Il decreto “Milleproroghe” approvato nei giorni scorsi al Senato blocca 3,8 miliardi di euro già destinati e messi nel carniere per la realizzazione del bando di interventi a favore delle periferie. In quello che, ormai da più parti, viene definito un sopruso istituzionale del Parlamento, la Calabria subisce un colpo gobbo da 110 milioni di euro: spariti, così, dalla sera alla mattina. Solo a Cosenza città sono stati sottratti circa 30 milioni di euro per la realizzazione di opere che sarebbero servite a riqualificare le periferie del capoluogo bruzio e a rilanciare quelle che – come le ha definite il sindaco Mario Occhiuto – sono «le porte della Città».


Cinque i progetti individuati dall’Amministrazione comunale cosentina che avrebbero dovuto essere finanziati attraverso il Piano delle periferie, varato nel 2016 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri: il nuovo lungofiume Crati da Vaglio Lise al centro storico, l’ultimo lotto di via Popilia, San Vito Basso, San Vito Alto e contrada Caricchio, con un’attenzione particolare per la sicurezza urbana. I progetti presentati e approvati della Città di Cosenza risultano all’ottantottesimo posto della graduatoria del governo.

Occhiuto:«Un passo indietro nel processo di trasformazione delle città»

«Si tratta di un grande passo indietro nel processo di trasformazione delle città italiane – afferma Occhiuto - soprattutto da un punto di vista culturale e sociale. Dopo i tanti decenni che in passato avevano visto un’espansione delle nostre città in modo indiscriminato e speculativo con la creazione di periferie degradate e insicure, si era finalmente arrivati a destinare risorse su progetti di rigenerazione urbana».

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Dito puntato contro le «politiche disfattiste» del governo Lega-5 stelle

Nelle parole di Occhiuto si legge un chiaro affondo politico contro il governo giallo-verde, reo di essere portatore di «politiche disfattiste» per il Paese ed i suoi territori. «È veramente paradossale – aggiunge il Sindaco di Cosenza - assistere al tentativo di storno di risorse a danno di tutte le città italiane su programmi di tale interesse culturale e strutturale. Le opere previste nei programmi del Piano Periferie servono non solo a migliorare le città, ma la vita degli uomini che vivono e abitano le città. Questo – aggiunge - comporta un danno rilevantissimo, non solo culturale, perché i Comuni italiani hanno investito tempo e risorse nei progetti di rigenerazione delle periferie portati avanti negli ultimi anni».

Insomma, tira aria di guerra tra comuni e governo. Un braccio di ferro che sicuramente vedrà le città capoluogo calabresi in prima linea nel difendere un diritto acquisito ma anche un bottino di 110milioni di euro che fanno gola per dare respiro ai bilanci comunali.

 

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