VIDEO | Nella decima puntata della trasmissione condotta da Antonella Grippo il sindaco di Catanzaro si è confrontato con quello di Cinquefrondi Michele Conia (demA) che ha detto: «La frase di Borsellino? Non ne prendo le distanze»
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Un duello politico per incentivare il dibattito elettorale, per la decima puntata di Perfidia. L’autrice e conduttrice, Antonella Grippo, ha scelto scientificamente i suoi ospiti, due sindaci, facendoli sedere sulle (s)comode poltrone di Perfidia: Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, da poco traghettato in Coraggio Italia, in rappresentanza del centrodestra; e Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi e responsabile regionale della campagna elettorale di Luigi de Magistris.
Abramo (Coraggio Italia): «Jole voleva rivedere la giunta»
Giustizia e sanità, i temi al centro della decima di Perfidia, ma è una dichiarazione di Abramo a farla da padrone ad inizio trasmissione. Dichiarazione che arriva dopo che la Grippo ha stuzzicato il primo cittadino sul fatto che proprio lui un anno fa era considerato uomo forte della Lega. Una storia che poi è finita diversamente: «Non sono stato fatto fuori da Salvini. Io sono stato sempre vicino a Forza Italia. Ma i rapporti devono essere buoni con i leader nazionali che fanno parte del centrodestra».
Poi il discorso scivola sull’ambizione di Abramo di far parte della giunta regionale: «Non non mai nascosto di voler far parte dell’esecutivo regionale. Jole aveva tutta l’intenzione di rivedere la giunta e aveva anche detto che avrei dovuto far parte della squadra. Non l’ho mai detto ma lo sanno tutti. Ho avuto un po' di conflittualità con lei quando si è candidata però poi mi sono accorto che era una donna libera e che voleva fare per la sua terra ma aveva bisogno di una squadra».
Sulla rivelazione di Abramo si avventa subito Conia che afferma: «è bene sapere, e che lo sappiano i calabresi, che la Santelli aveva già bocciato la sua giunta e che quindi c’era qualcosa che non andava».
Conia (demA): «Frase Borsellino? Non prendo distanze»
La settimana è stata dominata dalla frase pronunciata da Salvatore Borsellino per sostenere la candidatura di Luigi de Magistris. Il fratello del magistrato assassinato dalla mafia non ci è andato per il sottile - «O si vota per de Magistris o per la ndrangheta, nelle altre liste c’è di tutto».
Sul punto – la Grippo sottolinea la natura non forcaiola di Perfidia – Sergio Abramo conferma di ritenerla un’affermazione grave: «basta con questa propaganda sulla mafia. C’è, e lo sappiamo tutti, dobbiamo combatterla, ma noi dobbiamo essere ottimisti e dare risposte. Si può fare azienda in Calabria, io vengo dal settore imprenditoriale. Mancano le opportunità e soprattutto il lavoro perché mancano le aziende che producono».
La posizione di Conia ricalca quella di de Magistris. «È una dichiarazione e una posizione di Borsellino. Non ne prendo le distanze, ma non la faccio mia per rispetto degli elettori e di tanti candidati che conosco nelle altre coalizioni».
Il sindaco di Cinquefrondi prova a ribaltare la cosa, sostenendo che è saltato dalla sedia quando Occhiuto ha dichiarato di aver detto ai suoi di non prendere voti dalla mafia: «Allora vuol dire che aveva il sospetto che qualcuno avrebbe potuto farlo. Noi non abbiamo bisogno di dire questa cosa ai nostri candidati».
Per Abramo però, la frase di Borsellino è più grave perché «ingenera sospetti, e quindi se sa qualcosa deve denunciare».
Abramo: «Solo le Procure possono debellare la mafia»
Il talk show viene quindi indirizzato dalla Grippo sulla condanna a 5 anni e 4 mesi rimediata dal senatore Siclari (FI) nell’ambito del processo Eyphemos. Una sentenza in “zona Cesarini”, vista l’imminenza delle elezioni, sulla quale così si esprime Abramo: «La magistratura credo stia facendo un lavoro proficuo, però bisogna aspettare per vedere se sentenze sono definitive. Quello che è successo sulla trattativa Stato-Mafia, dopo vent’anni è stata una brutta cosa. Ma onestamente le Procure calabresi stanno lavorando bene. Bisogna continuare così perché si può debellare la mafia solo con l’intervento delle Procure».
Ma Abramo, con l’assenso di Conia, fa notare che attendere la sentenza definitiva è d’obbligo, perché i sindaci sono messi ogni giorno sulla gogna mediatica per un avviso di garanzia, che in genere equivale ad una condanna per l’opinione pubblica. Conia che si dice garantista convinto condanna però la “doppia morale” del centrodestra (il riferimento è a Salvini).