Bando periferie, per Reggio 58 milioni a rischio. Ecco le località che perderebbero i fondi

VIDEO | La norma inserita dal governo nazionale nel decreto milleproroghe blocca i finanziamenti per la riqualificazione di molte aree della città metropolitana. Secondo il sindaco Falcomatà si tratta di «un furto con destrezza». Dal Consiglio comunale protesta unanime

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di Riccardo Tripepi
10 agosto 2018
16:48

Tegola pesantissima per le amministrazioni comunali italiane e per quella di Reggio Calabria. Il governo giallo verde ha inserito nel decreto mille proroghe una norma che blocca il Bando Periferie ormai entrato nella fase esecutiva. Soltanto a Reggio tra Comune e Città Metropolitana si rischia di perdere qualcosa come 58 milioni di euro o, quantomeno, di vedere le somme congelate fino al 2020.

 


La cosa che lascia più perplessi è che il blocco arrivi in una fase troppo avanzata della progettazione e che non abbia alcuna giustificazione. Si tratta soltanto di un trasferimento di denaro da una capitolo ad un altro della spesa. Tanto che il sindaco di Benevento Clemente Mastella ha intenzione di ricorrere al Tar e di sollevare una questione di legittimità costituzionale.

 

Le località più danneggiate

Per quel che attiene Reggio, il Comune rischia di perdere i 18 milioni stanziati sul finire del 2017, quando i sindaci si presentarono davanti all’allora premier Paolo Gentiloni per firmare gli accordi con tanto di striscia tricolore, per il recupero del centro di Podargoni (dove era stato prevista anche la realizzazione di un albergo diffuso) anche e investimenti nella periferia Nord. La Città Metropolitana, invece, potrebbe vedere sfumare 40 milioni. Oltre la metà dei quali previsti per tentare di dare fiato all’area della Locride (Africo, Agnana. Bianco, Camini, Canolo, Caraffa del Bianco, Casignana. Caulonia. Gerace, Grotteria, Locri, Mammola, Roccella Jonica, Sant’Agata del Bianco, Siderno, Stignano e Stilo dove avrebbe dovuto essere realizzata la circonvallazione).

 

Falcomatà invita alla mobilitazione popolare

Il sindaco Giuseppe Falcomatà non ha nascosto la propria delusione: «I sindaci sanno che la sfida più grande per lo sviluppo della città si gioca nelle periferie sia per la rigenerazione urbana, che per la sicurezza. Per questo i governi di centrosinistra avevano stanziato quasi 4 miliardi per il recupero delle periferie. Per questo lo scorso hanno sono state siglate le convenzioni a palazzo Chigi che hanno sancito impegni vincolanti. Assistiamo a un vero e proprio furto con destrezza. Quando si parla di governo del cambiamento possiamo dire che sicuramente è così, ma per le città si tratta di un cambiamento in peggio».

 

Il primo cittadino, dunque, invita alla mobilitazione popolare. «Stiamo assistendo in queste ore a una grande mobilitazione dei sindaci attraverso Anci e senza divisioni di partito. Trasversalmente i sindaci, di destra e di sinistra o appartenenti ad altri movimenti, hanno condannato l’azione del governo con l’inserimento di questa norma nel decreto mille proroghe. Anche Renzo Piano che, sul rammendo delle periferie ha fatto una battaglia di vita, ha criticato il governo. Dobbiamo spiegare che questa non è una sottrazione ai sindaci, ma ai cittadini. La battaglia deve uscire dal campo degli addetti ai lavori, ma diventare di popolo».

 

Appoggio unanime dal Consiglio comunale 

Dal Consiglio comunale, intanto, si è avuto un primo segnale. All’unanimità il civico consesso ha approvato un ordine del giorno che è stato approntato dal capogruppo del Pd in Aula Antonino Castorina, che chiede attenzione da parte della deputazione calabrese. «Il provvedimento colpisce tutte le attività fin qui messe in campo per riqualificare le periferie. Con l’ordine del giorno approvato oggi non solo diamo pieno mandato al sindaco rispetto all’interlocuzione con il governo nazionale, ma chiediamo una Conferenza Unificata tra Governo e rappresentanti dei Comuni per sbloccare le risorse già previste». Castorina ricorda come il provvedimento debba tornare alla Camera dopo l’approvazione da parte del Senato. «Ci aspettiamo un segnale forte da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento. Tutte le forze sane della società devono fare scudo per opporsi ad una decisione iniqua, sbagliata e senza orizzonte».

Riccardo Tripepi

 

 

Giornalista
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