Un anno e mezzo dopo la fine dell'esame delle proposte arriva la graduatoria dei beneficiari del maxi stanziamento regionale. Un milione e mezzo ancora in bilico tra due comuni, a stabilire il vincitore sarà una legge del 1924...
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Settantatre Comuni ammessi a finanziamento, più altri due che potrebbero giocarsi a sorte l'ultimo milione e mezzo di euro a disposizione in ossequio a un regio decreto del 1924: sarà la dea bendata a chiudere definitivamente – a meno di ulteriori ricorsi nei prossimi 30 giorni – l'istruttoria sul bando regionale destinato ai borghi? La Cittadella, nell'estate del 2018, aveva messo a disposizione 100 milioni di euro per i piccoli centri, ma da allora l'iter burocratico non ha marciato a passo spedito. Anzi, tra proposte alternative e promesse mancate è passato un anno e mezzo senza che fosse chiaro il motivo di tanta lentezza. Per uno di quei bizzarri, quanto tipici a queste latitudini, scherzi del calendario, però, finalmente la graduatoria definitiva del bando è a disposizione di tutti. A poche settimane dalla (teorica?) data delle prossime elezioni regionali, proprio come quella provvisoria di undici mesi fa era arrivata a ridosso dell'apertura dei seggi che registrarono il successo di Jole Santelli.
Risultati pronti da un anno e mezzo
Le valutazioni della commissione nominata a febbraio del 2019 (cinque mesi dopo l'uscita dell'avviso pubblico) per selezionare i migliori progetti tra i quasi 400 presentati in origine erano, in realtà, pronte già dal 31 luglio dello scorso anno, data in cui la stessa commissione li aveva trasmessi agli uffici competenti. I risultati, però, restavano chiusi nei cassetti, con Mario Oliverio che pareva volerli disconoscere in corsa promettendo stanziamenti, seppur minori, per tutti i partecipanti nella sua ricerca di un bis da governatore.
Che i vincitori dovessero essere una settantina o poco più, a dire il vero, era evidente: bastava dividere 100 per 1,5, ossia il budget totale per i milioni potenzialmente destinati a ogni borgo finanziato, visto che tantissimi avevano chiesto il massimo (o quasi) dei fondi disponibili. Dai piani alti della Regione però arrivavano ben altri segnali. E se ne lamentarono a inizio novembre del 2019 pure gli allora consiglieri d'opposizione Gianluca Gallo e Fausto Orsomarso, chiedendo delucidazioni a governatore e dirigenti sul perché, a tre mesi dalla conclusione dei lavori della commissione, non ci fosse ancora la sospirata graduatoria dei Comuni finanziati. La provvisoria è arrivata a metà gennaio 2020, poi di mesi ne sono passati altri undici – dieci dei quali con gli stessi Gallo e Orsomarso in Giunta stavolta – per la definitiva.
L'ultimo beneficiario lo decidono... i Savoia
I due elenchi sono praticamente identici. Nell'ultima lista dei beneficiari cambia solo un nome rispetto alla prima: Cicala. Il paesino da meno di mille anime nel Catanzarese era 74esimo a pari merito con Portigliola e Capistrano, ma ha scalato ben ventidue posizioni dopo aver fatto appello alla Cittadella e dimostrato di «avere territorio comunale ricadente nell'area del Parco Nazionale della Sila». Quello di Cicala è l'unico accolto tra i 27 ricorsi che hanno portato a un riesame delle pratiche, altri quattro sono arrivati fuori tempo massimo. A Portigliola e Capistrano, tuttavia, possono ancora sperare nell'arrivo dei fondi regionali e devono ringraziare... i Savoia.
Entrambi i comuni chiedono il consueto milione e mezzo di euro (Portigliola poco meno, Capistrano qualcosa in più), ma i soldi a disposizione, a parità di merito dei progetti presentati, bastano per uno solo dei due. Come decidere chi resterà a bocca asciutta? È un decreto firmato nel 1924 dall'allora re d'Italia Vittorio Emanuele III ed ancora in vigore a stabilire il da farsi. Se si trattase di una gara d'appalto, i due concorrenti dovebbero sfidarsi in una licitazione al termine della quale prevarrebbe il miglior offerente, salvo affidare a un sorteggio la scelta del vincitore qualora le proposte fossero ancora identiche o non migliorabili. Sul destinatario, tra i due Comuni, dell'ultima fetta di risorse è quindi probabile che tocchi al Fato l'ultima parola, visto che le richieste economiche (non ci sono offerte in questo specifico caso) sono già differenti ora senza bisogno di attendere sfide al ribasso.
Ricchi, poveri ed esclusi eccellenti
Dei 73 borghi già ammessi, sono quaranta ad ottenere lo stanziamento massimo. Altri quindici riceveranno comunque una cifra che ci va molto vicina e, in ogni caso, è superiore a un milione e 400mila euro. Undici comuni otterrano una somma compresa tra 1 e 1,39 milioni, sei invece quelli che si fermano a finanziamenti non a sei zeri, con Davoli e i suoi 860mila euro a fare da fanalino di coda nella classifica dei “più ricchi”. Poi c'è il caso di Tiriolo: dalla graduatoria risulta beneficiaria di quasi un milione e 615mila euro, nonostante il bando preveda un tetto massimo di fondi inferiore. Anche Capistrano, qualora dovesse prevalere nel duello con Portigliola, punta su cifre extra budget: il suo progetto, in attesa del procedimento che ne sancirà o meno il successo, vale quasi un milione e 600mila euro.
Come in ogni graduatoria che si rispetti, abbondano gli esclusi eccellenti. Non figurano tra gli ammessi alcuni dei borghi inseriti da anni nell'elenco dei più belli d'Italia: Altomonte, Morano Calabro, Scilla, Tropea, Caccuri, Fiumefreddo Bruzio, Civita, Aieta, Buonvicino. Assenti anche centri che la stessa Regione sul suo non troppo accattivante portale dedicato al turismo consiglia di visitare in quanto borghi storici marinari (Isola di Capo Rizzuto, Diamante), borghi autentici (Mendicino) o località dei paesaggi d'autore (Cortale, Pizzo, San Luca).
I ricorsi respinti
Qualche curiosità sui 26 comuni che non sono riusciti a convincere la commissione di valutazione al momento di riesaminare i loro progetti. In molti casi a penalizzarli è stata «l'assenza di riconoscimenti nazionali e internazionali che ne attestino la qualità dell'offerta e dell'accoglienza, anche in un'ottica di turismo sostenibile, oltre ai valori storici culturali e paesaggistici». Così come per altri ha pesato il fatto di «non ricadere contemporanemante in aree di attrazione naturale e culturale di rilevanza strategica».
Villapiana ha provato a far valere la conquista della Bandiera Blu nel 2019, ma il riconoscimento è arrivato troppo tardi rispetto alle scadenze fissate nel bando per poter contare nei punteggi. Se qualcuno si è limitato a proporre un «generico riesame del giudizio», molti altri hanno contestato la scelta della commissione contrapponendole «una autonoma autovalutazione». Nessuno però era convinto delle sue ragioni quanto Mendicino, che ha chiesto direttamente «la massima attribuzione del punteggio». Invano.
Idee tutte uguali e testi copiati
A influire sulla bocciatura dei ricorrenti, però, è stato soprattutto un altro fattore: in ben 19 casi su 26 i commissari hanno riscontrato che le proposte arrivate alla Regione erano, in sostanza, uguali tra loro, nonostante riguardassero paesi diversi. Nelle precisazioni sulle esclusioni allegate alla graduatoria si legge, infatti, che «il progetto di che trattasi, in maniera evidente, ha testi identici che si ripetono in altri progetti». Un dettaglio non da poco, ritenuto dalla commissione «elemento dequalificante». Voler fare le stesse cose al mare come in montagna privava le proposte presentate «non solo del carattere di unicità e d'innovatività» richiesto, ma faceva anche emergere la «scarsa rispondenza ai fabbisogni dello specifico territorio». Una «mancata contestualizzazione» che ha avuto un unico risultato: far ottenere ai Comuni “copioni” un punteggio pari a zero in relazione a diversi criteri del bando, utile solo a dire addio ai quattrini.
giuliani@lactv.it