C’è da affrontare un problema grande legato alla viabilità minore. Le province infatti non riescono più a garantire gli interventi urgenti e necessari
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Sì, la montagna potrebbe salvare veramente la Calabria dalla sempre più profonda recessione. Perché ha enormi potenzialità, perché ha bellezze paesaggistiche inesplorate, perché qui si trovano l’aria e l’acqua più pure del mondo.
Il Parco nazionale della Sila, ad esempio, ha anche altre grandi potenzialità: la possibilità di fare agricoltura altamente biologica. E quella di dare vita ad attività produttive di grande valore ecologico ed economico. Questo anche grazie al clima meno rigido durante l’inverno e alla totale assenza di inquinamento.
In Sila si coltivano fragole a novembre, ciliegie in autunno, le patate più buone d’Italia e frutti di bosco pregiatissimi.
Non siamo nel giardino delle meraviglie, ma siamo sulla montagna calabrese. E siamo soprattutto nel Parco nazionale della Sila.
Ma sarà la montagna, tutta la montagna, a salvare la Calabria. Ora occorre un piano strategico di rispetto, di difesa, di cura e valorizzazione dei nostri boschi, dei laghi e dei corsi d’acqua.
La montagna calabrese soffre un ritardo pluridecennale di mancati interventi mirati e rispettosi della natura, tanto che oggi è ai margini dell’economia regionale. Questo perché alle classi dirigenti manca un’idea vera di montagna.
Ma non si tratta assolutamente di rovesciare finanziamenti a pioggia, il che sarebbe molto deleterio per gli equilibri ambientali, si tratta semmai di dare servizi efficienti, di riqualificare le strutture turistico-alberghiere esistenti, di sostenere e difendere i parchi e le oasi naturali. Di puntare sulla riapertura e la valorizzazione a scopo turistico delle storiche tratte regionali delle Ferrovie Calabro-Lucane.
E poi c’è da promuovere un nuovo modello di agricoltura di montagna, che potrà dare grandi soddisfazioni dal punto di vista economico e produttivo.
Ora che il coronavirus ha cambiato tutto, è indispensabile coinvolgere gli operatori turistici, le associazioni del territorio, che fra mille difficoltà provano a garantire servizi e accoglienza.
Ma c’è da affrontare un problema grande, legato alla viabilità minore, considerato che le province non riescono più a garantire gli interventi urgenti e necessari. E ci sono da realizzare interventi strutturali per mettere in sicurezza il territorio ed evitare così altri dissesti idrogeologici.
C’è bisogno di garantire il turismo di qualità, non di massa, un turismo che può far bene, senza fare male.
In attesa che le istituzioni pubbliche si muovano, ci sono i privati, soprattutto giovani imprenditori, che stanno iniziando seriamente a fare impresa con uno spirito innovativo. Così vediamo nascere le prime patatine fritte silane della Sila, il vino prodotto dai vigneti più alti d’Italia, lo yogurt dal pregiatissimo latte degli allevamenti di montagna, e tanto altro ancora.
La Calabria si può salvare se la montagna rinasce. È questa la carta più importante che ci si può giocare per l’immediato futuro.