VIDEO | Ritirata (per ora) la mozione della minoranza che condanna i contenuti del ddl e i toni usati da Calderoli. Mancuso cerca la mediazione ed è pronto a convocare un’assemblea ad hoc sul tema
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Sono state ore di interlocuzioni, incontri e intese preliminari, quelle che si stanno vivendo a Palazzo Campanella. Tra opposizione e maggioranza c’è una partita apertissima sulla mozione che le minoranze stanno portando in aula. Lo si era capito nei giorni immediatamente precedenti la seduta di oggi. Anche per via della nuova posizione assunta dai capigruppo di minoranza che hanno auspicato, ad alta voce, una profonda riflessione sul progetto di riforma dell’autonomia targata Calderoli. Che si è fatta anche più netta dopo la pubblicazione del documento di condanna dei vescovi calabresi che hanno chiamato alla mobilitazione democratica parroci e fedeli.
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Ma a quanto pare è sceso in campo direttamente il presidente del Consiglio Filippo Mancuso che ha provato a mediare due posizioni che se non uguali, anche per questioni di appartenenza partitica, di certo vanno nella stessa direzione. A quanto pare la mozione della minoranza sarà ritirata e ci sarebbe già l’impegno di Mancuso per la convocazione di una seduta ad hoc proprio sul tema dell’autonomia differenziata, in modo da far esprimere in maniera unitaria l’assemblea legislativa.
«L’avevamo annunciata nella conferenza dei capigruppo. Abbiamo aspettato a depositarla alcuni giorni, ma abbiamo constatato che non c’era la disponibilità a condividerla», ha detto il capogruppo dem Domenico Bevacqua. È stato poi Mancuso a “suggerire” la non presentazione e la calendarizzazione nel prossimo Consiglio.
La mozione sull’autonomia differenziata
Nel documento di tre pagine, si rileva in via preliminare che tutti gli indicatori economici e sociali, nonché i dati afferenti ai livelli essenziali delle prestazioni, segnalano l'aggravarsi delle differenze tra le Regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno in termini di benessere della collettività e di servizi pubblici offerti ai cittadini. Ed anche che l'attribuzione di particolari condizioni di autonomia per le Regioni richiedenti si tradurrebbe nell'utilizzo regionale di una parte assai consistente del gettito fiscale, con un pesante squilibrio nella ripartizione delle risorse nazionali.
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Dopo, gli ormai noti rilievi di natura tecnica che sottolineano «l’inadeguatezza di fondo dell’atto normativo utilizzato per disciplinare in maniera davvero prescrittiva il procedimento di realizzazione del regionalismo differenziato», la mancanza di vincoli all’atto di iniziativa regionale, la marginalizzazione del Parlamento, la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, l’attribuzione alle Regioni delle risorse necessarie a esercitare le nuove competenze sulla base del criterio del cosiddetto “residuo fiscale”, si ricorda anche il parere del Servizio del Bilancio del Senato (Nota di lettura n. 52 del maggio 2023) che «bolla come implausibili tanto l’invarianza finanziaria complessiva, quanto l’invarianza per le Regioni che non sono parte dell’intesa».
La condanna per le parole di Calderoli
La mozione però ricorda anche «l’episodio assolutamente censurabile» che ha visto protagonista il ministro Roberto Calderoli che, al termine di una recente seduta di audizioni, ha usato espressioni «assolutamente incommentabili, oltre a prodursi in un attacco generalizzato a presunte “attitudini del Meridione" e ad un comportamento che non può passare sotto silenzio per il suo inequivocabile anti meridionalismo palesato e dichiarato senza possibilità di ulteriori infingimenti».
Per questo la mozione a nome del Consiglio regionale tutto intende esprimere censura per le dichiarazioni del ministro, e «allarme» per i rischi evidenti connessi all'approvazione definitiva del Ddl Calderoli, in ragione della effettiva «possibilità che - in specie su materie di particolare delicatezza e su diritti fondamentali come la tutela della salute, l'istruzione, il lavoro, l'ambiente, l'energia e i beni culturali – possa concretizzarsi una violazione dei diritti dei cittadini, mediante il depotenziamento dei principi solidaristici e mutualistici immanenti alla Carta costituzionale».
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Formare un fronte largo e unitario
Da qui la necessità di porre in atto ogni utile e necessaria iniziativa per «avviare la formazione di un fronte largo e unitario di Consigli regionali italiani, che conduca a una richiesta al Governo di una moratoria immediata dell’iter procedimentale in corso, proseguendo con l’attivazione, comprendente tutti i livelli istituzionali, di ridiscussione complessiva del regionalismo vigente, alla luce dei risultati che esso ha prodotto dopo 50 anni di applicazione; con la finalità esclusiva di individuare le ipotesi migliori per ovviare al palese allargarsi dei divari socio-economici fra le diverse aree del Paese, in ossequio al dettato costituzionale».
Infine, la mozione vuole impegnare il presidente Occhiuto a «manifestare in maniera formale e inequivocabile, biasimo e disapprovazione netti per le inaccettabili dichiarazioni del ministro Calderoli che ledono l’onorabilità di tutti i meridionali». Ad Occhiuto si chiede quindi di ad attivare i passaggi necessari per dare impulso ad una iniziativa legislativa da presentare direttamente alle Camere, accompagnandola ad una diffida rivolta al Governo nazionale «dal proseguire nell’impulso alla prosecuzione dell’iter di approvazione del Ddl Calderoli».