Trentacinque assunzioni sono bloccate dalle lungaggini del Comune di Catanzaro. La denuncia è dei consiglieri comunali Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco intervenuti tramite nota stampa. «Risale a sei mesi addietro - scrivono - la nota stampa del Comune di Catanzaro che annunciava la Convenzione siglata con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per l'avvio delle misure di contrasto alla povertà previste dal Sia (Sostegno per l'Inclusione Attiva). Un progetto di oltre quattro milioni di euro che prevede numerosi azioni per l'intero Ambito territoriale sociale composto da 31 Comuni. Tra le varie azioni previste vi è quella del rafforzamento dell'organico del Settore Politiche Sociali del nostro Comune, in qualità di Capofila del suddetto Ambito, mediante l'assunzione a tempo determinato di 16 assistenti sociali, di cui 8 specializzati, 4 educatori professionali, 3 mediatori interculturali, 8 amministrativi, di cui 3 specializzati, 4 psicologi.

 

Trentacinque professionisti - spiegano - che avrebbero dovuto, già da tempo, affiancare il personale in forza al Settore e che invece continuano a rimanere disoccupati perché' il Comune di Catanzaro non provvede a pubblicare il bando per la loro assunzione. Un paradosso se si considera la crisi economica che attanaglia la nostra città e le condizioni di precarietà a cui è sottoposto il personale del Settore Politiche sociali che non riesce a soddisfare la sempre più crescente domanda proveniente dal territorio. Con l'innesto di forze nuove, probabilmente, si riuscirebbe a far partire, anche da noi, l'Ufficio di Piano dell'Ambito previsto dalla Legge 328/200, così come recepito dalla Legge regionale 23/2003 e per come stabilito dalle recenti Delibere di Giunta regionale in materia di riordino dei Servizi sociali regionali con annesso trasferimento delle deleghe ai Comuni. Perché', dunque, il Comune di Catanzaro - chiedono - non pubblica il bando per le assunzioni? Perché' non si adopera per avviare i 280 tirocini extracurriculari previsti? Perché', per una volta, non possiamo essere un Comune normale?».