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Festa regionale del Pd. Buona la prima? E insomma…
Intanto ci si è messa la pioggia. Il diluvio che ha investito lo Stretto non ha favorito la partecipazione alla kermesse. Stand chiusi, concerto annullato e ospiti costretti a ripiegare sotto la tettoia della Stazione Lido per fare in modo che lo show andasse avanti.
Alla pioggia si è aggiunta, praticamente in contemporanea, la nota del coordinamento cittadino di Reggio Calabria che prendeva le distanze dalle modalità con cui è stata organizzata la festa, senza cioè coinvolgere il partito reggino.
“Abbiamo appreso solo nelle ultime ore mediante i mezzi stampa, quelli che saranno i temi e gli ospiti de la festa de L’Unità regionale che si svolgerà nella nostra città dal 7 al 10 settembre - si legge in una nota del coordinamento cittadino di Reggio Calabria del Pd - Ci viene da chiedere come un momento così delicato ed importante per la vita del nostro partito che dovrebbe rappresentare il punto massimo di aggregazione e di unità veda così tanti esclusi, a partire dalla base degli iscritti e dai segretari di circolo”.
Forti le accuse mosse dal coordinamento che prosegue “la locandina degli ospiti e dei temi da trattare è apparsa meno di 24 ore prima, con l’aggravante di non aver coinvolto diversi rappresentanti del nostro partito tanto a livello locale quanto a livello nazionale, oltre che a manifestare l’assenza totale del simbolo nelle diverse locandine e a non conoscere ancora chi occuperà i diversi stand e sarà addetto all’organizzazione”.
“Siamo a conoscenza del fatto – proseguono i democratici reggini- che ad organizzare tale momento è l’Unione regionale del partito, ma ci chiediamo come non si possano tenere in considerazione i segretari cittadini del Pd dove si svolgerà questa festa? A cui non si è chiesto ne un supporto logistico ed organizzativo, ne tantomeno un loro parere sui temi da trattare e ospiti da invitare?”.
“Inoltre – conclude la nota – ci pare assurdo il fatto che a differenza del passato non vi sia nessun altro partito né alleato né avversario invitati a dialogare e a confrontarsi in questo momento, o forse l’obiettivo è proprio quello di marginalizzare il dissenso che si potrebbe creare in vista del delicatissimo referendum costituzionale?”.
Ma il segretario Magorno e i suoi, come al solito, hanno fatto spallucce e hanno proseguito come se nulla fosse e invocato l’unità come un mantra. Specie sul referendum sul quale il segretario ha tuonato: “Anche se in Italia dovesse vincere il no, in Calabria vincerà ugualmente il sì”. Un vero e proprio manifesto di fedeltà al premier Renzi e un impegno che se dovesse essere disatteso provocherebbe un autentico cataclisma ad ogni livello di governo e di organizzazione del partito.
Evidentemente Magorno sa il fatto suo. Forte della mutazione genetica dei democrat, diventati tutti renziani dopo essere stati i più bersaniani d’Italia. Una vera e propria maionese impazzita che sta sorprendendo anche i renziani della prima ora.
Come il sindaco della città Giuseppe Falcomatà, ad esempio. Che ieri ha scoperto di avere tantissimi amici nel partito. Compresi quelli che avevano cercato di ostacolarne la candidatura attraverso le primarie. Del resto la vittoria netta ottenuta alle elezioni per la Città Metropolitana impongono di salire tutti sul carro del vincitore.
In questo clima da “volemose bene”, quello che di solito precede i più biechi tradimenti, pure la sanità non sarebbe più terreno di scontro. Addirittura starebbe evaporando anche lo scontro tra il commissario Scura e il governatore Oliverio che ha bloccato il comparto per due anni. Quasi a segnalare che anche il governatore ha saltato la staccionata e scordato D’Alema e la sinistra del partito, pronto ad essere più realista del re e più renziano di Magorno (o è il contrario?).
Fila tutto così liscio che non c’è neanche bisogno di riempire l’ordine del giorno del Consiglio regionale che ha fissato due sedute a settembre mettendo in calendario solo mozioni e interpellanze. La Calabria non ha mica bisogno di leggi e interventi amministrativi. Forse non ha neanche più bisogno di palazzo Campanella.
E che nessuno pensi che la situazione possa essere diversa da quello che appare. Escluso che nel segreto dell’urna possa riversarsi il dissenso interno che cova e continua a covare in tutta la coalizione di centrosinistra e all’interno degli stessi democrat. Il sì stravincerà in Calabria. O no?
Riccardo Tripepi