Scelto il capoluogo bruzio per il lancio del nuovo soggetto politico fondato dal giornalista e scrittore meridionalista. L'appuntamento è per domenica 13 ottobre
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Il Movimento 24 agosto, l'iniziativa meridionalista lanciata da Pino Aprile alla Grancia, nel cuore della Basilicata, si evolve diventando un nuovo soggetto politico per il riscatto del Mezzogiorno. La bussola è la pari dignità nel riconoscimento dei diritti dei cittadini e nella qualità dei servizi pubblici: scuole, trasporti, infrastrutture, ospedali. La direttrice sarà tracciata da uno statuto, una Carta dei principi. Testa e gambe saranno invece i gruppi locali, già costituiti in molti centri del Sud in contrapposizione alle strategie di regionalismo differenziato condotte dalla Lega quando ancora era al governo del Paese. Per la presentazione ufficiale è stata scelta la città di Cosenza, località baricentrica e fucina di iniziative effervescenti come quella dei locali devenetizzati, dove prosecchi e altri prodotti enogastronomici del nordest, sono stati messi al bando. «Iniziativa simbolica - spiega Pino aprile - ma di grande effetto: ha fatto capire, più di mille convegni, che il Sud si è rotto le scatole e non subisce più tacendo. A Cosenza c’è uno dei gruppi meridionalisti più attivi, Agenda Sud Calabria. Si tratta di ragazzi svegli, pratici, la cui capacità, fantasia ed efficienza sono state ampiamente dimostrate».
Se il Sud rallenta è un danno per tutti
La manifestazione è in programma domenica 13 ottobre al Cinema Modernissimo. «E' una occasione condivisa da persone che si impegnano a conquistare l’equità, pretendere rispetto, non accettare compromessi del tipo meglio qualcosa di niente, il qualcosismo lo abbiamo già visto, perché chi acconsente a farsi trattare da meno, e meno avrà e sarà sempre meno. Alla pari vuol dire né meno, né più: si parte tutti con la stessa dote e ognuno fa la sua corsa - spiega Pino Aprile, a capo del Movimento almeno in questa prima fase - Non avremo nulla che non saremo capaci di prenderci. Non si tratta di vincere, ma di convincere gli onesti che se siamo una carovana, un Paese, rallentarne una parte è un danno per tutti, finché ognuno se ne va per conto suo».