Sui social sono numerose le critiche che contraddicono l’ottimismo del sindaco Abramo impegnato soprattutto a esaltare la mega struttura convertita a centro vaccini. Ma la colpa di molti problemi non è del primo cittadino
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Inaugurato soltanto ieri l’hub per la somministrazione dei vaccini antiCovid all'ente fiera Magna Graecia di Lido, peraltro per come puntualmente documentato dalla collega Rossella Galati, è già rovente la polemica social nei confronti dell'Amministrazione comunale di Catanzaro. Proviamo tuttavia a capirne il motivo e se tutte le critiche vadano effettivamente rivolte allo stesso Sergìun.
Iniziamo con il dire che, dopo aver voluto la realizzazione del mega-edificio del quartiere marinaro e sapendo come difficilmente potrà assolvere alla sua mission commerciale in tempi brevi, naturalmente a causa della nefasta presenza del Sars-Cov-2, il sindaco non perde occasione di portare lì i giornalisti per farne in un modo o nell'altro parlare.
Una 'spinta' continua, insomma, all'amata Allianz Arena - come da noi ribattezzata - per la vaga somiglianza stilistica ai grandi e moderni stadi di calcio sponsorizzati dalla nota compagnia assicurativa tedesca.
Era del resto accaduto anche poche ore prima di tagliare il nastro dell'hub - ovvero in mattinata - con la conferenza stampa di presentazione dell'avvio dei lavori alla rotatoria del vicino bivio Nalini, la porta d'ingresso alla grande e popolosa zona marina della città.
Ma questa - come ripetiamo spesso - è un'altra storia al pari dell'idea di tenere le prove scritte del cosiddetto esame di avvocato (poi cassata dalla decisione ministeriale di sottoporre l'accesso alla professione solo attraverso la parte orale, sempre a causa dell'emergenza pandemica) e altre mille trovate per valorizzare sin da subito l'ente fiera affinché non diventi una 'cattedrale nel deserto' quasi prim'ancora di vedere la luce.
Comunque sia, nel pomeriggio di ieri - oltre naturalmente ad Abramo - alla cerimonia di apertura dell'hub hanno partecipato i massimi esponenti degli organismi politici e istituzionali locali coinvolti nel programma di contrasto al Covid fra cui il governatore reggente Nino Spirlì, il commissario straordinario della Sanità calabrese Guido Longo e il dg della Protezione civile regionale Fortunato Varone.
Tutti, o quasi, intenti a snocciolare numeri come se piovesse, mettendo in risalto che appena le dosi del vaccino saranno disponibili si punta dritti alle 20mila somministrazioni al giorno in Calabria. Bene, molto bene.
Ma perché allora l'attacco via Facebook al Sergìun? Semplice: dalla sua pagina ufficiale ha invitato coloro che hanno compiuto i 70 anni, anche se pare stiano accettando i nati dal 1951 a scendere, quindi non ancora tecnicamente giunti alla fatidica soglia anagrafica per qualche mese, a prenotarsi per ricevere l'agognata dose. Fatto che ha però, come premesso, scatenato il dibattito sulle carenze nelle procedure di prenotazione e altre circostanze nient'affatto marginali.
Il riferimento è, ad esempio, alla piattaforma nazionale 'bloccata' o che non accetta determinati soggetti; all'esclusione delle persone fragili, ossia quelle con varie patologie (anche gravi) malgrado un'età ben al di sotto dei 70; all'inesistenza di un registro pubblico comunale degli stessi soggetti ammalati e infine, ma qui ci allontaniamo un po' dallo stretto ambito della gestione della campagna vaccinale, al mancato aiuto alle donne e agli uomini - ricadenti appunto nella categoria dei soggetti fragili per ragioni di salute - tramite un addetto (o più) a tale servizio incaricato dall'assessorato alle Politiche Sociali.
Tutto giusto? Le segnalazioni di sicuro sì. Il bersaglio delle medesime lamentazioni, neanche a dirlo il sindaco, non sempre. Nel senso che, nel caso di specie almeno, le responsabilità di talune grosse e per certi versi intollerabili lacune sono da rinvenirsi nel livello regionale e ancor di più governativo.
Il problema del Sergìun è però che - come direbbero a Roma - "se la va cercando", non perdendo occasione di rivendicare meriti e fare passerella su ogni cosa positiva. Atteggiamento che, come ovvio, ha un risvolto della medaglia e porta talvolta a prendersi pure qualche rimbrotto per colpe non proprie.
Ma sono i "social bellezza" (celebre espressione cinematografica da noi rivisitata), che usati a fini propagandastici poi si ritorcono contro a chi incautamente lo fa. Non si può infatti tramutare ogni atto o provvedimento compiuto anche e soprattutto a fini sociali per accendere i riflettori o piazzare una bandierina.