La sciagura del naufragio dei migranti sulle coste calabresi di Cutro ha indiscutibilmente scosso le coscienze del Paese, ma non la coscienza del governo Meloni, se essa esiste in qualche percepibile forma.

In condizioni normali quello che è accaduto a Cutro sarebbe stato percepito in primo luogo come un dramma umano, per cui i primi commenti, sentiti profondamente o non, sarebbero stati su questo primo aspetto della vicenda. In casi come questo le riflessioni politiche in genere vengono dopo.

Ma evidentemente in Italia non siamo in condizioni normali, o quanto meno non lo siamo - o non lo siamo più - a livello governativo ed istituzionale, ma soprattutto a livello governativo, perché il primo commento della presidente del consiglio Giorgia Meloni non ha riguardato, come sarebbe stato logico aspettarsi, la tragedia in sé, ma l’indicazione politica immediata del “colpire” gli scafisti, a suo dire responsabili di ogni male.

Però, come si dice, al peggio non c’è limite, perché il ministro Matteo Piantedosi ha rincarato la dose, dichiarando che il dramma di Cutro è colpa non solo degli scafisti ma anche dei “genitori incoscienti” delle vittime del naufragio.
Beh, forse non bisogna essere severi con Piantedosi, perché si sa che è troppo occupato ad agitare spettri anarchici per avere il tempo di entrare in rapporto con la realtà e poi non brilla per particolare sensibilità, perciò non si può pretendere troppo.

È comunque chiaro, però, che il nostro ineffabile ministro degli Interni non è l’unico a difettare di sensibilità in questa cronachetta di italica pochezza che, al di là di ogni considerazione politica, è una vergogna soprattutto umana

Appare infatti sconcertante la spicciola operazione mediatica, ma diciamo pure di speculazione politica, dell’intero governo su questo dramma...prima il cinismo delle dichiarazioni a caldo, poi la finta “sensibilità” della seduta del Consiglio dei ministri a Cutro, quindi le “decisioni irrevocabili” sulla guerra senza quartiere agli scafisti.

La seduta “speciale” del Consiglio dei ministri a Cutro è stata semplicemente una ignobile pagliacciata, tanto più ignobile e tanto più pagliacciata in quanto non concepita come un momento di doveroso omaggio alle vittime, ma per fare passare il messaggio “forte” che gli sbarchi dei migranti non sono il prodotto di una qualche forma di disagio economico o sociale bensì di un complotto a scopo di lucro degli scafisti.

Ciliegina sulla torta, infine, l’ipocrita «facciamo nostre le parole del Papa» pronunciato da Giorgia Meloni solo in relazione a quanto il Pontefice aveva detto sui trafficanti di esseri umani, ignorando perciò deliberatamente il contesto significante delle sue parole.

Ma gli scafisti sono l’effetto e non la causa della crisi umanitaria che da decenni affligge l’Italia, l’Europa ed i paesi occidentali e l’effetto finale dell’operazione mediatica del governo Meloni è quello di una ennesima deresponsabilizzazione rispetto alle ingiustizie della globalizzazione economica, che riproducono permanentemente le condizioni della crisi.
Questa deresponsabilizzazione è il segno di una politica senza cuore che, proprio perché tale, è anche senza la minima traccia di cervello.