Calabria film commission, atto terzo. Il commissario Giovanni Minoli oggi ha scritto una seconda lettera al presidente facenti funzioni Nino Spirlì, in cui conferma di sentirsi dimissionario e, però, gli chiede un incontro «per chiarimenti».


E però, delle due passioni che accomunano i protagonisti di quello che è a tutti gli effetti un balletto politico e amministrativo - lo spettacolo divertente che ciascuno tratta nel proprio lavoro e il “sogno” di Jole Santelli che voleva sprovincializzare la Calabria attraverso i film - la prima è rinverdita anche comicamente dai protagonisti superstiti, e l’altra finisce col trasformare il progetto della presidente in una commedia a puntate.

 

Tra le due missive con cui Minoli annuncia prima e conferma poi le sue dimissioni, c’è stato solo un breve comunicato stampa di Spirlì con cui – respingendo il proposito di lasciare del manager che era stato nominato nell’era Santelli – il presidente evidentemente non ha fornito quelle garanzie che il primo chiedeva. Infatti, Minoli torna sull’argomento e conferma di aver lasciato ma di «considerare necessario definire bene tutto quello che è rimasto in sospeso».


I due non si sono incontrati, forse ora loro lo faranno, dopo che il commissario nel primo scritto si doleva di non aver potuto neanche sentire il capo della giunta.


Ma agli occhi di Minoli una qualche considerazione, tra la prima e la seconda lettera, il celodurismo amministrativo di Spirlì l’ha ottenuta: dopo otto giorni il giornalista ha modificato il titolo con cui rivolgersi a Spirlì – che nella prima missiva era solo «vicepresidente» - e, però, si incarta nel carteggio perché in poche righe si rivolge al destinatario due volte dandogli del “tu” e per il resto confermando il “lei”.  

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