Una riunione durata oltre 4 ore. Barricati negli uffici di palazzo Campanella del governatore Mario Oliverio i consiglieri del Pd hanno discusso della delicatissima fase che vive il partito e della seconda fase della legislatura calabrese che il presidente della giunta ha ufficialmente aperto con la presentazione del report alla fine del mese scorso.

 

Al vertice ha partecipato anche il segretario Ernesto Magorno, preoccupatissimo di tenere insieme le truppe e di evitare che il partito calabrese possa subire scossoni per gli effetti dello tsunami che pare pronto ad arrivare da Roma.

 

L’incontro è stato molto teso. Fin dal principio e cioè da quando il gruppo dei Democratici e Progressisti (Dp), formato dai consiglieri Giudiceandrea, Neri e Bova e creato in Consiglio sulla base della lista che ha affiancato quella del Pd per sostenere al meglio la corsa di Mario Oliverio alle regionali, ha chiesto di poter prendere parte ai lavori. Un niet categorico è arrivato dal segretario e dagli altri leader Pd provocando altre tensioni che, successivamente, avrebbero avuto ulteriori strascichi in Aula al momento della verifica del numero legale.

 

Poi si è arrivati ad analizzare l’attuale situazione del partito. Il Pd calabrese si trova in mezzo al guado e la preoccupazione per il futuro è stata espressa nel corso di tutti gli interventi. Particolarmente sofferto quello di Carlo Guccione, tra i più vivaci contestatori di Mario Oliverio, che si è espresso con un «non so se domani saremo tutti nello stesso partito», riferendosi alla fondamentale direzione del partito nazionale. Guccione è vicinissimo alle posizione del ministro della Giustizia Andrea Orlando ed è pronto a sfruttare al meglio ogni situazione per recuperare terreno nei rapporti interni al partito, forte anche delle oltre 13mila preferenze che ne fecero il consigliere regionale con maggiore consenso alle ultime regionali. Assai critico e preoccupato per il futuro anche Domenico Bevacqua, rappresentante in Consiglio dell’area Franceschini, pure lui pronto a cavalcare l’onda dei riposizionamenti.

 

Lo sanno bene anche Oliverio e Magorno che temono di restare spiazzati. Il primo, con la creazione della sua area autonoma, rischia di rimanere isolato nel caso in cui Renzi diventi l’unica star del partito senza altro competitor. O ancora peggio dovrebbe ripiegare verso Orlando, strada sulla quale è stato preceduto da Guccione.

Magorno teme invece che, a scissione effettuata, diventino tutti renziani indebolendo il suo filo diretto con Roma che gli ha garantito fin qui la permanenza alla guida del partito, nonostante i clamorosi tonfi elettorali registrati.

 

In questo quadro ad alta tensione, in cui tutti sperano con motivazioni diverse che la scissione non avvenga, si inserisce l’altra e delicata partita sul futuro del governo regionale. I consiglieri tutti hanno chiesto un cambio di passo e qualche modifica nell’assetto della giunta dei professori. La politica deve tornare a guidare i processi il mantra del gruppo Pd, ma il pensiero è comune a quello dell’intera maggioranza. Oliverio ha spiegato che qualche aggiustamento negli equilibri potrà avvenire, ma che non si farà trascinare in una contrapposizione tecnici-politici.

 

Ognuno, insomma, tiene le frecce che ha a disposizione nelle propria faretra per scagliarle al momento opportuno. Dopo la direzione nazionale se ne saprà di più e il gruppo tornerà a riunirsi il prossimo 26 febbraio per proseguire la discussione.

 

Le dichiarazioni di Magorno

Abbottonatissimo, il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno al termine della riunione del gruppo Pd, vorrebbe rimandare ogni commento alla fine del mese. Poi cede e rilascia qualche dichiarazione, seppure per la maggior parte in politichese.

 

Su un punto però è chiaro. Al momento non è importante capire chi sta con Renzi e chi no, secondo il segretario, ma fare in modo di evitare la scissione, se ancora possibile, altrimenti provare ad evitare le perdite minori possibili in termini di numeri. E così a una domanda posta per capire se in Calabria siano diventati tutti renziani, specifica: «Guardi il congresso non è ancora iniziato. Al momento il punto vero è quello di tenere unita la stragrande maggioranza del partito e far rimanere il maggior numero di esponenti nel Pd. Poi avremo tempo di dividerci, se ci divideremo, una volta che si aprirà il congresso».

 

Per quel che attiene i rapporti con il governatore e la giunta regionale, Magorno conferma il pieno sostegno del partito. «Abbiamo affrontato una discussione costruttiva e andremo avanti uniti nella speranza che la scissione non ci sia. Appoggeremo l’azione del governo nazionale con iniziative sui territori per pubblicizzare le azioni messe in campo nella prima fase della legislature e inserite nel report presentato dal presidente Mario Oliverio».

 

Se poi questa fase due voglia dire anche mettere mano alla giunta, ancora non è dato capire anche se nessuno lo ha escluso e, quindi, dovrebbe essere soltanto questione di tempo. «Nella prossima riunione del 26 febbraio – ha detto ancora Magorno – puntualizzeremo meglio tempi e modi anche per far partire al meglio la fase due della legislatura».

 

Riccardo Tripepi