Lo sciopero dei magistrati italiani nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario ci consegna un quadro desolante del nostro sistema giudiziario in Italia. Non è una bella immagine.

Vedere alcuni magistrati abbandonare le aule mentre prende la parola un rappresentante del governo è offensivo ed è una strana ribellione contro lo Stato dimenticando che la magistratura rappresenta lo Stato e si ribella contro lo Stato.

Affermano di protestare nell’interesse dei cittadini, quasi a voler rispondere a quel sondaggio del quotidiano La Repubblica che affermava la netta sfiducia degli italiani per la magistratura.

Ma questo sciopero, come ha giustamente affermato in una nota la giunta delle camere penali italiane, è uno sciopero dei magistrati contro il Parlamento, contro i cittadini e contro se stessi mettendo in piedi uno scontro istituzionale che rischia non solo di alterare ancora una volta i necessari equilibri fra i poteri dello Stato ma di compromettere l'immagine stessa della magistratura.

Il sindacato delle toghe ha chiesto ai magistrati di scioperare e manifestare la sua contrarietà alla riforma costituzionale, uscendo dall'aula ove si svolgerà l’inaugurazione dell'anno giudiziario.

I magistrati che hanno deciso di aderire allo sciopero richiesto dal sindacato delle toghe (Anm – Associazione nazionale magistrati ) stanno abbandonando le celebrazioni impugnando provocatoriamente una copia della Costituzione dimenticando che è proprio l'art. 111 di quella Costituzione che vuole che il processo si svolga davanti a un giudice terzo. E terzo è solo quel giudice che non ha alcun vincolo e colleganza con il pubblico ministero. La separazione delle carriere mira a realizzare questa condizione necessaria per l'attuazione del codice accusatorio e del giusto processo nell'interesse della giustizia e di tutti i cittadini.

I cittadini hanno deciso, con il loro voto, leggendo un programma elettorale di una coalizione politica che affermava di voler riformare la giustizia in Italia quindi, questa parte politica sta rispettando quanto affermato nel programma elettorale, quindi, sta legiferando nell’interesse dei cittadini.

Erroneamente passa spesso il concetto che la giustizia in Italia sia solo la giustizia penale e che i cittadini abbiano paura di questo tipo di giustizia. Mai cosa più sbagliata.

Gli italiani sono stufi di finire in galera, troppo spesso e con troppa facilità di decisione da parte dei magistrati e giudici, sia nel caso di misure cautelari preventive sia nel caso di misure definitive di processi a volte sommari.

Gli italiani sono anche stufi di non trovare nelle aule di giustizia risposte veloci ed efficaci su come liberare una casa occupata abusivamente o affittata ad inquilini morosi, su come potersi separare in tempi brevi anche se la legge ha previsto un divorzio breve, su come la legittima difesa viene vista, su violenze perpetrate, su abusi subiti, su furti mai terminati con condanna dei colpevoli.

Gli italiani sono stufi di non trovare spazio in mezzo ad un marasma chiamato giustizia pieno di disfunzione non certo addebitabili alla politica.

Ed allora sono stati e saranno i cittadini, con il loro voto, dopo quello del Parlamento, a dire quale giustizia e quale magistratura desiderano per il futuro del nostro Paese.

I cittadini hanno votato per una riforma del sistema giustizia in Italia e questa riforma si sta cercando di fare.