Scoppia di nuovo la pace nel Pd calabrese. Per la terza o quarta volta consecutiva il partito, lacerato fino alla vigilia dell’assemblea regionale, riesce miracolosamente a ricompattarsi durante i lavori del parlamentino. Con i numerosi precedenti di pacificazioni di facciata, ovviamente, adesso si tratta di capire quanto i nuovi equilibri descritti da Magorno e benedetti da Marco Minniti, resisteranno agli urti delle fazioni democrat che sono sempre in movimento. Soprattutto al di fuori delle sedi istituzionali. Anche a Falerna, infatti, gli oppositori più accaniti (Guccione, Ciconte e Scalzo solo per citarne alcuni), dopo aver affidato a comunicati stampa al vetriolo le proprie posizioni politiche, non hanno preso la parola in assemblea.
Ed allora il dibattito, introdotto dalla relazione del segretario Ernesto Magorno poi approvata all’unanimità, è potuto scorrere sereno fino alle conclusioni del sottosegretario Marco Minniti che, per l’ennesima volta, ha invitato il partito all’unità e al massimo senso di responsabilità, anche in vista delle difficili sfide che attendono il governo regionale guidato da Mario Oliverio.
C’è da dire, però, che qualche elemento di novità rispetto alle recenti pacificazioni democrat si può registrare e potrebbe anche far ipotizzare che, stavolta, l’unità potrebbe durare qualche tempo in più rispetto al passato.
Su due punti, in particolare, sembra essersi ritrovata coesione tra renziani ed ex bersaniani. Intanto il ritiro di Ferdinando Aiello che Magorno, in un primo momento, aveva indicato quale commissario dei circoli cittadini di Cosenza, destando la dura reazione del segretario provinciale Guglielmelli e di tutto lo stato maggiore del partito cosentino legatissimo a Mario Oliverio. Nella sua relazione di ieri Magorno ha poi dedicato un passaggio alle amministrative, specificando che il partito andrà alle primarie a Cosenza e a Crotone, nel giorno di election day nazionale, a meno che non si trovino soluzioni unitarie. Un concetto che è stato ribadito anche dal capogruppo in Consiglio regionale Sebi Romeo che ha chiesto di «costruire prima la coalizione, andando anche oltre i confini tradizionali del centrosinistra e poi, dopo aver elaborato anche programma e idea di città da proporre, passare alla scelta dei candidati. Con le primarie se non dovesse trovarsi l’unità». Aperture di credito, insomma, da una parte e dall’altra. Si vedrà nei prossimi giorni se davvero ci sarà modo di trovare l’unità, magari anche attraverso il lavoro della super commissione che Magorno ha istituito a Cosenza, dopo il ritiro di Aiello.
Altro punto fondante della tregua democrat è stato raggiunto sulla sanità. «Un banco di prova – ha detto Magorno criticando aspramente il commissario Scura - alla luce dei risultati negativi registrati dalla gestione commissariale, è la capacità di qualificare il servizio sanitario regionale. Il rientro dai disavanzi pregressi e l’ottimizzazione della spesa non possono essere obiettivi che contrastano con la necessità di garantire il diritto alla sicurezza della cura del cittadino. Il Pd si adopererà nelle sedi istituzionali preposte per una rinegoziazione del piano di rientro e per fare venire meno le ragioni della gestione commissariale».
Musica per le orecchie del governatore Mario Oliverio il cui intervento è stato più soft del consueto, anche se non ha rinunciato ad annunciare una sforbiciata ai dirigenti regionali, ma ha riconosciuto i meriti «dell’amico Marco Minniti che ci ha messo la faccia». Un vero e proprio riconoscimento del ruolo del sottosegretario e un consistente smarcamento dalla figura di antirenziano doc che il governatore ha avuto fin qui cucita addosso. Addirittura Oliverio ha criticato “le appartenenze alle correnti” e riconosiuto la sola “appartenenza alla Calabria”.
Su questi pilastri, insomma, si potrebbe tentare di far partire il nuovo corso del Pd che «non ha più alibi» per come specificato da Marco Minniti. Le nomine in Consiglio regionale, le elezioni amministrative, i congressi di Vibo, Reggio e Catanzaro i banchi di prova sui quali si misurerà la bontà dell’accordo siglato in assemblea.

 

Riccardo Tripepi