INTERVISTA | Il deputato uscente è candidato all’uninominale Reggio-Locri. Rivendica i risultati politici in riva allo Stretto: «Siamo la provincia più azzurra del Paese». E apre al trasferimento temporaneo dei Bronzi: «Oltreoceano ogni 5 anni per un mese» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il Coordinamento è più vivo che mai. Tanti i ragazzi e le ragazze che presidiano il quartier generale di Francesco Cannizzaro che riceve uno dopo l’altro tanti amici e semplici cittadini che si lamentano di questo o quello che non funziona in questa città e in questa regione.
La sua candidatura, scontata a queste latitudini, suscita entusiasmo tra il popolo azzurro, il colore dominante della sede ormai storica, teatro di diverse campagne elettorali, e balzata agli onori della cronaca non più di dieci giorni fa quando sono stati esplosi tre colpi di pistola contro la vetrata. All’interno oltre al deputato reggino, anche i suoi collaboratori, i primi a dargli manforte e a non abbassare la guardia di fronte al vile gesto che è ancora al vaglio degli inquirenti.
Lui, deputato uscente, candidato al Collegio uninominale di Reggio-Locri per la Camera, preferisce non parlarne. Vuole evitare, dice, facili strumentalizzazioni.
L'intervista
Qualche giorno fa ha presentato le nuove adesioni al partito, con tanti sindaci e amministratori. Che sono arrivati dopo il risultato non proprio positivo delle amministrative. Come si costruisce il consenso?
«Il risultato dei 150 amministratori, di cui 21 sindaci della provincia di Reggio Calabria, è figlio e frutto della credibilità che si guadagna ponendosi come punto di riferimento per gli amministratori. E poi, avendo già fatto l’amministratore per tanti anni, partendo dalla base. Quindi io mi calo nei panni del sindaco, dell'amministratore, e so le esigenze che può avere per dare risposte alla comunità e io da parlamentare, da dirigente nazionale di partito sono vicino a loro aiutandoli a superare le difficoltà. Questo ti pone anche come politico credibile e chiaramente oggi questa fase è facilitata anche dall'entusiasmo che il nuovo corso della Regione sta generando, perché c'è un cambio di passo, un desiderio di cambiare la Calabria, che si sta dimostrando con atti concreti. Quindi questo, che è un consenso amministrativo, si traduce anche in consenso elettorale, perché poi i paladini sui territori sono gli amministratori»
Ha accompagnato per mano nella loro elezione tanto la compianta Jole Santelli, quanto il presidente Roberto Occhiuto, ma a lei chi la sostiene?
«Siamo una grande squadra in Calabria. Forza Italia può vantare questa aggregazione che evidentemente è difficoltoso riscontrare in altre Regioni. Ogni provincia della Calabria ha i suoi riferimenti, ha la sua classe dirigente poi in maniera assolutamente sincera e serena ci si aggrega per raggiungere l'obiettivo principale. Ad esempio quello di condurre alla vittoria un presidente di regione. Lo è stato per Jole e con la stessa formula lo è stato anche per Roberto Occhiuto che certamente vanta un curriculum di tutto rispetto, che ha un'esperienza straordinaria parlamentare, ma il fatto di essere riusciti ad aggregare così tante forze politiche, tanti amministratori e tanta gente, lo si deve a questa sinergia che tra province della Calabria siamo riusciti a creare, ognuno con le proprie caratteristiche e con le proprie peculiarità. Unendo le forze si vince, quindi è una squadra vincente quella che in Calabria ruota attorno a Forza Italia e sta governando il nuovo processo».
Da quel che sembra siete riusciti anche a mettere in soffitta, almeno per ora, quel campanilismo che ha caratterizzato la storia politica calabrese
«Siamo stati capaci secondo me di abbattere quelle stupide e antiche forme di campanilismo, secondo cui il reggino era reggino, il cosentino era cosentino e così via… che faceva sì che ognuno guardasse in cagnesco la provincia altrui. Abbiamo creato questa grande sinergia anche insieme al coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori che sta facendo un ottimo lavoro, e con cui abbiamo formato le liste alle scorse regionali, lavorando in vera sinergia».
Con Forza Italia che oscilla tra il 7 e il 9 % che significa essere la provincia più azzurra d’Italia? E quanto può pesare nella eventuale formazione del nuovo governo?
«Il fatto che la Calabria sia la regione con la più alta percentuale di Forza Italia infonde anche un senso di responsabilità in ognuno di noi. Per me personalmente da coordinatore della provincia più azzurra d’Italia ancora di più. Ma noi vogliamo chiaramente confermare il dato precedente pur sapendo che il trend nazionale incide su quello regionale e provinciale. Siamo però ottimisti, perché c’è entusiasmo intorno al progetto politico di Forza Italia che oggi è quello che guida la Regione. Quanto incide nella formazione di un eventuale governo? Oggi è assolutamente prematuro parlarne. E credo che sia un ragionamento che non si può fare in nessuna Regione. Intanto bisogna vincere le elezioni come centrodestra e io sono convinto che avremo una maggioranza qualificata. Ma poi, penso che la Calabria, al di là dei consensi che potrà avere qui da noi, debba avere un peso nella formazione di un governo e nelle dinamiche nazionali a prescindere, perché la Calabria ha dimostrato negli anni che a Forza Italia contribuisce non solo in termini di voti e preferenze, ma anche di idee e classe dirigente. Noi siamo riusciti, vuoi come classe parlamentare, vuoi con la presidenza qualificata di Roberto Occhiuto, a rivendicare una posizione di centralità per la Calabria che non c’è mai stata».
Alcuni analisti però hanno sostenuto che il Mezzogiorno sia scomparso dai programmi elettorali di queste politiche…
«Non è che il Meridione sia scomparso dai programmi, è che negli anni scorsi tutti, dal Pd a vari contenitori di centrodestra, si riempivano la bocca di Sud. Ma la verità è una sola, l’unico partito che si è sempre interessato al Meridione, è Forza Italia. E lo dimostrano i fatti. E lo dimostra anche la storia del Ponte sullo Stretto di cui oggi tutti si riempiono la bocca, ma è stato sempre un tema di Silvio Berlusconi che non è riuscito a realizzarlo perché si sono interrotti i suoi governi. Da nove anni che governa la sinistra ma non mi pare che abbia mai attenzionato il Sud con cose concrete»
Porto e Aeroporto di Reggio, tirocinanti, lei si è impegnato da opposizione e forza di governo per far recuperare terreno alle nostre realtà. Eppure in tanti le rimproverano di saper fare solo annunci…
«La gente che non crede più nella politica in generale, nel momento in cui si annuncia qualcosa pensa che la possa vedere realizzata dopo un mese. È il caso dell’emendamento da 25 milioni per l’Aeroporto di Reggio, che è anche l’unica certezza sulla quale si baserà ad oggi lo sviluppo definitivo del “Tito Minniti”. È notizia di questi giorni che si è concretizzato il primo bando e nelle prossime settimane ne saranno lanciati altri. Questo dopo due anni di pandemia e due elezioni regionali, la questione Sacal e la nascita di Ita. Insomma, io sono certo che ce la faremo. Gli obiettivi sono chiari: ammodernamento totale dello scalo, abbattimento delle limitazioni per attrarre le Low cost, il potenziamento di Ita e, chiaramente, accogliere il flusso siciliano. Voglio ricordare poi che ci sono una trentina di lavoratori ex Alitalia, operatori qualificati, che devono rappresentare un bacino da cui attingere quando l’Aeroporto spiccherà il volo. Sul Porto, invece, ho portato risorse a Reggio per 15 milioni, e sono già avviate le procedure per la gara d’appalto, ma non dipende da me la messa a bando, io non faccio il direttore dei lavori, però capisco anche i calabresi che delusi dal passato vogliono vedere le cose fatte, e subito».
La questione dei tirocinanti però rimane ingarbugliata…
«Sui tirocinanti abbiamo fatto quello che non ha fatto nessuno. Per dodici anni sono stati abbandonati, noi in un anno abbiamo portato il caso a Roma facendolo diventare caso nazionale, abbiamo fatto approvare con Occhiuto capogruppo, in provvedimenti che non ci azzeccavano nulla, la proroga per i Tis e poi per i ministeriali, attraverso i bandi, avviando un processo di stabilizzazione. È chiaro che poi c’è stato qualche intoppo nelle procedure, ma sono cose che si risolveranno. La notizia più recente è la proroga per i Tis da parte della Regione che, investendo 32 milioni di euro, li farà stare tranquilli almeno per un altro anno, ma sono convinto che il nostro impegno sia concreto, e che continueremo a lavorare in questa direzione».
Se eletto, quale impegno interrotto con la caduta del governo Draghi riprenderà?
«Ci sono tante cose, a partire dalla battaglia del precariato, soprattutto sulla platea dei Tis, e per Reggio voglio ripristinare per legge, senza se e senza ma, le circoscrizioni. Avevo intrapreso un percorso legislativo e se non fosse caduto il governo Draghi l’avremmo approvata la legge. Questo è tra gli obiettivi principali per la città»
La Crisi energetica è ormai nel vivo, che futuro prospetta alla nostra provincia? Quale contributo può dare il Reggino all’Italia?
«L'apporto che può dare la nostra provincia va in linea con quanto fin qui impostato dalla Regione a guida Occhiuto, vale a dire aprirsi all'utilizzo di termovalorizzatore e rigassificatore. Non vedo altre soluzioni all'attuale situazione di perenne emergenza, ormai cronicizzata. La sinistra è stata al governo per quasi 10 anni a Reggio Calabria e quasi altrettanto alla Regione, senza mai trovare soluzioni concrete e percorribili; stesso dicasi per il Governo centrale a livello nazionale. E oggi ne paghiamo lo scotto in termini economici e di decoro urbano. Quindi credo sia arrivato il momento di lasciarsi guidare dai programmi del centrodestra, che per altro rispettano gli impegni internazionali assunti dall'Italia per contrastare i cambiamenti climatici e per incentivare l'economia circolare».
Lei ha detto che fare politica è metterci la faccia soprattutto quando si perde. Lei lo ha fatto, spesso senza recriminare contro qualcuno dei suoi compagni di viaggio. Salvini nell’ultima visita a Reggio ha detto che tornerà per parlare del Comune e del sindaco di Reggio. Cos’altro ha in mente il leader della Lega? O si può dire che ormai le sue chance se l’è giocate?
«Tocca ai reggini scegliere il futuro sindaco di Reggio, e se nel passato abbiamo commesso degli errori la promessa è che non ne faremo più, poi ogni leader può dire quello che vuole per accaparrarsi qualche voto in più. Mi auguro che Reggio possa andare immediatamente al voto, magari già nella prossima primavera. Tanto al Comune che alla Città metropolitana c’è una situazione precaria con una maggioranza sfaldata in cui ognuno viaggia per fatti suoi. Ci sono due sindaci facenti funzione che sono due bravissime persone ma che sono scollati con la realtà della città e stanno tirando a campare. Ma Reggio non è una città che può vivere così. Poi, ripeto, sarà la classe dirigente della città a scegliere il miglior candidato possibile».
Il 50° dei bronzi è l’emblema di una regione e ancor di più di una città in ritardo. Si poteva e si può fare di più?
«Per il 50° del ritrovamento dei Bronzi la città di Reggio e chi la governa avrebbe dovuto fare di più. Hanno avuto otto anni e non l’hanno fatto, e ciò dimostra l’assenza di una visione. Grazie a Dio è intervenuta la Regione stanziando tre milioni per non farlo passare in sordina. La Città Metropolitana ha messo su un programmino come se fosse la festa del Paese. La differenza è notevole. L’importante è che oggi si parla dei Bronzi che ancora in tanti non conoscono».
E al suo collega Sgarbi che parla delle due statue come due prigionieri cosa si sente di dire?
«Be, al mio collega e amico Vittorio che nelle sue performance dice tante cose giuste su una cosa non mi trova assolutamente da Reggio: i Bronzi non si toccano, chi vuole vederli deve venire a Reggio. Però allo stesso tempo credo che un dibattito serio, coinvolgendo la gente ma anche tecnici e studiosi, si debba anche avviare. Per esempio se una volta ogni cinque anni, per un mese, i Bronzi possano andare dall’altra parte del mondo per essere ammirati fisicamente, io credo che un dibattito possa essere avviato».