«Il nostro momento è ora». Parola di Nicola Fiorita che riunito con i suoi alle spalle, in Piazza Anita Garibaldi nel quartiere marinaro, prima di iniziare il discorso conclusivo del suo tentativo di scalata al vertice di Palazzo De Nobili ha fatto una foto in cui tutti hanno gridato il tormentone della campagna elettorale 2022 del leader di Cambiavento, vale a dire "Mò" (che tradotto per quanti non lo sanno significa adesso). È stato dunque questo una sorta di manifesto della campagna elettorale fioritiana, che si è conclusa in serata. Fiorita, al di là di tutto, è apparso carico ma come ovvio un po' stanco. E non avrebbe potuto essere altrimenti, del resto, anche se tanto ormai - come noto - per lui come per il competitor Valerio Donato, curiosamente impegnato circa un'ora dopo a un chilometro e mezzo di distanza ovvero in Piazza Brindisi, sono state davvero le ultime fatiche prima del giorno del silenzio per la riflessione in vista dell'appuntamento con le urne per il ballottaggio di domenica prossima. 

Le parole di Fiorita

«Abbiamo già messo in campo idee, progetti e un piano denominato la Grande Catanzaro. Noi siamo qua per fare quello che alcun sindaco ha mai fatto a Catanzaro. Abbiamo lavorato su temi come la sicurezza e le politiche sociali, indicando addirittura gli assessori al ramo prima del secondo turno. Gli indecisi oggi hanno la possibilità di dare una svolta decisiva. Ma devono andare al voto. È l'unico modo per cambiare la storia. Ma spetta in primis ai cittadini e poi a me, altrimenti io e la mia squadra ce ne andremo a casa».

L'intervento di Donato

Donato, invece, è arrivato sotto il palco da cui ha parlato alla gente riunita per lui, incontrando subito i giornalisti ai quali ha fatto una battuta relativamente alla scarsa verve di qualche cronista presente dettosi sfiancato dalla lunghissima fase di propaganda: «Siete giù di corda voi e allora cosa dovrei dire io?».

 Ma Donato non è solo e viene preceduto, in avvio dell'intervento, da due big da cui è sostenuto: il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso e la parlamentare Wanda Ferro. Il protagonista assoluto, però, era ed è naturalmente stato il candidato a sindaco, che ha iniziato non mandandole a dire al maggiorente nazionale del Pd Francesco Boccia che ieri in una delle frequenti visite nel capoluogo non ha certo avuto frasi al miele nei suoi confronti.

 Si nota dunque che l'etichetta di essere il garante del vecchio sistema di potere a lui appiccicata addosso, il diretto interessato non l'ha certo gradita. Ma Donato ha messo nel mirino anche i giornalisti, parlando di «professione di tendenza. Che tuttavia viene esercitata senza esprimere la propria inclinazione politica e aggettivando alcune cose per dare un certo orientamento a quanto si racconta. Un problema che si manifesta per via della mancanza di autonomia e indipendenza». Spazio anche alle battute per stemperare le incalzanti domande degli speaker di Radio Ciak che hanno "tenuto compagnia" a Donato sul palco. Due intrattenitori che hanno anche stimolato una frase spiritosa al prof, che ha affermato: «Fanno molta ironia sulle mie domande all'Università. Ma sono tutte storielle inventate. Solo una volta a uno studente il quale mi rispose che un diritto reale era il diritto del re, ho chiesto di chi fosse quello penale».