Sergio Abramo è agli sgoccioli con l'esperienza da sindaco e in città si fa largo la voce secondo cui molti ne starebbero sollecitando l'intervento diretto allo scopo di aprire una nuova casa dei moderati che punti alle Comunali
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Ritorno del Grande Centro? Di una nuova Dc, magari come va di moda adesso da definire 4.0, o qualcosa di simile? A livello nazionale se n’è già tanto discusso. Ma finora, appunto, solo discusso. Nulla più, mentre nella periferica Catanzaro pare esserci una prospettiva diversa rispetto a una generica chiacchiera relativa a quest’ipotesi. Tutto, manco a dirlo, ruota attorno alla figura - sempre centrale - del sindaco Sergio Abramo, che in molti starebbero tirando per la giacchetta al fine di dare il La a un progetto a cuore di gruppi formati da moderati con velleità di andare al vertice di Palazzo De Nobili nella fase post-Abramo.
E il perché di tale ardito tentativo - un po’ “ideologico”, ma anche tanto strategico - è presto spiegato: sia nel finora granitico e vincente centrodestra catanzarese, quanto dalla parte opposta da anni sensibilmente meno competitiva nelle urne, non mancano problemi talvolta analoghi. Soprattutto sotto il profilo dello strapotere di certe ingombranti figure che però in ragione dei loro voti in una logica diciamo così bipolare (ossia all’insegna di un duello a cui eventuali terze e quarte forze in campo potrebbero al massimo rendersi protagoniste di una partecipazione di… bandiera) risultano decisivi per il successo finale.
Ecco allora che l’idea è chiara. Richiamarsi ai valori di quei soggetti che hanno rappresentato la vecchia Balena Bianca sul territorio, la maggior parte ancora in vita peraltro allo scopo di costituire un partito - se non addirittura un polo - moderato e di ispirazione cattolica. Un soggetto politico con dentro big locali desiderosi - o necessitati, fate voi - di trovare una strada nuova. Certo, la dimensione del capoluogo calabro pare parecchio angusta per dar slancio a un piano del genere e come non bastasse i tempi sono molto diversi da quelli in cui lo Scudocrociato dominava. Resta il fatto, però, che in città (considerata da alcuni alla stregua di un ipotetico laboratorio) si parla - seppur in maniera ancora sibillina - di un’aggregazione centrista in concorrenza con i due schieramenti tradizionali.
Un contenitore in cui troverebbero posto pezzi di un Pd, o dell’area che vi gravita attorno, a Catanzaro ancora troppo frammentato così come di un centrodestra in cui, se non cambierà lo scenario attuale, la resa dei conti interna fra apparati ormai troppo concorrenziali sembra inevitabile. E non sarà di sicuro un confronto “rose e fiori”. Senza contare questioni più marginali, ma per alcuni di un qualche imbarazzo, quali ad esempio la poca familiarità nella gestione del rapporto al Sud con la realtà Lega. Un alleato di peso, il Carroccio, che ha ottenuto messe di consensi a ogni latitudine ma sempre osteggiata quando gioca la sua partita nel Mezzogiorno ad appuntamenti quali le Amministrative. Neppure questo, però, fa la differenza. Perché la vera faccenda chiave - mai come stavolta - è la scelta del primo cittadino. Una decisione su cui può vinvere la mano prendendosi l’intera posta in palio - o viceversa saltare - il banco. Da una parte e dall’altra.
Un’investitura, quella del sindaco, che allo stato attuale in città non potrebbe non cadere curiosamente, tanto a Destra quanto a Sinistra, su figure espressioni delle appena citate liste civiche. Ma con il “carico” che tanti candidati si troverebbero a rivaleggiare contro taluni colleghi, malgrado le grandi affinità con loro.
Un idem sentire (leggasi omogeneità) per cui molti confluirebbero volentieri in una forza dove cadrebbe l’obbligo di stare invece accanto a “scomodi” compagni di viaggio. Persone con cui, come accaduto qualche mese dopo le Comunali del 2017, si è iniziato a litigare e non unicamente per… l’affaire Regionali.