«In Calabria il voto non è libero, perché altrimenti Forza Italia non avrebbe doppiato il dato nazionale. Se lo fosse stato, il Movimento Cinque Stelle avrebbe preso oltre il 50%. Non ho dubbi che ciò sarebbe accaduto, specialmente se avessero votato i fuori sede». Pensieri e parole di Vittoria Baldino, neo eletta alla Camera nell’ormai famoso listino plurinominale dei grillini.

Ospite della redazione di Cosenza Channel, ha commentato la tornata elettorale appena conclusa, la rimonta dello schieramento di cui fa parte e le prospettive che la animano in vista del suo secondo mandato a Roma. Stavolta, però, siederà tra i banchi dell’opposizione. Alle sfide sembra abituata, considerato che la sua candidatura alle parlamentarie fece storcere il naso ai suoi colleghi di partito. «Ma le ho vinte» taglia corto per andare dritto al sodo.

Baldino, la prima cosa che proporrà per la nostra regione quale sarà?

«Nessuna risposta da spot, perché in Calabria andrebbe messa mano a tutto. Tirare fuori uno slogan su sanità o lavoro sarebbe facile, ma noi non siamo abituati a promettere. Ci sono 3 miliardi destinati alla SS 106 già programmati per il Def che ora devono essere inseriti nella legge di bilancio. Sarà mia premura vigilare che avvenga tutto secondo quanto stabilito. Poi depositerò la proposta di legge che permetterà a chiunque l’esercizio di un diritto fondamentale: esprimere la propria preferenza alle urne».

Non si poteva fare negli ultimi quattro anni dove siete stati sempre al governo?

«C’abbiamo provato, siamo stati stoppati quando era il momento di passare ai fatti. In commissione ho portato avanti io l’idea del voto anticipato presidiato che avrebbe permesso di votare da ogni luogo del Paese. Abbiamo perfino tenuto degli incontri con Poste che si era messa a disposizione. Il Ministero dell’Interno non vuole che si cambi sistema di voto perché ritiene sia perfetto».

C’era tutto il tempo per cambiare anche il Rosellatum…

«Colpa di Italia Viva e del  Partito democratico».

C’è chi dà la colpa a voi…

«Perché gli conviene. Varando il Conte-2, c’era un accordo che prevedeva l’avvenuto taglio dei parlamentari e una nuova legge elettorale. L’intesa si basava su un proporzionale e avevamo strappato anche l’ok di Italia Viva. LeU invece era d’accordo nel merito, ma non sulla soglia minima portata al 5%. Renzi, col passare delle settimane, si è sfilato e in commissione non avevamo i numeri per proseguire. Dopo la pandemia ho rilanciato l’idea litigando con Giorgis, il responsabile alle Riforme Costituzionali del PD. Mi accusò di fare demagogia».

Superbonus e Reddito di cittadinanza: buone intuizioni, ma che non hanno funzionato a dovere. Concorda?

«Il superbonus funzionava benissimo prima che Draghi cambiasse undici volte la norma. I tecnici del superbonus (ingegneri, architetti, ecc..) oggi sono liberi dal chiedere l’elemosina agli enti locali perché hanno tanto lavoro da completare. Sul Reddito di cittadinanza poco da dire: la Commissione Europea ha detto proprio ieri che è in linea con le politiche attive e che non bisogna fare alcun passo indietro».

Perché il Movimento Cinque Stelle ha perso 6,5 milioni di voti?

«Perché è cambiata l’identità del partito e di conseguenza l’elettorato che ha preferito noi ad altri. E non sto dicendo che sia un male, è solo una constatazione».

Si spieghi meglio.

«Chi ci ha votato il 25 settembre è politicamente consapevole, tendenzialmente di sinistra. Nel 2018 incarnavamo invece una protesta crescente e abbiamo raccolto tutto: destra, sinistra e quelli che sarebbero stati poi i no-vax. I primi li abbiamo persi a favore di Meloni, i secondi quando siamo andati al governo con la Lega, i terzi durante la pandemia».

Cosa rimane?

«Uno zoccolo duro marcatamente progressista. Crede in noi anche una serie di amministratori locali: diversi domenica ci hanno votato».

Fuori i nomi…

«Preferisco tenerli per me, ma esistono ed incarnano la voglia di cambiare le cose al più presto».

Quando riallaccerete i fili col Pd?

«Con Letta e questi dirigenti mai. Conte è stato chiaro».

Il M5S non è strutturato in Calabria. Mancano le sedi.

«La mia a Corigliano Rossano resterà aperta, posso annunciarlo. Per il resto, Conte ha già detto che è fondamentale mettere radici sui territori. È un’altra sfida che affronteremo parallelamente a quella della Camera».

In Calabria contate due consiglieri regionali e un assessore a Cosenza. Poco?

«La presenza in Regione è fondamentale e i nostri rappresentanti stanno lavorando bene. Tavernise riceve continui apprezzamenti. È la qualità che ci serve, non la quantità».