito lontana la Provincia in questi anni e ora vogliono recuperare un protagonismo nuovo, soprattutto sotto il profilo della programmazione e dell’impiego delle risorse. Si esprimeranno senza quindi rivolgere il pensiero ai risultati delle Politiche».
Fra circa tre settimane taglierà il traguardo dei primi cento giorni di mandato, appuntamento di solito importante per non dire emblematico per capire tanto sul futuro di qualunque Amministrazione. Ci dica, con quali primi risultati arriverà alla "fatidica" data?
«Sono stati mesi di duro lavoro perché l’immagine di un’Amministrazione in salute (versione accreditata dal predecessore di lungo corso Sergio Abramo, ndr) non ha trovato riscontro nella realtà. Sono stato accerchiato dalle emergenze. A partire dal cattivo funzionamento del depuratore di Lido e dalla crisi idrica, proseguendo dallo stato delle scuole a poche settimane dalla riapertura alla vicenda dei pontili. Senza contare lo stato disastroso della pulizia delle strade. Ci mancava solo il più consistente sbarco di migranti che Catanzaro abbia mai registrato (quello del 24 agosto scorso, Ndr). Ce la siamo cavata egregiamente, mi pare. Abbiamo pensato ai nostri anziani con l’iniziativa Sos Caldo, che ha avuto un ottimo riscontro. Stiamo per riaprire i due palazzetti dello sport. Abbiamo lavorato sul fronte della “Città delle Regole”, che a Catanzaro molti non rispettano, con la lotta agli allacci abusivi alla rete idrica e ai furbetti della spazzatura. Che abbiamo colpito grazie alle foto-trappole. Ma questo non ci ha impedito di avviare un programma serio di ricognizione di tutti i finanziamenti chiesti dalla passata Amministrazione. Perché abbiamo intenzione di non perdere neppure un centesimo, ma anche di non riempire la città di scatole vuote. Posso dire che ogni settore vitale dell’Amministrazione, a fronte di una grave carenza di personale, ha ripreso a girare. Come ovvio, però, siamo solo all’inizio di un lungo viaggio che durerà cinque anni».
Non è certo un mistero che la sua maggioranza stia in piedi grazie ai voti della folta "pattuglia consiliare" guidata da Antonello Talerico. Dichiarato uomo di centrodestra e per giunta di recente molto salace (eufemismo!) su Facebook nei confronti del leader del Pd, Enrico Letta. Partito che di fatto l'ha espressa quale aspirante primo cittadino, poi vittorioso al ballottaggio dello scorso 26 giugno. Insomma, non è facile per lei tenere tutto insieme?
«Il faro di riferimento politico della consiliatura è la netta vittoria del sindaco al ballottaggio. Su questo dato, unanimemente riconosciuto, si è costruita non una maggioranza nel senso classico, fatta di accordi e alleanze sottobanco. Ma una definibile della stabilità istituzionale. La situazione politica di Catanzaro è frutto dei tempi. Della debolezza dei partiti, della grande confusione negli schieramenti. Penso che l’unità di intenti cementata dalla maggior parte dei consiglieri, sul piano della responsabilità e delle risposte da dare alla città, sia un fatto positivo, anche perché ognuno mantiene dignitosamente la propria autonomia. Uno scenario in cui il ruolo di Antonello Talerico, che ha peraltro condiviso con me la bella esperienza di candidatura nel 2017 (ai tempi della costituzione e nascita di fatto del movimento civico CambiaVento, di cui Fiorita è leader indiscusso, ndr) è di sicuro importante. È una persona attrezzata culturalmente, molto vivace sul piano dell’ideazione, ma soprattutto tanto innamorata della città per la quale vuole spendersi».
Non si placano voci e illazioni sui suoi inciuci e accorduni, del tutto presunti fino a prova del contrario, con una parte rilevante della vecchia nomenclatura politica locale di centrodestra. Cosa risponde in merito?
«Il centrodestra si è presentato spaccato e dunque diviso alle Amministrative del 2022, al punto che il troncone principale costituito da Forza Italia e Lega, a cui si è poi aggiunto Fratelli d’Italia (al cosiddetto secondo turno, dopo la scelta di correre da solo con Wanda Ferro aspirante sindaco, ndr), ha puntato su un candidato con una solida tradizione di sinistra (Valerio Donato, ndr). E la mia candidatura, nata nel campo largo del centrosinistra, si è inserita in questo contesto, proponendosi in maniera vincente con un programma che ha evidentemente convinto gli elettori. L’ampiezza della mia vittoria al ballottaggio cancella ogni ombra di accordi sottobanco. L’unico patto alla luce del sole è stato quello con Antonello Talerico, personalità appartenente all’area moderata del centrodestra, che è rappresentato in Giunta da un suo assessore. Non si troverà invece traccia di alcuna compensazione. Di nessuna ricompensa. La carica di vicepresidente del civico consesso alla consigliera Manuela Costanzo altro non è che il riconoscimento a un esponente della minoranza, contraltare all’elezione di Gianmichele Bosco alla presidenza».