I sindaci sono pronti ad azioni eclatanti, giudiziarie e non, per contrapporti alla decisione del governo di azzerare il Bando Periferie. Lo dice chiaramente il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà che ha preso parte all’audizione a Montecitorio, insieme agli altri colleghi italiani e al presidente dell’Anci Antonio Decaro, che ha respinto le istanze dei primi cittadini. «Intanto vanno sottolineati modi e termini di questa convocazione. Solitamente l’Anci veniva convocata all’interno delle sedi ministeriali e aveva un colloquio diretto con ministri e sottosegretari, e anche con i presidenti del Consiglio. Inoltre tutte quelle che erano decisioni che avevano ricadute sui Comuni e, quindi, sulla quotidianità dei cittadini, venivano condivise».

 

Stavolta non è stato così?

«Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad un atto unilaterale con l’inserimento di una norma all’interno del decreto mille proroghe che costituisce un vero e proprio furto con destrezza. Con un colpo di mano, e all’unanimità, sono stati cancellati oltre 3 miliardi di finanziamenti per Comuni e Città Metropolitane. In seguito a tale decisione i sindaci hanno assunto una posizione molto forte e, dopo settimane di richieste vane, siamo stati finalmente auditi dalla Commissione affari istituzionali in seduta congiunta con la Commissione Bilancio. Un’audizione, peraltro, cominciata con due ore di ritardo rispetto all’orario prefissato».

Quali le ragioni che avete rappresentato?

«Da un punto di vista politico è stato sottolineato che una decisione del genere impedisce lo sviluppo di aree che riguardano 20 milioni di cittadini italiani. Da un punto di vista giuridico si viene meno alle convenzioni siglate il 17 dicembre 2017 a palazzo Chigi alla presenza dell’allora premier Paolo Gentiloni. Dopo la firma molti Comuni hanno assunto obblighi e obbligazioni di natura economica e giuridica, a partire dalle progettazioni. Alcuni Comuni avevano chiesto anticipazioni di tesoreria per pagare i primi stadi di avanzamento lavori».

 

Quali le risposte del Governo?

«Purtroppo le ragioni illustrate da Decaro non hanno trovato riscontro da parte dei commissari che, nella migliore delle ipotesi, si sono dimostrati distratti. Nella peggiore delle ipotesi, invece, come ha osservato qualche parlamentare calabrese la risposta è stata quella che il provvedimento è stato emanato perché lo sviluppo delle periferie non rientra tra le priorità del Governo e che se governo del cambiamento deve essere, il cambiamento passa anche attraverso queste decisioni».

 

Si sta riferendo alle dichiarazioni del deputato Forciniti?

«Si le dichiarazioni sono di Forciniti».

 

Adesso cosa farete?

«Intanto abbiamo fortemente stigmatizzato le decisioni del governo e siamo pronti, anche come Anci, ad azioni eclatanti anche di natura giudiziaria. Procedendo così si rischia di creare un pericoloso precedente. Con un colpo di mano sono stati cancellati i bandi per le periferie, adesso non mi meraviglierebbe che, allo stesso modo, si possano levare i finanziamenti ai Patti per il Sud o per le scuole».

 

La deputazione calabrese sta sostenendo questa vostra battaglia?

«In realtà stiamo registrando l’assenza della deputazione calabrese di tutti i colori e le appartenenze, nonchè l’assenza di tutti coloro che a livello indiretto perdono le ricadute che avrebbero avuto i 110 milioni previsti per Reggio, Cosenza e Catanzaro. Ci saremmo aspettati una presa di posizione così come avvenne dopo poche settimane dalla mie elezione quando il governo dell’epoca aveva manifestato l’intenzione, poi non attuata, di definanziare 3 milioni del Decreto Reggio, una misura da 280 milioni. All’epoca fu un fiorire di dichiarazioni indignate che parlavano di scelta scellerata. Oggi davanti a un vero e proprio furto con destrezza, l’unico rumore assordante è quello del silenzio delle Istituzioni e dei soggetti che dovrebbero tutelare gli interessi dei cittadini».

Riccardo Tripepi

 

Leggi anche: Bandi periferie, il Governo conferma il blocco che alla Calabria costa 110 milioni di euro