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"La questione relativa al referendum sulla riforma dello Statuto regionale non è solo una questione formale e giuridica, ma soprattutto una questione che riguarda i costi - circa 8 milioni di euro - che ricadrebbero direttamente sui calabresi". È quanto afferma il consigliere regionale Giuseppe Aieta (Pd), che aggiunge: "Nessun tentativo di fermare un legittimo strumento democratico, ma solo una valutazione politica alla luce anche del dettato costituzionale. Infatti - puntualizza Aieta che è anche presidente della Commissione Bilancio - se i padri costituenti hanno inserito nella Magna Carta l'articolo 138 nel quale, tra l'altro, si afferma che ‘Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti’, non si capisce perché, in assenza di norme inequivocabili, nello Statuto regionale non debba, per analogia, considerarsi il chiaro riferimento costituzionale, preso atto che la legge regionale è stata votata da più di due terzi dei consiglieri regionali”. Conclude Aieta: “In presenza, dunque, di una incerta interpretazione di norme che regolamentano il referendum, credo sia responsabile non esporre i calabresi a sopportare un costo così esoso e dall'esito incerto e, sicuramente, di scarso interesse per i cittadini che vivono una situazione economica e sociale drammatica. Credo che i problemi di questa regione non siano i criteri con cui il governatore costituirà la sua Giunta ma, al contrario, se la Giunta che dovrà nominare saprà dare risposte ai calabresi”.