VIDEO | Lo scrittore e analista politico parla agli studenti di lobby e potere. E bolla come una sciocchezza la riforma costituzionale: «La premier in questa fase è troppo autoreferenziale. Rischioso proseguire con Mattarella all'opposizione di questo progetto»
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Andreottiano non pentito, custode di mille segreti di palazzo e profondo conoscitore delle dinamiche politiche della prima e della seconda Repubblica, Luigi Bisignani ha partecipato all'Università della Calabria ad un incontro sul tema Lobbismo e potere, promosso dalla cattedra di tecnica di borsa, introdotto da Fabio Piluso, docente di economia degli intermediari finanziari, e scandito dalle pungenti domande di Antonella Grippo, che ha così portato uno scampolo di Perfidia tra gli studenti dell'ateneo di Arcavacata.
Lobbismo e oscurantismo
Portatrici di interessi per il bene della democrazia, negli Stati Uniti le lobby trovano spazio nella Costituzione; anche a Bruxelles, cuore pulsante degli organismi dell'Unione Europea, si contano circa 15mila lobbisti. In Italia invece, il lobbismo è quasi un fenomeno di oscurantismo, considerato dall'opinione pubblica un'attività a mezza strada tra il semi-clandestino ed il criminale. «John Kennedy non faceva mistero dei suoi rapporti con le lobby – ha ricordato Bisignani – I miei consulenti per studiare la soluzione di un problema ci mettono cinque mesi, i lobbisti cinque minuti, ebbe modo di ribadire in più occasioni il presidente Usa».
Il tempo dei potenti
I potenti al tempo di Giorgia l'ultimo libro di una fortunata collana di successi editoriali che Bisignani ha scritto a quattro mani con Paolo Madron, edito da Chiarelettere, e che annovera inoltre i titoli L'uomo che sussurra ai potenti del 2013, e I potenti al tempo di Renzi. «Con l'ascesa a Palazzo Chigi della leader di Fratelli d'Italia il potere è tornato dalle sfere dell'economia nelle mani della politica. Bisogna però vedere quanto questo potere duri, perché il Presidente del Consiglio in questa fase è troppo autoreferenziale. Il premierato forte? Mi sembra davvero una sciocchezza – commenta Bisignani senza fronzoli – Anzi, ho paura che la Meloni finisca per fare lo stesso errore di Matteo Renzi. La riforma costituzionale non è una cosa che piace. E poi, con Mattarella all'opposizione di questo progetto, proseguire mi sembra davvero troppo rischioso».
L'Unical figlia della visione di due statisti
Profondo conoscitore delle dinamiche anche della prima Repubblica, Bisignani ha indicato nelle attuali leadership solitarie, una delle cause del decadimento della politica, orfana dei partiti di massa e della visione prospettica tipica degli statisti: «Questa stessa università – ha detto riferendosi all'ateneo di Arcavacata – è opera della Prima Repubblica, figlia della tenacia di grandi personaggi della Calabria. Ne cito due per tutti: Giacomo Mancini e Riccardo Misasi. Oggi realizzare una università come questa non sarebbe stato possibile».
Le dinamiche di Mani pulite
Stimolato dalle domande di Antonella Grippo, Bisignani ha poi aperto dato la sua versione di Mani pulite che nel 1992 spazzò via i partiti: «Quasi tutti, perché i magistrati si fermarono fuori da Botteghe Oscure. Quella inchiesta fu sacrosanta perché il mercato era drogato. Però esplose perché innescata dal Psi. Craxi aveva capito che non poteva competere con la Dc ed il Pci poiché non aveva le loro disponibilità finanziarie. Lo scudocrociato contava sulle cooperative bianche e sui finanziamenti provenienti dalle aree di influenza degli Stati Uniti. Il Partito Comunista aveva alle spalle le cooperative rosse e l'Unione Sovietica. Craxi pretese allora per gli esponenti socialisti postazioni di potere nei consigli di amministrazione per drenare risorse. Perché la politica costa». Bisignani ha detto la sua pure sullo scandalo che ha travolto Giovanni Toti: «Fino ad ora mi pare stia emergendo solo gossip e colore, ma non vedo reati. E il finanziamento da 70 mila euro è stato corrisposto alla luce del sole».
Relazioni pericolose
Sullo sfondo le relazioni più o meno pericolose tra potere politico ed economico, e sulle pressioni che le sfere finanziarie esercitano sulle scelte di governo «ricordando come in passato, nel momento in cui l'economia non andava granché bene con lo spread alle stelle, i governi siano caduti – ha detto Fabio Piluso - Per cui le cose sono strettamente interrelate. Del resto l'andamento della borsa è il termometro dello stato di salute del Paese perché normalmente i mercati finanziari anticipano le decisioni politiche. In gergo si dice che scontano gli eventi futuri. Oggi peraltro il termometro della borsa italiana segna un andamento record nell'indice FTSE MIB. E mi aspetto un'accentuazione di questo trend quando scenderanno i tassi di interesse».
In senso laico e in senso puritano
«Siamo abituati ad interpretare sia la nozione di potere, sia quella di lobby, non in senso laico ma in senso puritano: tutto quello che è potere è cattivo, tutto quello che è lobby è cattivo. Questa volta siamo riusciti ad orientare l'orizzonte verso uno sguardo più libero – la chiosa di Antonella Grippo – Altrove le lobby sono organizzazioni previste ed in perfetto adesione rispetto alla legge. Sono gruppi che esercitano pressioni presso le istituzioni per rappresentare interessi. Qualcuno obietta sostenendo che si tratti di sollecitazioni del potere nel senso di concessione di favori. Non è così. A meno che la lobby non sia infiltrata da figure bieche e con finalità diverse».