L’esponente di centrodestra interviene sulla vicenda del commissariamento del comune cosentino: « Amantea non è una comunità di mafiosi»
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L’esponente di centrodestra Vincenzo Lazzaroli interviene così sullo scioglimento del Comune di Amantea: «Amantea - fa presente in una nota stampa - non è una comunità di mafiosi. I cittadini non possono pagare colpe che, evidentemente, dovrebbero essere di poche specifiche persone che negli ultimi anni hanno gestito la cosa pubblica. Guai a generalizzare e colpevolizzare un intero popolo, fatto di gente onesta che, con tanti sacrifici, porta avanti l’intera città. Personalmente, mi batterò per contrastare chi avrà la presunzione di etichettare la mia comunità come mafiosa, magari cercando odiose strumentalizzazioni».
Quanto accaduto è «un fatto di una pesantezza morale enorme, che colpisce al cuore la città, già duramente provata dal dissesto finanziario in cui versa l'ente comunale».
«Inutile nascondersi che ora ci aspettano tempi difficili cari concittadini di Amantea, perché è sempre un dolore abdicare dalla partecipazione popolare e affidare la gestione del futuro di una comunità a dei commissari esterni, che avranno il compito, non facile – continua Lazzaroli - di rimettere in sesto la macchina comunale, senza una approfondita conoscenza delle peculiarità del territorio e di tutte le sue problematiche».
«Se ci saranno delle responsabilità verranno individuate, gli organi giudiziari preposti faranno certamente luce sulla vicenda. Perché questo ora merita Amantea, verità, trasparenza e molta presa di responsabilità. Purtroppo - si legge ancora - il danno prodotto dai soliti faccendieri, che hanno governano la città da oltre un ventennio, è anche un danno morale oggettivo, che mina quella voglia di partecipazione dei cittadini alla vita politica. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che i cittadini di Amantea, evidentemente stanchi e rassegnati, sembrano aver sottovalutato la portata di questo scioglimento».
«Non vi è stata una reazione d'orgoglio da parte della città dopo questa brutta vicenda – nota ancora il politico - una levata di scudi ed un moto di indignazione che, pure, si potevano immaginare. A livello nazionale Amantea è stata etichettata, nuovamente, come paese di mafia e, per una realtà che vive di turismo e di commercio, il ritorno potrebbe essere devastante per i prossimi mesi. Bisogna reagire dissociandosi da questa situazione; bisogna scendere in piazza tutti insieme per dire che il popolo di Amantea è fatto di gente onesta che si dissocia dalla mafia».
«Il silenzio non fa certamente bene; dobbiamo dare voce alla legalità che è insita nel nostro territorio e riprenderci, da cittadini onesti, l'onorabilità che qualcuno ci vuole togliere. Ecco perché chiedo alle associazioni di categoria, alle associazioni di volontariato, alla scuola, al mondo cattolico a tutti, di manifestare pubblicamente e nei modi che riterranno opportuni, il proprio sdegno ed il rifiuto netto di qualsiasi manovra di accostamento del nome di Amantea a quello della mafia. Ora bisogna rimboccarsi le maniche, dobbiamo reagire tutti insieme per trovare, nella comunità, giovani preparati e coraggiosi capaci di costruire un progetto di riscatto da offrire al nostro paese».
«Bisogna dire basta ai soliti “faccendieri” professionisti della politica, ai portatori d'interesse che per più di vent'anni hanno gestito la cosa pubblica in modo disastroso. Il vaso è colmo, bisogna aprire gli occhi e uscire dal torpore a testa alta. La mia azione politica continuerà – afferma Lazzaroli - imperterrita e più forte che mai; nei prossimi giorni, appena i commissari prenderanno per mano la macchina comunale, chiederò loro un incontro e mi metterò a disposizione per riportare quelle che sono le istanze che arriveranno dal territorio e per scongiurare gli effetti potenzialmente devastanti di questo nuovo scioglimento. Ora, davvero, inizia il lavoro più difficile, ma io che amo spassionatamente il mio paese non mi arrenderò, continuerò a lottare a testa alta per dare un'altra opportunità al popolo di Amantea. Non possiamo più aspettare che qualcuno faccia queste scelte al nostro posto, ora o mai più»