Il Papa scuote le coscienze civili con un gesto di grande significato. L’apertura della seconda Porta Santa al carcere di Rebibbia è un sonoro ceffone all’indifferenza generale sul dramma del carcere, diventato santuario delle più atroci sofferenze.

Agli italiani sembra non interessare nulla delle condizioni delle carceri. Ma in un paese civile la pena non si sconta in condizioni disumane, privati dei diritti fondamentali e della dignità di uomini e donne. Le carceri italiane sono al collasso, con numeri di sovraffollamento esplosivi, con un tasso di affollamento medio del 119%, che in alcuni istituti è addirittura superiore al 200%. Troppi i suicidi di detenuti che non hanno retto tanto orrore.

Ci sono inchieste sull’uso abusivo della forza e tortura. Ma il silenzio del Parlamento e l’indifferenza generale è terribile. Ma attenzione, bisogna sapere che a tutti può capitare di avere a che fare con il carcere, in un modo o nell’altro, direttamente e indirettamente.

Negli ultimi due anni i suicidi in cella hanno raggiunto il record degli ultimi 30 anni. Ricordiamo che la dignità della persona è protetta dalla Costituzione attraverso «il bagaglio degli inviolabili diritti dell’uomo, che anche il detenuto porta con sé lungo tutto il corso dell’esecuzione penale».

L’Italia è stata più volte condannata per le condizioni dei detenuti. L’estate scorsa la Corte di Strasburgo si è pronunciata sul caso di un detenuto mantenuto in carcere nonostante i disturbi psichiatrici, nonostante i numerosi tentativi di suicidio. Diversi sono i casi come questo.

A parte i radicali e diverse associazioni cattoliche, l’opinione pubblica tace. Ma una riforma radicale del sistema carcerario è necessaria e urgente.