Il Pd calabrese si prepara ad accogliere il responsabile dell’organizzazione nazionale Andrea Rossi. Dopo la sconfitta dello scorso 4 marzo il partito sta vivendo la fase più difficile della sua storia e c’è bisogno di tenere salde le truppe sui vari territori. E, così, su espresso invito del gruppo dirigente calabrese Rossi ha fissato per lunedì prossimo a Lamezia l’incontro per fare il punto della situazione.

Una riunione importante quella di lunedì a Lamezia. Di cosa discuterete?

«L’incontro di lunedì rientra nel percorso intrapreso a livello nazionale con i vari gruppi dirigenti per provare a rimettere in moto il partito e per comprendere le difficoltà e valutare lo stato di forma in ogni territorio. Non è la prima riunione di questo tipo e non sarà neanche l’ultima. Ho accettato di buon grado l’invito da parte del gruppo dirigente calabrese. In questi mesi vogliamo riappropriarci degli spazi adatti per analizzare la situazione del partito sul territorio soprattutto per quel che riguarda l’aspetto organizzativo. Un passaggio fondamentale per un partito come il nostro che vive del rapporto con il territorio e ha bisogno adesso di riconnetterlo e rigenerarlo per fronteggiare le sfide del terzo millennio».

In Calabria però c’è una situazione particolare con il segretario uscente ormai scaduto e la Commissione per il congresso già insediata…

«Guardi nel mese di febbraio 2018 sono scaduti i mandati di quasi tutti i segretari regionali che erano stati eletti nel febbraio 2014 a parte qualche caso specifico, come in Emilia con l’elezione a governatore del segretario Bonaccini. La quasi totalità delle Regioni italiane, dunque, dovrà organizzare questa fase. In Calabria abbiamo già insediato una Commissione per il congresso, così come è avvenuto in Friuli. In altre Regioni abbiamo affidato la reggenza a un gruppo di tre o quattro dirigenti locali. Dopo la prossima assemblea nazionale vedremo come inserire il percorso dei congressi regionali».

La data della prossima Assemblea nazionale è stata fissata? Si stabilirà la data del congresso nazionale?

«Ancora no. Dobbiamo verificare se fissarla per il 7 o per il 14 luglio. Lì verificheremo se avviare il percorso congressuale o se rinviare di un anno lasciando un reggente e proseguendo nel lavoro riconnessione del Pd con il territorio».

I congressi regionali come si inserirebbero in questo percorso con tante variabili. E’ ipotizzabile una data?

«Io credo che comunque i congressi regionali si svolgeranno in autunno, tra ottobre e dicembre. Le decisioni dell’Assemblea saranno ininfluenti sulla tempistica. Se dovesse aprirsi la fase congressuale nazionale, i congressi sui territori precederanno l’assise nazionale che costituirà l’ultimi passaggio dell’iter. Se non si dovesse aprire l’iter congressuale nazionale, i congressi regionali si faranno lo stesso tra ottobre e dicembre e ci aiuteranno nel percorso di ricostruzione del Pd sui territori».

 

In Calabria però si continua a parlare insistentemente di un possibile commissariamento del Pd…

«Si tratta di una misura che al momento non è al vaglio per nessuna Regione. Stiamo avviando una ricognizione sui territori per analizzare le varie situazioni, poi introdurremo le migliori soluzioni. Non mi risultano motivi per un commissariamento della Calabria che è pronta ad aprire la fase congressuale. Del resto il commissariamento arriva soltanto davanti a fatti gravi o all’assoluta ingovernabilità del partito. In Calabria c’è già una commissione per il congresso insediata».

Come si esce dalla crisi di consensi anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali? Nella nostra Regione si provano a immaginare coalizioni ampie e una sorta di nuovo civismo. E’ la strada giusta?

«Il primo tema su cui intenderci è che il nostro campo è quello del centrosinistra. Poi si può aprire anche alla società, calabrese come emiliana, si può anche dare spazio ai sindaci ma è necessario che siano condivisi idee e valori del centrosinistra. Il secondo tema è legato alla necessità di riconnettere il partito ai bisogni, alle istanze e alle esigenze delle comunità che vogliamo governare. Dobbiamo tornare ad essere un partito popolare, quindi connesso con il popolo, altrimenti rischiamo di essere individuati come il partito che rappresenta le elites. Il terzo e più importante tema riguardo il profilo del nostro partito che andremo a definire con il congresso. Il Pd è stato ed è una forza utile a questo Paese e non si tratta di abbandonare il progetto politico di dieci anni fa. Va considerato, però, che la crisi che ha accompagnato in questo periodo l’economia e le famiglia ha cambiato profondamente i connotati culturali della nostra comunità. Siamo chiamati quindi a rimettere in moto il profilo originario di forza democratica del nostro partito e far diventare il nostro cavallo di battaglia la sicurezza a tutti i livelli, senza lasciarla ad altri. Penso alla sicurezza sociale e a quella del lavoro prima di tutto. Il prossimo congresso dovrà servire per ridefinire il nostro profilo, così come a questo dovrà servire il percorso che stiamo avviando sui vari territori».

Il governatore uscente Oliverio sarà il nuovo candidato del centrosinistra anche alle prossime regionali?

«Guardi il tema non è all’ordine del giorno e si tratta comunque di una scelta che spetta al territorio».

 

Riccardo Tripepi