«Il verbale da poco pubblicato, relativo alla verifica interministeriale tenutasi lo scorso marzo, parla chiaro: il piano di riforma del sistema sanitario attuato dal presidente-commissario Occhiuto in Calabria presenta problemi di governance e programmazione. Asistematicità, sovrapposizione e confusione in merito alle competenze, un impianto di linee guida troppo generico, dubbi sul tema della costituzionalità e fondate perplessità sulle risorse. Da Roma, i ministeri non fanno altro che mettere nero su bianco le preoccupazioni e le anomalie legislativo-organizzative che, come Pd regionale, abbiamo più volte segnalato». Lo scrive in una nota Amalia Bruni, consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione Sanità, dopo l'ultima bocciatura da parte del tavolo di verifica per Azienda Zero e, più in particolare, le procedure messe in atto nel tentativo di avviarla.

«Pare sempre più evidente - aggiunge Bruni - che il governatore non riesca a calibrare adeguatamente i due ruoli di cui si avvale per essere il deus ex machina della sanità calabrese, da un lato quello di presidente e dall’altro quello di commissario. L’organismo interministeriale, infatti, sottolinea come l’operato del commissario ad acta debba essere messo al riparo da interferenze degli organi ordinari della regione, invitando Occhiuto a superare le ripetute anomalie operative con le quali si ostina a non utilizzare Dca in fase legislativa e scaricando la materia sulle leggi regionali, come accaduto per le disposizioni straordinarie sui livelli essenziali di assistenza nella sanità calabrese, affidati all’attività del Consiglio regionale senza alcun intervento diretto da parte del commissario. Raccomandazioni che gli erano già state fatte nel mese di novembre. Quello dell’attuale commissario è uno scenario inedito in questi dodici anni di commissariamento della sanità: nonostante i richiami da parte dei ministeri, continua a non cambiare rotta».

Leggi anche

Spazio poi alla questione Livelli essenziali di assistenza: «Sempre il tavolo di monitoraggio in questione fa emergere come la Calabria sia la regione con i Lea più bassi d’Italia ma con l’avanzo di amministrazione più alto. Siamo all’assurdo. I calabresi continuano a pagare le tasse per servizi inesistenti e le nostre casse registrano un avanzo. Un piano di rientro sanitario che fa acqua da tutte le parti e a dirlo non siamo noi come forza politica, bensì documenti ufficiali che testimoniano le falle del sistema. Ci auguriamo - conclude Amalia Bruni - che il presidente-commissario dia comunicazione al Consiglio, nella prima seduta utile, su quale sia la reale situazione alla luce di detto verbale e, soprattutto, che si abitui presto a rispetto il mandato assegnato senza sovrapposizioni e confusione. La sanità calabrese non merita ulteriori affondamenti».