I Lep sono la parolina magica che sta al centro delle grandi manovre sull’autonomia differenziata. I fautori della riforma dicono che con la nuova legge si supererà il criterio della spesa storica, quello in base al quale visto che al Sud non c’erano asili nido non vi era bisogno di finanziarli con risorse aggiuntive. Con i livelli essenziali delle prestazioni, Lep appunto, dove per prestazioni si intendono i diritti civili e sociali che lo Stato deve garantire, si avranno eguali diritti in maniera uniforme su tutto il territorio.

Il Governo ha dato mandato a una commissione di saggi, guidata dal giurista Sabino Cassese, di individuare quali siano questi diritti e, di conseguenza, quanti soldi servono per garantirli ai territori. Secondo un articolo di Gianfranco Viesti, pubblicato dal Fatto Quotidiano, la commissione si riunirà il prossimo 25 settembre per approvare un documento tecnico in cui i Lep vengono definiti “in base alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita, aspetti socio demografici della popolazione residente”.

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Se così dovesse essere è chiaro l’inganno che sta per essere perpetrato ai danni del Sud. Nel Meridione, infatti, è indubbio che il costo della vita è più basso che al Nord. Così come l’andamento demografico è negativo per la continua migrazione di ragazzi in cerca di lavoro a cui, da qualche tempo, si aggiungono anche i genitori che, arrivati alla pensione, decidono di seguire i figli nelle città in cui sono andati a risiedere e lavorare. È vero che anche al Nord le aree interne conoscono un progressivo spopolamento, ma questo è compensato dai grandi centri urbani di cui la Calabria, ad esempio, è sprovvista. Resta invece un mistero come il clima possa in qualche modo influenzare i diritti civili e sociali dei cittadini.

Il punto è che nessuno, prima dell’articolo di Viesti, sapeva nulla di questo documento. Non se ne è dibattuto né nelle piazze né in Parlamento. Per questo il Pd ha depositato una interrogazione parlamentare con cui chiede un'audizione urgente del professor Cassese sia in commissione Bilancio sia in quella Affari regionali. “Subordinare - si legge nell’interrogazione - la definizione dei Lep a questi criteri così come intenderebbe fare il Clep costituirebbe un pregiudizio nelle declinazioni dei diritti costituzionali per le popolazioni residenti nelle aree interne e al sud in particolare su sanità, istruzione, servizi all’infanzia e mobilità”.

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«Si tratta praticamente - spiega Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno del Pd - di una vera e propria differenziazione dei diritti in base al territorio in cui si vive. Si sancirebbe per legge che in Italia debbano esistere cittadini di serie A e di serie B»

Anche il M5S sta protestando contro il documento della commissione dei saggi e in una nota ha chiesto al Governo e al Ministro Calderoli di rendere conto al Parlamento di questa vicenda. «Si realizza il sogno della Lega delle gabbie salariali e della differenziazione dei diritti sulla base del territorio dove si nasce - è il commento della deputata calabrese Vittoria Baldino, vicecapogruppo alla Camera dei grillini -. Se vivi al Sud, visto che la vita costa di meno, dovresti avere un salario più basso, e visto che nascono meno bambini (perché i giovani vanno via), dovresti avere diritto a meno asili e meno assistenza socio educativa, in parole povere servizi inferiori e meno soldi. Con tanti saluti al principio di equità sociale, per cui ogni individuo dovrebbe essere considerato alla pari di tutti gli altri in ogni contesto, indipendentemente dal territorio di provenienza. Quella che dava a Conte del “criminale” per la gestione della pandemia, aumma aumma sta compiendo il crimine perfetto, assassinando il Sud e l’unità nazionale».

Il gioco però è stato per fortuna scoperto ed è talmente di bassa lega che sarà destinato a creare un mare di polemiche.