Il voto alla Camera sull’autorizzazione a procedere si riverbera anche in Calabria. Dietro la decisione dei franchi tiratori e di chi ha apertamente dichiarato le sue intenzioni si intravedono già i contraccolpi dell'addio di Renzi
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La maggioranza che sostiene il governo Conte va sotto per la prima volta a causa dei franchi tiratori che da Pd e Italia Viva non hanno seguito le indicazioni dei gruppi di riferimento.
Pomo della discordia: il voto sull’autorizzazione all'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato di Forza Italia Diego Sozzani. I voti a favore sono stati 235, 309 i contrari, un astenuto. Sozzani era stato indagato nell'ambito di un’inchiesta della Dda milanese con l'accusa di illecito finanziamento dei partiti e corruzione.
Un esito finale che ha fatto letteralmente imbufalire sia Giuseppe Conte che Luigi Di Maio e, più in generale, tutto il Movimento Cinque Stelle che sta addirittura richiedendo l’abolizione del voto segreto.
Il primo sgarbo di Matteo Renzi al suo ex partito e degli oppositori interni a Nicola Zingaretti insomma è stato servito con annessi corollari. Il primo: il gruppi di Renzi saranno fondamentali per i futuri equilibri di governo. Due: i numeri a palazzo Madama sono risicati e la caccia ai “responsabili”, quelli di Fi in particolare, è già partita.
Il giallo del voto si è poi tinto anche di calabrese. Nella riunione del gruppo Pd che ha preceduto la chiama in Senato, Enza Bruno Bossio avrebbe mosso critiche alla posizione assunta dal partito e deciso di votare contro il provvedimento, così come è stato riportato anche dai principali quotidiani nazionali di informazione.
La presa di posizione, ovviamente, si carica di significato: non solo la presa di posizione contro il partito che sta scaricando il fido alleato Mario Oliverio, ma anche quella contro il “giustizialismo” che starebbe facendo a pezzi il Pd calabrese, almeno nell’interpretazione del governatore e dei suoi.