Mancano pochi mesi alle elezioni comunali di Rende eppure dai partiti tutto tace. Le tradizionali forze politiche sono in crisi oltre Campagnano non solo per assenza di una classe dirigente, soffocata da anni di egemonia politico-culturale dei riformisti, ma anche dal pasticciaccio del referendum sulla fusione.

Il centrodestra è in difficoltà a chiedere voti dopo aver imposto alla cittadinanza la fusione dall’alto con Cosenza e Castrolibero. Un progetto rabberciato, senza un’attenta analisi di costi e benefici dell’operazione, respinto dalla popolazione. Ma in difficoltà non c’è solo il centrodestra, ma anche il Pd che ha avallato l’operazione in cambio di uno slittamento della scadenza di questa fusione. Non è un caso che ad oggi nessuno ha capito i dem come vogliono muoversi sullo scacchiere politico.

Allora sembra evidente che di fronte alla debolezza dei partiti, sarà sul civismo che si gioca la prossima contesa politica a Rende, con tutti i rischi e le incertezze che questa formula porta con sé (il passo dal tessere reti civiche al costruire comitati d’affari è sempre infatti dietro l’angolo). Il civismo sembra l’unica risposta a una cittadina ferita nell’animo anche dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, un’onta che nessuno è riuscito a digerire. E se qualcuno pensa che in fondo Rende non abbia una sua identità, perché composta da cosentini che si sono trasferiti in una città più moderna, basta vedere il voto sul referendum della fusione nella parte nuova della città, nei quartieri di Roges o Quattromiglia, dove il no è stato predominante.

In questo quadro il comitato per il No che a mani nude si è opposto alla fusione sembrava avere una marcia in più per esprimere il candidato sindaco. Il tavolo però è finito con continue fumate nere e pezzi del comitato hanno man mano iniziato a sfilarsi dal tavolo. In particolare l’ex assessore al Bilancio della giunta Manna, Pierpaolo Iantorno, dopo aver posto la sua candidatura, che non ha trovato l’unanimità del tavolo, si è sfilato senza però mettere da parte la sua ambizione. Le ultime indiscrezioni dicono che stia costruendo un’alleanza civica, per quanto vicina al centrodestra.

Sul tavolo così è rimasto solo il nome di Sandro Principe, l’unico in grado di trovare consenso unanime. Lo storico sindaco di Rende, però, ancora non ha sciolto le riserve sulla sua candidatura e qualcuno inizia ad avere fretta. Un esempio: il sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, parte attivissima del “Comitato per il no” che spinge proprio per la soluzione Principe, ma che nei giorni scorsi ha detto che il tempo sta iniziando a stringere.

Chi morde il freno è anche Mimmo Talarico che con la sua “AttivaRende” è di fatto partito con la campagna elettorale, sempre in attesa di una decisione di Principe cui tutti riconoscono la giusta dose di esperienza e carisma per ricucire le fila politiche del comitato, ma anche la capacità necessaria a guidare il Comune dopo 18 mesi di commissariamento e sfide importanti come quello della redazione del nuovo Prg. Ma il diretto interessato prende tempo. L’alternativa sarebbe quella di individuare un candidato di superamento che sia gradito a tutte le componenti del tavolo, ma c’è chi si oppone a questa ipotesi e sostiene che o si candida Principe o è meglio che ognuno vada per conto proprio. Insomma il rischio è che il tavolo man mano si sfaldi.

Dall’altra parte c’è il centrodestra che ritiene invece che a Rende bisogna tornare alla politica e proporre il modello Regione, con i simboli dei partiti. Il problema, anche in questo caso, è il candidato sindaco. Due sono le opzioni sul tavolo. La prima è quella del dirigente della Cittadella, l’ingegnere Salvatore Siviglia, che in queste settimane è molto presente su Rende. Nelle ultime ore, però, salgono anche le quotazioni dell’ex consigliere regionale del centrodestra Giampaolo Chiappetta che ha il suo maggior sponsor nell’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo. Due ipotesi ovviamente che non è detto arrivino alla fine della corsa. I big del centrodestra, infatti, stanno vagliando anche altri curricula di esponenti della società civile.

Infine c’è il Laboratorio Civico dell’ex sindaco Marcello Manna. Certamente sarà della partita, anche se la recente sentenza del Tar che ha respinto il ricorso contro lo scioglimento del Comune ha ridotto un po’ le argomentazioni politiche del gruppo. L’altro problema è trovare un candidato sindaco, ma il Laboratorio che sta dialogando con pezzi del Pd ed alcuni esponenti della Lega è pronto a presentare una lista e giocarsi la partita.

E il Pd? Per il momento non si sa. Al tavolo del comitato per il no non è gradito. Di certo non può schierarsi con il centrodestra. Può fare una alleanza di centrosinistra che rischia però di essere solo simbolica, con i portatori di voti che ormai si stanno posizionando nelle varie aggregazioni. Insomma grande è la confusione sotto i cieli della politica rendese, ma la situazione non è affatto eccellente. Il rischio è quello della balcanizzazione politica.