Il 23 gennaio sapremo se Vermiglio di Maura Delpero rientrerà nella cinquina per il Miglior Film Internazionale (è nella short list dei 15 titoli selezionati) agli Oscar, dove potrebbe essere candidata visto il grande entusiasmo internazionale che sta suscitando questo film nel mondo.
L’opera seconda di Delpero si è aggiudicata il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film sta facendo il giro del mondo e, tra le altre cose, la regista Jane Campion (colei che ha diretto l’indimenticabile Lezioni di piano, ndr) ha lodato la pellicola in una lettera aperta. Insomma, siamo di fronte a un gioiello cinematografico che piace al pubblico (specie oltreoceano) e agli addetti ai lavori.

Ma cos’è Vermiglio? La trama è presto detta: siamo nel 1944 in un piccolo e remoto villaggio trentino, Vermiglio appunto, e un giovane soldato siciliano – reduce dalla guerra – entra a far parte delle vite di una famiglia, composta dal padre insegnante, la moglie e i loro tanti figli. Pietro, il soldato, si innamora di una delle figlie del maestro, Lucia, e si sposano. Al termine della guerra, Pietro ritorna in Sicilia, mentre Lucia dà alla luce la loro figlia.


Non volendo andare oltre per non farvi spoiler e per non rovinarvi la visione, Vermiglio è un’epifania, è gioia per gli occhi, è uno di quei film in cui assapori, guardandolo, il grande cinema e in cui fai esperienza di un mondo – in questo caso dell’Italia del secondo conflitto mondiale – che non c’è più ma che ancora risuona nei cuori di tutti.


In Vermiglio c’è un’Italia povera, anzi, poverissima, fatta di gente analfabeta, di padri e madri che hanno come unica speranza il ritorno dei loro figli dalla guerra. C’è un maestro, il padre di quella grande famiglia, colto, anzi coltissimo, che insegna a Pietro (siciliano) e agli altri abitanti di Vermiglio (trentini) l’italiano. Come Alberto Manzi ha fatto in tv con Non è mai troppo tardi, quando in Italia – per molti - l’italiano era una lingua sconosciuta. In Vermiglio ci sono tante immagini e scene bellissime, quelle della neve e il suo candore, ma anche il candore dei figli più piccoli del maestro, che tutti in un letto raccontano ciò che vedono nella loro quotidianità fatta di niente, tra “segreti” e rivelazioni. Ci sono tanti silenzi, pochi dialoghi e tanta umanità, di un’Italia che non c’è più, ma che esiste ancora, fatta di speranza e voglia di riscatto.


Vermiglio è un film che ti lacera il cuore – soprattutto nella seconda parte e nel finale – con una storia comune a molte negli anni della guerra, tra mancati ritorni e quella speranza, appunto, di ricevere anche solo una lettera, che però non arriva e se non arriva è per un ritardo, che può cambiare tutto, che cambia tutto. Maura Delpero alla regia è un portento, siamo di fronte a una regista assoluta, perché dire “bravissima” sarebbe dire poco. Con una cura maniacale per i vestiti e le ricostruzioni dell’epoca, sarà davvero come essere in quel remoto villaggio trentino, rivivendo la paura della guerra, la voglia di cambiare, di crescere e amare, salvo poi renderci conto, nel 2025, che forse – in tante realtà italiane – non è poi cambiato così tanto. Facendo un in bocca al lupo alla regista per gli Oscar, vi consigliamo la visione di Vermiglio. Lo trovate su NOW.