Il capogruppo dem in Consiglio regionale: «Parla delle principali arterie stradali calabresi e di alta velocità senza indicare le risorse destinate a ciascuno degli interventi, né le tempistiche immaginate per l’ammodernamento»
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«L’ultimo intervento del Ministro alla Infrastrutture Matteo Salvini sul Ponte e sulle infrastrutture calabrese sembra tratto dal libro dei sogni di chi non conosce la Calabria e la sua storia».
A sostenerlo è il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua che prosegue: «Salvini che minimizza il rischio infiltrazioni che un’opera pubblica come il Ponte sullo Stretto avrebbe in un territorio come la Calabria, definisce l’opera stessa un antidoto allo strapotere delle cosche, senza indicare una sola contromisura da adottare per evitare che gli appetiti dei clan possano condizionarla. Come se non bastasse il ministro, che parla di un decennio come periodo necessario per completare l’opera, si dimentica di tutte le criticità che sono state manifestate, nel corso degli anni, sulla stessa fattibilità dell’opera e dimentica di spiegare quel “salvo intese” che pesa come un macigno sul via libera che il Consiglio dei ministri ha dato al Ponte».
«Ma è la parte dell’intervento sul “sistema Calabria” – spiega Bevacqua – che davvero sembra non avere nessun aggancio alla realtà. Salvini parla di statale 106, di A2, di alta velocità senza indicare le risorse destinate a ciascuno degli interventi, né le tempistiche immaginate per l’ammodernamento delle varie infrastrutture».
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«Su una cosa però il ministro Salvini ha ragione – conclude Bevacqua – “i calabresi hanno lo stesso diritto al lavoro, alla mobilità e alla continuità territoriale che hanno tutti gli altri cittadini italiani e europei”. Se questo è vero i calabresi hanno anche il diritto di sapere in che modo, in che tempi e con quali risorse si metterà mano alle reti stradale, ferroviaria, portuale e aeroportuale che continuano a non essere degne di un Paese dell’Europa occidentale. Di slogan e annunci dal sapore elettorale, volti solo a recuperare qualche punto nei sondaggi, i calabresi non sanno più che farsene. Né hanno bisogno di attendere non meglio precisate “intese” per capire quale sarà la Calabria nel prossimo futuro. E il governo nazionale ha l’obbligo di spiegarlo con progetti, finanziamenti, studi di fattibilità e risultati concreti. Non certo con specchietti per le allodole, mentre si lavora all’autonomia differenziata che cela l’antico progetto di secessione leghista».