Intanto cosa accade? Putin avanza; Zalensky arranca e in Medioriente, non solo in Terrasanta si estende il fronte di guerra fino alla Siria, per decisione del Premier pro tempore dello Stato Ebraico
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Nel luglio del 2006, mentre impazzava la seconda guerra israelo-libanese (la prima fu nel 1982 senza dimenticare l’invasione unilaterale delle forze IDF, nel 1978), ricordo bene che in Senato –difatti mi chiamarono immediatamente dopo, poiché ero a Beirut e desideravano sincerarsi circa le mie condizioni di incolumità, assieme ai familiari che stavano assieme a me – dicevo in Senato, presero la parola, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo. Tutti e tre, stigmatizzarono il comportamento di Israele, sebbene proprio Andreotti fu il più tranchant, ed infatti, testualmente dichiarò (è agli atti parlamentari): «Se fossi nato in un campo profughi palestinese, che altro non è se non un campo di concentramento a cielo aperto e non avessi avuto prospettive di vita per me e per i miei figli, anche io sarei potuto diventare un terrorista estremista».
Disse proprio così e lo disse lui in persona, quindi, non certamente un noto agit-prop, appartenente alla galassia dei movimentisti exstraparlamentari di destra o sinistra estreme.
Orbene, nonostante le di loro sapienti e riconosciute esperienze, nessuno comprese quanto stavano cercando di spiegare a molti dei loro neofiti colleghi d'Aula, i quali sono il triste e decadente (sotto?) prodotto di una (non?) classe dirigente, proprio insita ai tristi e decadenti tempi, non coerenti e non discendenti della gloriosa epoca di cui furono protagonisti e noi con loro e grazie a loro.
Perciò forte ed in virtù, anche di tale precedente, non mi cruccio più di tanto se allorquando parlo non mi ascoltano: difatti io suono i campanelli, ma nessuno sente (o vuol sentire, pure perché la “sordità” di molti attuali costoro è un mix di combinato disposto tra arroganza, presunta autosufficienza, referenzialità datasi in proprio, ed effimera inesperienza).
D’altronde, persino oggi, in merito alle cose dette e ridette, pur in presenza di mie anticipazioni persino a mezzo stampa, chi volete che sappia o voglia, prendersi la briga del salvifico lavoro di umiltà e poi di coerentemente agire, con conseguente, razionale, determinata e consona determinazione?
Già, qui, alle latitudini italiche, i “problemi”, sono ben altri: le pene amorose delle “Meloni sisters”; le liaison (con annesse performance da improbabile rubacuori e incredibile “Alain Delon” del Golfo Partenopeo) dell'ex Ministro Sangiuliano; le gaffe esilaranti del Ministro Lollobrigida (solamente omonimo e non familiare della defunta diva, ovvero la Gina nazionale); i trucchi azionari e da scatole cinesi societari (con annesse inchieste fiscali) della Ministra Santanchè (da molti definita “Santadechè”) e del suo attuale compagno, tal Dimitri Kunz Asburgo Lorena, ma dalla “Casa imperiale austriaca messo in mora con tanto di diffida, non riconoscendolo quale loro consanguinio (perciò se lui è un “Coburgo” come mia moglie, io sono il figlio segreto si De Gasperi).
Non parliamo poi della bulimica e aconcettualistica presenza fissa, in tutti i mezzi di informazione, dell'ineffabile Ministro degli Esteri Tajani, sempre intento, quale sua costante e credibile occupazione a trovarsi a favore di telecamera, microfono, registratore e taccuino, per rilasciare vuote dichiarazioni, al pari di quella “comunicata” ieri al mondo, cioè di «lavorare per una Conferenza di Pace sull'Ukraina».
Sul punto, come sempre, ovvero al pari del sole che sorge ogni mattina, Antonio Tajani da Fiuggi (detta così sembra di descrivere e nominare un qualsivoglia rinomato filosofo del tempo passato), palesa la sua notoria incontinentia dichiarandi, poiché se tale Conferenza vi fosse o si riuscisse ad organizzare, non sarebbe anche per merito e cooperazione italiana – difatti siamo esclusi da suddetta “cabina di regia”, composta dal club four, cioè Usa, Regno Unito, Francia e Germania – e, quindi, non “tocchiamo palla”, pure per l'insulsa posizione rassegnata dallo stesso sor’ Tajani, in sede Europea e contro la proposta di Borrell.
Quale era la proposta? Presto detto: permettere l'utilizzo delle armi inviate al Governo di Kiev, non solo per difesa, quindi autorizzare loro, a fronte delle azioni di legale “offesa” bellica, poiché chi viene attaccato, soprattutto ingiustamente, deve poter combattere senza limitazione alcuna.
Chi si è opposto a suddetto postulato di buon senso? Solamente l'Italia (con Tajani, lesto a lasciare la riunione in corso, per fiondarsi dai giornalisti e “spifferare” tutto, ben prima della conclusione del summit europeo, perciò alla stregua di uno scorretto o di un velleitario narcisista) e con noi, si è ritrovata, solamente l'Ungheria di Orban (proprio un bell'affare).
E intanto? Si, intanto cosa accade?
Putin avanza; Zalensky arranca e in Medioriente, non solo in Terrasanta – il cui territorio, ricordiamolo bene, è composto dallo Stato di Israele, dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania e da parte del Libano – si estende il fronte di guerra financo alla Siria, per decisione del Premier pro tempore dello Stato Ebraico, benché sempre più contestato in patria e ogni giorno più “solo”, parimenti a come avevo previsto.
Ovviamente, non c'è traccia di una seria, credibile e auspicabilmente autonoma “iniziativa italiana” – cosa ci dovremmo aspettare da un Paese quale il nostro, in cui accadono cose emerse dall'indagine di Perugia su “dossieropoli”? – anzi, la nostra apatica inattività, persino indolente, sconclusionata, risulta indecente (soprattutto rammentando il “bellissimo” passato, donatoci dalla Dc, con i suoi storici alleati laici, cioè il Psi di Craxi in primis), proprio perché nessuno valuta con consona attenzione la robusta presenza dei militari italiani in seno alla “Missione Unifil”, ovvero le forze militari di interpolazione tra Israele e Libano, sotto l'egida delle Onu, sin dal 19 marzo 1978, a seguito delle risoluzioni 425 e 426.
Insomma, nonostante un massacro che, disgraziatamente, continua incessante e che è già considerato una forma di “crimine di guerra”, compiuto pure da Israele, come dichiarato dalla Corte Penale Internazionale (CPI), la quale pure ha emesso un ordine di arresto per Netanyahu, giunge in queste ore l'ennesima notizia dell'ennesimo massacro, cioè i quaranta morti di Khan Yunis, ovvero nella Striscia di Gaza, avvenuto il 9 settembre, ad opera delle forze aeree di Tel Aviv, avverso gli inernermi e stremati civili palestinesi, oppure il blocco di una missione Onu, all'ingresso nord della stessa “Striscia”.
È un dramma senza fine, laddove non si intravede luce al termine di un tunnel lungo e buio, scuro quanto può esserlo, solamente, la morte ingiusta, cruenta e infame, cagionata da voglie demoniache e paranoiche, di chi desidera, auspica, propugna e agogna, una sostituzione etnica, a fronte della prodromica pulizia della medesima.
Accade ciò, purtroppo, in silenzio torbidamente, cieco, muto e sordo, ben oltre la cinica indifferenza e l'assurda giustificazione preventiva, che si vuol dare, da parte di “certun taluni”, sempre e solo ad Israele e considerando i palestinesi inermi (non i terroristi), quali figli di “un Dio minore”.
Questa non solo non è cristianità, semmai non è umanità: Dio Onnipotente, assisti noi tutti e risveglia i cuori e soprattutto le coscienze!