Un Consiglio comunale di routine, almeno in apparenza, quello di ieri nella città di Catanzaro. Fra canoni, alienazioni, prese d'atto, assegnazione di posti al cimitero e un bel po' di, quasi immancabili, debiti fuori bilancio, è sembrato non emergere alcuna discussione sostanzialmente interessante

Ma non è stato proprio così. Poiché agli addetti ai lavori non è sfuggita, soprattutto dopo aver saputo dell'esito della riunione dei capigruppo di inizio settimana, la questione sullo sfondo, ovvero la ricognizione sulle Partecipate

Che oltretutto ha già iniziato a scaldare gli animi in aula forse in vista di un confronto molto più acceso quando la specifica tematica approderà ufficialmente nella civica assise. 

Il rendiconto delle cosiddette Municipalizzate dovrà infatti presto essere 'incasellato' nel documento finanziario generale dell'ente. Ebbene, in merito bisogna preliminarmente commentare che se su Amc e Fondazione Politeama ci sono gli elementi per esclamare “nulla quaestio”, è stata ribadita la decisione (peraltro ormai nota) della scelta di dismettere le quote del Comalca ossia il consorzio del mercato agricolo-alimentare della Calabria

Si parla di una struttura con sede in località Germaneto e dunque nel capoluogo, definito all'atto della costituzione “il principale centro agroalimentare della regione con funzione di coordinamento tra i vari mercati del territorio e nazionali”. 

Ma tant'è, evidentemente non sono più i tempi in cui il Consorzio veniva considerato strategico anche da Palazzo De Nobili - godendo peraltro del grande impulso datogli dall'attivissimo presidente della Camera di Commercio di allora Paolo Abramo, fratello maggiore del sindaco Sergio - e dunque ecco palesarsi la volontà dello 'sganciamento' da parte del Comune. 

I soldi pubblici, del resto, vanno spesi con oculatezza e non si può certo impiegarli in una realtà che non produce benefici tangibili, o li apporta in misura minore agli investimenti fatti, all'ente nel caso di specie locale e di conseguenza a tutta la comunità amministrata. 

Fin qui più o meno tutto ok, allora, se non fosse per la solita Catanzaro Servizi, che dà - da sempre - dei grattacapi in virtù però di una gestione non sempre facile anche e soprattutto alla luce di una pianta organica in passato sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze anche magari in ragione dell'esigenza di sopperire al blocco del turn-over a Palazzo De Nobili con spostamenti mirati al fine di... tappare i buchi. Ma non solo per tale ragione, come ovvio. 

La Partecipata, comunque sia, anche adesso che non può più fare assunzioni a causa del divieto del Mef, sembra intoccabile sotto ogni aspetto, perché rimane un asset strategico per la maggioranza.

Appannaggio di alcune forze in particolare che pertanto la difendono a spada tratta, sfruttando il tema (questo stragiusto, ci mancherebbe) dell'assoluta necessità di salvaguardare i livelli occupazionali. 

Al di là di tutto, però, ora il nocciolo della questione è che l'azienda deve espletare alcuni servizi per cui non dispone di addetti, anche in virtù della già sottolineata impossibilità di nuovi ingressi. Da qui il ricorso alle esternalizzazioni con una serie di questioni... sul tavolo fra cui l'eventuale assorbimento delle unità lavorative fornite dalle ditte esterne.

Da chiarire resta, però, anche la vicenda dell'aumento di capitale per una cifra davvero considerevole, che qualcuno avrebbe invece scambiato per un debito da ripianare, dovendo poi correre ai ripari con la correzione delle carte. Staremo dunque a vedere cosa succederà quanto il delicato punto sarà all'ordine del giorno dell'assemblea cittadina.